I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 21 febbraio 2016

Creed - Nato per combattere ( 2015)

Adonis Creed è il figlio naturale di Apollo Creed, nato da una relazione extraconiugale poco prima che morisse sul ring. Dopo un'infanzia difficile tra orfanotrofi , botte e crudeltà assortite, la vedova Creed decide di accoglierlo e crescerlo come se fosse suo. Adonis è attratto dal pugilato e dalla figura paterna, soprattutto dal suo rapporto con Rocky Balboa. Combatte da pugile in Messico, lascia il suo comodo lavoro impiegatizio e si trasferisce a Philadelphia per diventare pugile professionista. 
Ma per farlo deve convincere Rocky a diventare il suo allenatore.
C'era bisogno di un nuovo film della saga Rocky che aveva trovato una sua degna chiusura con il crepuscolare Rocky Balboa?
La risposta è no, lo diceva anche lo stesso Stallone che non ci pensava proprio a tornare dalle parti di Rocky : ma se hai una buona storia da cui far uscire potenzialmente un buon film, beh, perché non provarci?
Questo si devono essere detti Sly, a cui comunque ci voglio un sacco di bene, Ryan Coogler che gli ha proposto la sceneggiatura di Creed - Nato per combattere e Irwin Winkler, lo storico produttore che assieme a un altro stuolo di colleghi ha dato il via all'operazione.
Per Coogler praticamente un salto nel buio dopo il militante Prossima fermata Fruitvale Station che aveva rivelato il talento di Michael B.Jordan.
Che , non certo casualmente è il protagonista di questo film.
Ora confrontarsi con una saga impressa a fuoco nella memoria cinefila di una generazione ( ma anche più di una) è un rischio non da poco ma devo dire che tutti i soggetti in campo, da Jordan, a Coogler per arrivare allo stesso Sly, hanno vinto la scommessa.
Coogler scrive ( assieme allo sceneggiatore esordiente Aaron Covington ) e dirige il classico film sportivo americano, da una prospettiva black, occhieggiando alla retorica ma riuscendo quasi sempre a tenerla a bada
E questo riesce a farlo ponendosi lateralmente alla saga, rispettandola e venerandola il giusto, carpendone lo spirito ed effettuando una sintesi brillante di tutto quello successo in precedenza.
Mutuandone soprattutto lo spirito e ponendo dei riferimenti iconici precisi ( il pantaloncino a stelle e strisce, la scalinata, l'allenamento con metodi casalinghi) che non dispiaceranno a chi ha ormai i capelli bianchi, se gli sono rimasti.
L'eco di Rocky, di Rocky 4 e di Rocky Balboa è forte ma non è mai stordente, è una sorta di musica dolce che accompagna lo spettatore in una storia che non sfrutta solo il becero effetto nostalgia ma cerca di raccontare la crisi socio economica, l'inquietudine di un ragazzo che ha voglia di arrivare a essere qualcuno e non un semplice colletto bianco al servizio di una banca di provincia.
E' contagiosa la determinazione Michael B.Jordan nei panni di Adonis Creed alias Donnie Johnson, è un piacere vedere Sly che recupera i toni sommessi e autunnali di Copland ( grande e misconosciuto), piace anche l'aura malinconica che pervade la seconda parte del film.
E Coogler è talmente bravo che riesce a far ingoiare al pubblico un ribaltamento dei personaggi, praticamente un salto carpiato, in cui il pugile cattivo e antipatico è il proletario venuto dalla strada e che chissà per quali crimini dovrà trascorrere un bel pezzetto della propria vita in galera, mentre Creed è il buono pur essendo il classico fighetto americano a cui non manca certo la moneta.
Il finale non riserva sorprese, forse una piccola piccola, la regia del combattimento è in linea con quella dei precedenti capitoli ( per i puristi della nobile arte è un po' difficile da digerire) più che con quella del resto del film.
La critica e il pubblico hanno apprezzato parecchio, l'incasso è stato molto superiore alle attese.
E già si comincia a parlare di un possibile proseguimento.
Perché no?


PERCHE' SI : non solo operazione nostalgia, ottima la regia e la prove di Jordan e Sly, degno proseguimento di una saga che sembrava giunta ad una degna conclusione.
PERCHE' NO: qua e là qualche punta di retorica, la regia del combattimento nel finale è un po' troppo effettistica.


LA SEQUENZA: il primo incontro tra Donnie e Rocky.



( VOTO : 7 + / 10 )



Creed (2015) on IMDb

venerdì 12 febbraio 2016

Ho 4 anni! Buon bloggheanno a me!!!

L'età sta avanzando inesorabile.
E anche il criceto che,girando sulla ruota, manda avanti i pochi neuroni rimasti cercando di annullare le distanze tra l'uno e l'altro, ha un po' meno verve di prima.
Tutto questo per dire che oggi stavo quasi dimenticando la ricorrenza del bloggheanno di questa pagina.
Era il 12 febbraio di 4 anni fa che la mia mente bacata partorì Le maratone di un bradipo cinefilo.
Come dico sempre il tutto derivò dalla scazzo del confinamento a casa per via di una nevicata epica.
Per più di 3 anni sono andato avanti scrivendo praticamente ogni giorno.
In questo momento non sento di avere forza sufficiente per scrivere tutti i giorni ma sto provando a rientrare in questo magico mondo che è la blogosfera dove ho conosciuto menti e penne brillanti, che molti siti di cinema professionali se le sognano.
I miei ringraziamenti vanno sempre a tutti voi che avete la pazienza e la costanza di leggere le mie opinioni, siete voi che con i vostri commenti e la vostra presenza aiutate a rinsaldare la mia passione.
E un pensiero come al solito lo rivolgo a mio padre: senza di lui non sarei diventato il cinefilo che sono, la sua passione contagiosa mi ha accompagnato fin da piccolo e per questo non finirò mai di ringraziarlo.
E sono sicuro che ha trovato il modo di leggermi da lassù.
La ricorrenza del bloggheanno è anche l'occasione per fare il punto sui numeri: siamo arrivati a 501 piacitori su Facebook, 213 lettori fissi ,835 500 visualizzazioni, 15350 commenti di cui la metà sono i miei.
Anzi perdonate se talvolta non rispondo soprattutto sui post più vecchi, è solo che mi accorgo troppo tardi dei commenti.
Per oggi è tutto.
Ci sentiamo presto!

giovedì 11 febbraio 2016

Seria(l)mente : Candiice Renoir ( 2013-)

Provenienza : Francia

Stagioni : 3 ( 8+10+10)

Episodi: 28 da 60 minuti

Candice Renoir è un ufficiale della polizia francese che rientra in servizio dopo 10 anni di aspettativa vissuti accanto al marito e ai suoi quattro figli.
Si ritrova a capo di un'unità anticrimine della polizia di Sete, unità che non la vede precisamente di buon occhio.
Con calma, arguzia quel pizzico di fortuna e tanta , tanta simpatia,Candice riuscirà a farsi apprezzare dalla sua squadra risolvendo casi molto complicati.

Per mesi e mesi ti chiedi a cosa diavolo serva pagare profumatamente un abbonamento a SKY se poi hai cancellato il canale cinema ( e continui a rifiutare persino offerte di visione gratuita per un tot di mesi) e sfrutti pochissimo i canali Fox delle fiction quando poi all'improvviso compare Candice Renoir, serie francese che in patria sta riscuotendo un grande successo e che qui in Italia viene trasmessa quasi di soppiatto.
In questi tempi di lontananza dal blog non me ne sono stato con le mani in mano, l'occhio è sempre stato curioso, di film ne ho visti di meno ma non mi sono fatto mancare visioni seriali assortite.
E Candice Renoir è stata una di queste: fresca, disintossicante, rilassante con tutte le carte in regola per essere un guilty pleasure di quelli che quasi ti dispiace che sia finito così presto.
Una volta visionate le prime tre stagioni, 28 episodi in tutto con una quarta che è già in lavorazione e sarà trasmessa in primavera in Francia( chissà quando la vedremo in Italia, se la vedremo) si può dare un giudizio complessivo su uno show che si distacca ampiamente dallo stile classico della serie televisiva poliziesca americana per cercarne di creare uno un pochino più nuovo, sicuramente più trasversale.
Perchè in Candice Renoir conta sicuramente il caso in questione ( ed è abituata a confrontarsi con casi rognosi) ma contano di più i personaggi, il pregresso, i piccoli grandi problemi familiari che complicano la giornata di Candice e dei componenti della sua squadra, ognuno ha i suoi , conta molto la cornice in cui è incastonato ogni volta l'omicidio con cui si devono confrontare.
Si parla sia di cornice ambientale , la serie è ambientata in una piccola cittadina del sud della Francia affacciata sul mare e le riprese in esterna sono molto generose nel mostrare le bellezze del luogo, ma soprattutto di caratterizzazione dei personaggi, scandagliati con discreta profondità nel corso dei vari episodi.
La carta vincente è comunque il personaggio di Candice interpretata in modo brillante e sbarazzino da Cecile Bois, una carriera passata nelle retrovie del cinema che contava e a cui la televisione ha dato un successo meritato e inaspettato.
Candice è il classico prototipo della MILF che piace tanto ai maschi: bionda, alta, piuttosto curvy, emancipata in tutti i sensi, non ultimo quello sentimentale, ha degli occhi enormi, azzurrissimi in cui sarebbe piacevolissimo annegare.
E non corrisponde assolutamente al binomio bionda/stupida.
O meglio all'inizio ci gioca anche a far credere che sia stupidina e distratta.
Ma è solo una tattica.
E' una sorta di tenente Colombo in gonnella, sempre un po' sgualcita ( anche se tiene ai suoi accessori e agli abbinamenti di colore, diciamo che ha uno stile fashion tutto suo) , spesso abbigliata in modo inadeguato alla situazione , vedere il pilot per credere, molto perspicace e con una capacità d'osservazione fuori del comune.
In Candice Renoir si sorride anche spesso e c'è quella sorta di realismo rosa che rende tutta la serie così friendly, un po' come gettare uno sguardo sul giardino del vicino , sulla vita di tutti i giorni di una persona un po' speciale.
Attendiamo frementi la quarta stagione perché si attendono sviluppi sul rapporto tra Candice e suo bel capitano Antoine, il vice della sua squadra, una relazione ad elastico tra avvicinamenti ed allontanamenti.
Una vicenda che dura da un paio di stagioni almeno....


PERCHE' SI : ambientazione incantevole, notevole il personaggio di Candice, bravissima la Bois, discreta varietà dei casi criminali su cui indaga la squadra.
PERCHE' NO : forse un po' troppe giravolte sentimentali ma nulla di clamoroso, qualche personaggio secondario non perfettamente centrato.



( VOTO : 7,5 / 10 )


Candice Renoir (2013) on IMDb

lunedì 8 febbraio 2016

Last Shift (2014 )

Jessica è una poliziotta novizia che si trova a fare il suo primo turno in una stazione di polizia che è stata appena dismessa.Dovrebbe essere una nottata tranquilla senza scocciature ma in realtà comincia a ricevere strane telefonate. E la nottata diventa lunghissima.
Finalmente riesco a scrivere quattro parole in croce su questo film che ha rischiato davvero di essere la recensione più annunciata e mai scritta sul blog.
E si che a questo filmetto fatto con un pugnetto di dollari, un set e meno di dieci attori non si riesce a voler male neanche per sbaglio.
Sono rimasto volutamente sul vago riguardo alla sinossi perché lo so che un lettore un minimo smaliziato che sappia contare almeno fino a tre mangerebbe subito la foglia.
Poliziotto + Stazione di polizia dismessa = Carpenter.
E il regista, tale Anthony DiBiasi ( anche sceneggiatore), mai incrociato prima nonostante un curriculum che comincia a essere lunghetto, colpa mia naturalmente, dimostra di avere le idee chiare in testa.
Poche ma chiare: prendi Carpenter e quel film che non sto neanche a nominare perché diventerei noioso , ci metti un paio di Wannate ( leggasi colpi di scena stile James Wan, vale a dire qualche spavento a buon mercato ma confezionato come il dio del cinema horror comanda), condisci con un paio di Shyamalanate che sono anche meglio di quelle che ormai escono dalla mente del suo creatore originale e hai un filmetto agile e spedito che corre come un assatanato per i 90 minuti scarsi della sua durata.
E diverte. Diverte assai ed è questo quanto gli era stato chiesto.
Intendiamoci, il signor DiBiasi non è affatto uno sprovveduto e questo film non è la botta di culo del principiante o una ciambella riuscita incredibilmente col buco ben oltre le intenzioni del suo autore.
E' un film ordinato, meticoloso che non fa pesare mai la sua assenza di budget ovviando con una capacità ai limiti del prodigioso di creare un'atmosfera che man mano che passano i minuti diventa sempre più irrespirabile.
La stazione di polizia da sfondo amorfo si erge a vera e propria coprotagonista (un po' come succedeva con Ripley e i corridoi della Nostromo) accanto a Jessica, recluta cazzuta eppure fragile con un passato nebuloso quanto il suo presente , per non parlare del futuro.
Le sue visioni diventano il pane e salame di un film che sa spaventare senza riscrivere alcuna regola, citando classici ma senza fossilizzarsi o incancrenirsi nelle sabbie mobili della deferenza fine a se stessa.
Un film in cui più passa il tempo più si fa fatica a distinguere il vero dalla visione, la realtà dall'incubo, ed è questo che mette ansia nello spettatore anche se si sa fin da subito dove più o meno si andrà a parare.
Eppure quelle pareti spoglie diventano sempre più opprimenti e la mente di Jessica un rebus la cui soluzione si allontana sempre più.
Tutte cose che su pagina scritta rendono poco l'idea: il consiglio è di vedere per credere, o meglio per non credere a tutto quel bastimento di visioni che si porta dietro la mente sempre più offuscata di Jessica.
Una visione fresca e disintossicante, lontana dal bailamme plastificato che caratterizza tanto cinema di genere odierno.
Film di citazioni oneste, confezionato in modo impeccabile ( anche il montaggio è da manuale con tutti quegli stacchi a filo con l'orrore che è lì lì per invadere l'inquadratura ma spesso gli rimane solo tangente) che assolve perfettamente al suo compito.
Intrattiene e spaventa.


PERCHE' SI : atmosfera irrespirabile, protagonista convincente, scenografie inquietanti, citazioni intelligenti.
PERCHE' NO : DiBiasi non rischia quasi nulla , a tratti si respira un po' troppo Carpenter.,brutta locandina, titolo spoileroso...


LA SEQUENZA: l'incontro di Jessica con  il collega che aveva fatto l'ultimo turno col padre



DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :

Mai giudicare un film dalla locandina



(VOTO : 7 / 10 )


 Last Shift (2014) on IMDb

lunedì 1 febbraio 2016

In Absentia...

Quasi mi vergogno un po'...
Aver lasciato tutto sospeso, un po' a mezz'aria, senza una ragione, senza uno straccio di motivazione ad uso e consumo di quei (pochi) volenterosi che continuano a leggere il muro di parole ed opinioni su oltre mille film che ho inserito in questo blog che tra qualche giorno compirà quattro anni, si, quattro anni, anche se da qualche mese l'attività non è più frenetica come era prima, mi fa vergognare.
Pietoso eufemismo.
A vedere le visualizzazioni però noto con estremo piacere che la mia non presenza sia stata ben ammortizzata.
Il blog sembra possa fare a meno del suo creatore per andare avanti.
Ma sento l'urgenza di non lasciare che finisca tutto così...
Il problema è che da qualche tempo ho perso il piacere di scrivere, di mettermi qui davanti a questo schermo che col passare dei giorni diventa sempre più piccolo, anche di commentare o essere presente in qualche modo sui social.
Ecco perché mi vergogno ma con questo post voglio fare un po' di chiarezza, la stessa che ho faticato a fare a me stesso in questi mesi di attività a singhiozzo del blog.
I motivi per cui non riesco più a mettermi la mattina davanti al computer ed incanalare i miei pensieri ( perché i film continuo a vederli e con loro anche le serie tv, anche se a un ritmo molto inferiore rispetto a prima) sono essenzialmente due.
Il primo , fondamentale è che ormai il mio notebook ha fatto il suo tempo e nonostante varie pulizie, formattazioni e continue soste dal tecnico , scrivere e navigare è uno slalom speciale attraverso finestre e finestrelle, pubblicità non volute e pagine che si aprono a caso facendomi perdere un sacco di tempo.
E questo già mi pare un ottimo motivo.
Il secondo motivo ed è quello che non avrei mai voluto ammettere a me stesso è che sto diventando vecchio: sono sempre stato miope eppure è da qualche tempo che sto assaporando una nuova condizione clinica della mia vista: la presbiopia.
Continuo a non vederci da lontano ma ora non ci vedo neanche da vicino: anzi per vederci da vicino devo togliere gli occhiali , ad esempio nella mia attività professionale, quella di veterinario, è qualche mese ormai che faccio chirurgia togliendomi gli occhiali mentre prima senza occhiali avrei proceduto a tentoni.
Voi direte: meglio!!!!
E invece no....perché continuo a vederci poco da lontano e questo schermo per i miei occhi nudi, senza occhiali è un po' troppo piccolo, mentre mettendo gli occhiali da miope sono arrivato a non distinguere una mazza.
Sto cercando di mettere mano a questo problema : farsi gli occhiali da presbite è assolutamente escluso, non mi voglio piegare ....ma posso fare qualcosa per il computer.
A breve avrò un nuovo sistema che non mi farà più dannare , spero, tra finestre , finestrelle e pop up vari.
E soprattutto avrà uno schermo adeguato alle mie nuove capacità di visione.
E con quello spero di riuscire a tornare,
Magari non presente come prima che forse era un po' troppo, ma vorrei garantire un minimo di presenza.
Non sapete che grado di sofferenza fisica io stia provando in questo momento per scrivere questo post....
Brutta bestia la vecchiaia.
E' per questo che io voglio rimanere sempre gggiovane!!!!!
Speriamo di sentirci presto.