I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
lunedì 5 marzo 2012
Fire of conscience ( 2010 )
Penso che Dante Lam sia regista piuttosto dotato dal punto di vista tecnico, soprattutto per quanto riguarda le scene action di cui il suo cinema letteralmente si nutre.
Il suo difetto sta altrove: è assolutamente incapace di gestire le parentesi melodrammatiche che vuole a tutti i costi inserire nei suoi film.
E questo avviene sia per caratteristiche fisiognomiche degli attori ( i lineamenti orientali possono dar luogo a una minore gamma espressiva) sia per evidenti limiti di scrittura.
Nei film di Lam che ho avuto modo di vedere, il regista non è mai riuscito a calibrare nel modo giusto queste situazioni.
Fire of Conscience non sfugge a questa affermazione: parte con un fermo immagine quasi da videogioco in cui si ammira la complessità di tutto quello che sta accadendo nella schermata e poi si parte con l'introduzione del personaggio principale, il superpoliziotto Manfred (ecco magari anche sul nome si poteva fare di meglio) che con barbetta caprina si aggira dolente con un pregresso di una moglie morta prima di dare alla luce loro figlio per un male incurabile.
Se si bypassa questo pregresso che è inutile per il proseguio della narrazione, il personaggio funziona discretamente perchè Leon Lai è attore piuttosto valido e anche credibile nelle scene action.
Il film invece va a fasi alterne: Dante Lam non delude mai dal punto di vista tecnico riuscendo a dare alla propria opera sempre un'intelaiatura visiva di indubbia piacevolezza.
Se qualcosa possiamo imputare a Fire of Conscience sotto questo profilo è l'ordinarietà delle numerose sequenze action: tutte lunghe , ben fatte e ben strutturate ma a cui manca quel quid di sperimentazione che permetterebbe loro di far restare a bocca aperta come succede di sovente nelle coreografie dei balletti di piombo hongkonghesi.
A Lam stavolta manca la voglia di osare che caratterizza il cinema ad esempio di Johnnie To o di John Woo.
La sceneggiatura inoltre si complica inutilmente con la presenza dell'ufficiale di polizia Kee, personaggio torbido che agisce per tornaconto personale e non per aiutare Manfred( come fa intendere),che arriva in scena con tutto il suo pregresso difficile da decifrare fatto di debiti da scontare con la malavita.
I personaggi poi a un certo punto si moltiplicano senza che vengano adeguatamente contestualizzati creando una certa confusione.
Fire of Conscience però rappresenta uno spettacolo discreto se si sorvola su questi difetti e su un finale in cui ritorna prepotente il peccato originale di Lam: unire la simbologia piuttosto ingenua con il melodramma(stavolta nel passato con un bianco e nero contrastatissimo).
Fire of Conscience non sembra uno dei film più ispirati del cineasta hongkonghese, solo onesto intrattenimento senza tanti voli pindarici.
L'ispirazione è ben altra cosa.
( VOTO : 6 / 10 )
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento