I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 23 marzo 2012

Les 7 jours du talion ( 2010 )



Una piccola  produzione canadese francofona,vista al Sundance che si inserisce a pieno titolo nel novero dei vendetta movies oltre a rapportarsi al "famigerato" torture pornamericano o anche alla nuova ondata di horror francesi. 
Contemporaneamente pone degli interrogativi etici a cui è veramente complesso rispondere.
La storia è quella di Bruno Hamel , chirurgo sulla quarantina, con moglie e figlia di 8 anni. La figlia sparisce e poco dopo la ritrovano uccisa e violentata. La scena del ritrvamento della piccola è assolutamente lacerante: a parte le similitudini con  un'analoga sequenza vista in L'Humanitè di Dumont, il fulcro della scena non è la visualizzazione della bambina o i particolari che contribuiscono a esacerbare l'orrore (il sangue sui vestiti e i segni sul corpicino) ma la reazione del padre che si inginocchia a fianco del corpicino alontanando il braccio proteso del poliziotto.
Una reazione che fa scattare subito il processo di identificazione col personaggio: lo spettatore si trova ad assistere a una scena magari già letta mille altre volte nella pagina di cronaca dei giornali. 
Che fare in quei momenti? Come elaborare il lutto di questa perdita così ingiusta?.
Nel film Bruno ricomincia a lavorare ma quasi subito gli arriva la notizia che hanno catturato l'assassino e che le prove contro di lui sono inoppugnabili. A questo punto scatta l'idea della vendetta organizzata in modo certosino. Rapisce il pedofilo assassino in un viaggio di trasferimento su un cellulare della polizia e lo porta in un cottage per torturarlo e ucciderlo allo scadere del settimo giorno, giorno in cui avrebbe dovuto festeggiare il compleanno della figlia. Grou all'inizio non lesina partiolari scabrosi e di indicibile violenza , poi mano mano che passano i minuti vengono fuori gli interrogativi che pone il film.
Bruno Hamel che ha fatto un giuramento di Ippocrate si ritrova a essere un sadico torturatore, magari era anche progressista prima che gli rapissero e uccidessero la figlia, convinto che anche il peggiore malfattore dovesse essere sempre assicurato alla legge e condannato dopo un giusto processo.
Tutto questo fino a quando non è stato toccato nel più intimo dei suoi affetti. La figlia uccisa e seviziata, a sangue freddo. Bruno pensa che a questo punto la giustizia non basta.E sempre parlando di quel processo di identificazione tra lo spettatore medio e Bruno:che cosa faremmo noi al posto suo?Anche se contro la violenza, pena di morte, legge del taglione o comunque contrari a qualsiasi pena corporale abdicheremmo dalle nostre convinzioni se ci trovassimo nella situazione in cui si trova il protagonista?
Grou dissemina i dubbi durante il film la cui seconda parte non si caratterizza per la brutalità delle torture (che comunque vengono mostrate con grande parsimonia, quasi pudore) ma per il crescendo della tensione tra Bruno e il suo prigioniero. Lo scambio tra vittima e carnefice non è assolutamente inedito, non è così comune invece che la vittima si dimostri un carnefice assolutamente indomito nella sua volontà. Bruno è lacerato dai dubbi ma continua nel suo disegno. Ha addirittura il sostegno della gente, del popolo che appena sente una notizia del genere al telegiornale comincia subito a gridare contro il mostro e a chiedere la pena di morte (e il fatto che il film sia canadese non è di secondaria importanza: in Canada non c'è la pena di morte, negli USA invece vige in parecchi Stati). 
L'addetta alla pompa di benzina gli fa capire che lo ha riconosciuto e gli dice"Siamo con lei".
Hamel vede anche in tv le reazioni a questo suo piano da parte dei genitori delle precedenti vittime del mostro: tutte dalla sua parte , tranne la madre di una delle vittime. E lui la rapisce per metterla in fronte all'assassino della sua bambina.

Anche dopo che l'ha visto che lui le ha fornito attrezzi per picchiarlo lei gli dice"Portandomi qui hai distrutto tutto, è come se avessi ucciso di nuovo la mia bambina".

E ancora"Ogni volta che lo torturi uccidi nuovamente tua figlia."

Il carnefice prende consapevolezza.Vendetta, pentimento, perdono, castigo?

A livello cinematografico il film è letteralmente affondato in una luce metallica con colori desaturati e la netta predominanza del colore grigio. La regia privilegia il piano sequenza in modo molto classico tanto da ricordare qualcosa del cinema di Haneke o Revanche di Spielmann,film austriaco anche questo da inserire nel filone dei vendetta movie con cui ha in comune alcune scelte stilistiche.
Les 7 jours du talion è un film comunque da vedere, recitato benissimo da un cast eccellente , uno di quei film il cui meglio probabilmente sta nella discussione che possono sollevare.
Grou prova a dare le risposte alle questioni evocate: se sono convincenti o meno sarà la sensibilità del singolo a stabilirlo.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 
Seven Days (2010) on IMDb

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