I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

lunedì 5 marzo 2012

The Sniper ( 2009 )


Lo spunto è decisamente interessante: vedere tutto dalla prospettiva del tiratore scelto della polizia e narrare della competizione( insana) che si può instaurare tra queste primedonne della balistica di precisione.
Introdotto da un incipit adrenalinico, la prima parte del film poi si sposta su altri territori decisamente meno attraenti per lo spettatore.
Se da una parte vengono introdotti e caratterizzati con cura i personaggi con elaboratissimi flashback in bianco e nero,dall'altra parte si rasenta l'enfasi per evidenziare il lavoro di questi funamboli del fucile di precisione.
The Sniper ci vuole introdurre all'"epica" del cecchino, a tutti i meccanismi che lo rendono un'arma letale, assimilandolo quasi a un maestro zen.
Decisamente un pò troppo anche perchè la figura del cecchino in guerra è sempre connotata negativamente: grande rispetto per i colpi di precisione ma il fatto di sparare nascosto e magari da grandi distanze è qualcosa di assimilabile alla volontà di sottrarsi al confronto con l'avversario, qualcosa che è separato dalla codardia solo da una sfumatura.
Il film di Lam invece ci parla di superuomini , squadre speciali che intervengono quando la situazione è a un passo dall'irreparabile e parla dei loro ego smisurati che arrivano a organizzare intrighi sottobanco per avanzare di grado.
E infatti The Sniper è una storia di vendetta da parte di un ex cecchino della polizia mandato in prigione  per l'uccisione accidentale di un ostaggio durante un'azione.
La seconda parte, con la cattura e l'uccisione di pericolosi criminali inseritisi in questa storia di vendetta (strepitosa una sequenza di una sparatoria all'interno di un ascensore) e con l'assedio al cecchino ribelle è invece condotta con notevole polso registico: belle soggettive, una tensione che viene tenuta costantemente alta e c'è anche un bel finale di delicatezza inaspettata per un regista vigoroso come Dante Lam che si dimostra ancora una volta a suo agio nel tratteggiare atmosfere cupe che ben si adattano al suo personale modo di riscrivere il poliziesco hongkonghese che nella sua visione di cinema assume caratteristiche da noir.
La risposta a tutti gli interrogativi posti durante il film arriva proprio appena prima dei titoli di coda.
Non imprescindibile ma assicura un certo divertimento.

( VOTO : 6 / 10 )
Sun cheung sau (2009) on IMDb
                                                                                                              

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