I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 22 marzo 2018

Film della settimana con Cannibal kid e Mr James Ford

Si, lo so.
Sono una brutta persona, non si lascia il blog a languire per un anno senza cenni di vita.
Come ho detto è un momento un po' così la mia voglia di vedere cinema è andata un po' a sud e da questo stato di cose ancora non riesco a trovare gli stimoli giusti.
Però un bel giorno si presenta alla mia casella Messenger un baldo giovine che conduce uno dei blog più seguiti della blogosfera e mi propone di fare un gioco assieme a lui e al suo arcinemico.
Potevo rifiutare una proposta del genere?
Certo che no.
Ed eccomi qui a dare notizie di me e a rimettermi davanti alla tastiera di un computer e non per lavoro.
E' una sorta di rimpatriata simpatica da leggere .
E non posso far altro che ringraziare i miei compagni di bisboccia, Cannibal e Mr Ford.
Con l'augurio di risentirci presto su queste pagine.







IL SOLE A MEZZANOTTE

Bradipo: voce fuori campo sussurrata, musica finto indie rock al saccarosio, colori autunnali per un film che si presenta devastante fin dal trailer. In senso negativo. Ha l’aria di una di quelle minchiatine che piacciono tanto al Cannibale noto appassionato di faiga (in idioma yankee). Sembra anche una di quelle storielle strappalacrime che Ford detesta ma la ragazza, bona, con la chitarra, potrebbe pure indurmi in errore. Vaccinato dai tempi di Love Story, questa storia d’amore ha la sola novità di infiltrarsi nel territorio di una malattia strana. E poi c’è pure il figlio di Schwarzy. Il vampirismo? Anche no.

Cannibal Kid: La penna del Bradipo è assente dalla blogosfera da parecchio tempo, ma noto con piacere che non ci ha persi di vista. Io resto sempre un noto appassionato di... minchiatine come questa, che potrebbe essere il mio film guilty pleasure dell'anno. Sembra la copia di Noi siamo tutto, come protagonista c'è Bella Thorne che di solito fa la parte della Bella stronza, mentre qui è in cerca di riabilitazione in quella della Bella in fin di vita, e potrebbe essere il nuovo Colpa delle stelle. Io non me lo perdo proprio, ma scommetto che pure il veterinario Bradipo, tra una visita a un cucciolo eroico e una a un Ford, gli darà una possibilità, mentre il mio blogger rivale, che lo vedrà con gli occhi a forma di cuore nei confronti di Schwarzenegger Jr., si commuoverà come successo con Io prima di te. Garantito.

Ford: questa roba puzza così tanto di cannibalata - in senso negativo - che neppure se ci fosse Schwarzenegger Senior potrei riuscire ad essere positivo. Giusto Bella Thorne potrebbe convincermi a compiere il passo, anche se la preferisco di gran lunga Bella stronza che non Bella in fin di vita. Ad ogni modo, penso passerò a farmi un White Russian di mezzanotte, e a nanna tranquillo.



PACIFIC RIM – LA RIVOLTA

Bradipo: un sequel che porta praticamente lo stesso titolo del suo predecessore. Però prima c’era Guillermo del Toro, ora c’è un carneade qualsiasi. Pacific Rim mi ha gasato non poco al cinema , questo mi sgasa fin dal trailer in cui ai robottoni giganti che si davano mazzate cecate si sostituisce un’estetica da videogioco che sarebbe meglio lasciare su una Playstation. La vedo dura anche per il Cannibale e per il suo acerrimo rivale, l’ottimo Ford. Meglio recuperare un Godzilla a caso.

Cannibal Kid: Io ho odiato il primo Pacific Rim. Un film tremendo e noiosissimo, a meno che non si sia fan dei robottoni, o si abbiano meno di 5 anni. Questo sequel quindi me lo risparmio senza alcun problema. Chissà invece che Ford, diventato di recente il nemico pubblico numero 1 di del Toro, non approfitti dell'assenza del messicano alla regia per esaltare il suo successore, Steven S. DeKnight, il creatore della fordianissima serie Spartacus.

Ford: il primo Pacific Rim era stato il primo segnale di banalizzazione di Del Toro, e nonostante i mostri giganti e i robottoni non mi aveva affatto convinto. Figurarsi dunque un inutile sequel che già dal trailer puzza di baracconata lontano un miglio. L'ottimo Bradipo ha ragione: questo film metterà in difficoltà sia me che Peppa Kid.



HOSTILES – OSTILI

Bradipo: E qui sento già il rumore delle cornate che si daranno i due più grandi nemici della blogosfera. Questo film è da James Ford tutta la vita mentre già vedo il Cannibale a sbuffare come una locomotiva per tre quarti di proiezione. Anche se c’è quel bel donnino della Pike. Cooper non sarà mai Eastwood ma Bale è sempre Bale e fargli recitare la parte di una specie di redneck antelitteram è stuzzicante. Per tuffarsi nel passato e in un mare di retorica yankee. O no?

Cannibal Kid: Si chiamerà anche Bradipo, ma non è certo lento. Anzi, è più sveglio di altri colleghi blogger. Tipo Ford, tanto per menzionare un nome a caso. Ha già detto tutto lui, quindi che posso aggiungere? Dico solo che nemmeno la presenza di Bale & Pike potrebbe convincermi a vedere questo ennesimo western giunto fuori tempo massimo. Ma giusto di quei 100 anni, o giù di lì.

Ford: non ci troveremo di fronte ad un supercult, ma ho come l'impressione che Hostiles potrebbe rivelarsi la fordianata della settimana, alla facciazza di Cannibal che vorrei tanto vedere alle prese con questo titolo che nonostante la presenza di Bale, da sempre uno dei suoi favoriti, potrebbe davvero farlo uscire di testa. Ben più di quanto già non sia.



PETER RABBIT

Bradipo: Io ero rimasto a Roger Rabbit e alla sua parte migliore Jessica. Ora mi ritrovo questo roditore barricadero che mi sta simpatico come un riccio di mare nelle mutande. Il posto giusto per questo coniglio è una bella padella con olio aglio e rosmarino per farlo alla cacciatora. E ve lo dice uno che non mangia coniglio da oltre 20 anni… da quando li cura. E voi amici di blogosfera che dite: lo cuciniamo il lagomorfo o lo andiamo a vedere al cinema?

Cannibal Kid: Ahahah, ma se un veterinario dice così, io allora non posso che sentirmi autorizzato ad appoggiarlo. Da buon fan di Donnie Darko quale sono, non ho mai mangiato carne di coniglio in vita mia. Questa volta potrei però fare un'eccezione e accettare persino di partecipare a una serata col Bradipo e col Ford per gustarci tutti insieme questo Peter Rabbit. Alla griglia, mica al cinema.


Ford: se Cannibal accetta un invito ad una grigliata rompendo la coltre di mistero che lo avvolge, è un avvenimento così importante che neppure comparissero in una sequenza Jennifer Lawrence e Jessica Chastain nude limonando duro potrei decidere di andare in sala. Beh, magari forse in quel caso sì.
Bradipo: Io ero rimasto a Roger Rabbit e alla sua parte migliore Jessica. Ora mi ritrovo questo roditore barricadero che mi sta simpatico come un riccio di mare nelle mutande. Il posto giusto per questo fenomeno come quello che vide, al contrario, questo vecchio cowboy ed il Cucciolo Eroico unici baluardi a difendere Spring Breakers.



FOXTROT - LA DANZA DEL DESTINO

Bradipo: Già da solo il trailer mi ha trasmesso ansia e sensazione di soffocamento… figuriamoci andarlo a vedere in sala… in quei due o tre cinema che avranno l’ardire di proiettarlo. Polpettone fintoautoriale o nonsense megagalattico? Ai postumi l’ardua sentenza. E voi Cannibale e Mr Ford che ne dite? Lo andiamo a vedere o lo evitiamo come la peste?

Cannibal Kid: Film israeliano che all'ultimo Festival di Venezia ha ricevuto parecchi consensi, è la classica visione da affrontare coi piedi di piombo e al momento giusto, per poterlo apprezzare. Altrimenti il rischio polpettone fordiano è praticamente assicurato.

Ford: questo è il tipico titolo sul filo del rasoio. Polpettone autoriale applaudito solo dai più radical o sorpresa della settimana? Spero nella seconda, temo fortemente la prima.



UNA FESTA ESAGERATA

Bradipo: Salemme? Cioè Salemme ancora fa film? Sarà anche un simpatico guaglione ma non basta per sbagliare sistematicamente tutti i film che ha fatto…. o quasi. Qui lo spunto è anche stuzzicante, la mania tipicamente meridionale che organizzare feste senza il minimo senso della misura ma conoscendo Vincenzino sono sicuro che lo spunto sarà banalizzato di sicuro. Altro film che metterà sicuramente d’accordo i due più grandi nemici della blogosfera: il Cannibale e Mr Ford sono troppo cispadani per lasciarsi convincere da Salemme e dalla pletora di caratteristi che qui compare.

Cannibal Kid: Sarò anche cispadano, ma non leghista, e Salemme non lo sopporto non perché è meridionale, ma perché è... Salemme. Cioè, dai, non è simpatico manco per sbaglio e poi di film ne gira persino più di Woody Allen e Steven Spielberg messi insieme e, se già quelli ormai è una fatica seguirli, figuriamoci questo qua.

Ford: guarda cosa mi tocca fare. Dare ragione a Cannibal su tutta la linea. Quasi peggio di mettersi a 
baluardi a difendere Spring Breakers.






8 MINUTI

Bradipo: No, no e poi ancora no. La tragedia di Rigopiano è avvenuta ad un tiro di schioppo da me, ancora oggi sono a contatto con questa tragedia sentendo di persona i racconti di chi è stato colpito negli affetti più cari... Questo film ha la faccia del classico instant movie impreciso e retorico con un aspetto da fiction di canalecinque (il minuscolo è del tutto voluto, commisurato al livello qualitativo delle suddette produzioni televisive). Tanto cinema italiano di qualità non viene distribuito e queste porcate immonde sembrano avere la corsia preferenziale per andare su grande schermo. Da evitare.

Cannibal Kid: Da evitare? No, Bradipo, questa volta non sono d'accordo. Questo rischia di essere lo scult trash dell'anno, forse del secolo. Guardate il trailer (https://youtu.be/06U_MFIkkIo): che capolavoro! Manco Maccio Capatonda è mai arrivato a tanto. Il regista Dado Martino è il nuovo Tommy Wiseau?

Ford: solo il trailer mi fa pensare che, forse, tutti questi anni di battaglie contro un certo Cinema italiano hanno avuto senso. Terribile.

domenica 12 febbraio 2017

Ho 5 anni!!! Buon bloggheanno a me...



Si, lo so è brutto presentarsi così all'improvviso dopo tanti mesi di silenzio ma c'è una ricorrenza da rispettare e per questo mi sono imposto di scrivere due paroline per celebrarla.
In questo momento sono assente...non sento lo stimolo, quel sacro furore che mi ha animato per 4 anni abbondanti di aggiornamenti continui su questo blog.
La cosa grave non è non scrivere su questo blog...La cosa grave è che in questo momento non riesco neanche a guardare un film, la mia ragione di vita in tutta la mia vita.
Ho una sorta di rifiuto , una chiusura mentale che non mi permette di accomodarmi davanti allo schermo e stare fermo quelle due orette ad apprezzare un film.
Non è la prima volta che mi succede...mi successe anche una decina d'anni fa, più o meno, e duro circa un annetto prima di tornare alla normalità.
Alla mia normalità.
E' per questo che il blog non è stato chiuso...diciamo che la porta è sempre aperta e un giorno , spero presto, potrei ritornare alla normalità di cui sopra.
Rispettiamo fino in fondo la consuetudine con l'angolo dei numeri.
Il blog ha raggiunto un milione e 55 mila visualizzazioni, ha 221 lettori fissi e 617 prodi piacitori della pagina Facebook. i commenti sono 15 mila e 500 circa.
Un festeggiamento un po' mesto ma ci voleva.
Speriamo di risentirci presto!!!

lunedì 7 novembre 2016

Seria(l)mente :L'allieva ( Stagione 1 )

Provenienza : Italia

Episodi :11 da 50 minuti cadauno


Alice Allevi è una specializzanda  che sta cercando di farsi strada nel mondo medico frequentando l'Istituto di Medicina Legale nell'Università di Roma. Tra cadaveri, indagini all'acqua di rose, amori corrisposti o meno, invidie mal celate e un desiderio sempre più impellente di far carriera la nostra eroina di strada ne farà parecchia. 



Ma che davvero tu non scrivi su questo blog per 8 mesi abbondanti e poi ritorni ( non si sa come, perché e per quanto tempo ) parlando di una fiction di Rai 1 ?
Rai 1?
RAI 1?

Ebbene sì, le vie del rincoglionimento sono infinite, potrei anche rispondervi che parlare di una fiction di Rai 1 è sempre meglio che parlare di Gabriel Garko e delle sue indimenticabili interpretazioni delle serie tv targate Canale 5.
 Poi, in un periodo in cui mi sono appositamente tenuto lontano dal cinema e dal mondo della fiction in genere in preda non si sa a quale crisi di mezza età mi sono ritrovato più per caso che per vera volontà. più per noia e per mancanza di alternative credibili su come passare la serata senza autofrantumarsi gli zebedei che per altro, ebbene dicevamo mi sono ritrovato a vedere questa fiction della tanto (poco) amata Rai 1.
Ah sì non tralascerei nemmeno l'effetto salmone portato via dalla corrente con mia moglie che da subito si è appassionata alle (futili ) gesta di Alice Allevi e mi ha trascinato nel gorgo del nonsense di questa serie televisiva tratta dai romanzi di Alessia Gazzola, autrice che non ho mai avuto il piacere di leggere.
L'altro giorno poi mia moglie mi fa notare che il grande Marco Goi , alias il Cannibale ha pubblicato la sua recensione di questa serie e sono rimasto sconvolto.
Cazzo, mia moglie mi tradisce col Cannibale! blogghisticamente parlando, si intende.
E allora per puro spirito di maschio competitore, non sopportando questo tradimento...sono tornato ripeto non so come, perché e per quanto.
Anche perché sono otto mesi buoni che non vedo un film.
Io che vedevo una media di tre film al giorno facendo spesso e volentieri le ore piccole ...sono mesi e mesi che non vedo un film.
Eppure mi è successo, non so perché ma mi è successo.
Io continuo a ciurlare e a non parlare della serie : che devo dire....devo dare ragione al Cannibale, al massimo può essere un guilty pleasure ma se per lui gli ormoni sono importanti per via della caruccissima Mastronardi, i miei sono più invecchiati e tiepidi per cui il trasporto verso la moretta romana con occhioni da cerbiatto è sicuramente minore.
Naturalmente sono sensibile alle belle forme della Mastronardi che riesce anche a colorare un personaggio simpatico, un po' Miss Marple e un po' Bridget Jones ma vengo più attirato da una Roma ferragostana tutta intrighi e delitti, da un Lovelock col camice che sembra quasi una divinità per come cala ad intermittenza tra i comuni mortali, dal volto degno di un quadro cubista di Giselda Volodi che si presta con grande ironia ad un ruolo che sa più di macchietta che di realtà.
E poi c'è il gallo nel pollaio, Lino Guanciale, con la sua voce profonda e i suoi capelli impomatati che non perde occasione di rimarcare il dominio sul suo harem di specializzande , pisciando su tutti gli angoli come un gattaccio di strada in calore.
Una macchietta anche lui un po' come tutta la serie che si rifà a quel finto realismo rosa ( oppure a quel realismo finto rosa) che aveva reso molto piacevole un'altra serie di Rai 1, la fortunatissima E' arrivata la felicità.
Se amate il giallo e avrete la (s)ventura di imbattervi ne L'allieva è meglio che passiate dal vostro farmacista di fiducia e facciate incetta di gastroprotettori perché diciamo che l'intreccio criminoso non è il massimo e può rischiare di provocare una bella ulcera perforata, ma se si vuol passare un'oretta senza soverchi pensieri , allora questa serie può essere utile per evitare altre brutture televisive.
E non è poco.
Un altro motivo per cui mi sono sentito in dovere di dire la mia su L'allieva è che ha fatto riaffacciare in me dolci ricordi, si fa per dire, universitari, quando ero uno studentello interno all'Istituto di Anatomia Patologica  Veterinaria e svolgevo le più umili mansioni durante le autopsie.
Altro che registratori e macchine fotografiche.
Erano solo pulizie e appunti.
Ma questa è un'altra storia che magari racconteremo un'altra volta.



(VOTO : 6 + / 10 ) 

domenica 21 febbraio 2016

Creed - Nato per combattere ( 2015)

Adonis Creed è il figlio naturale di Apollo Creed, nato da una relazione extraconiugale poco prima che morisse sul ring. Dopo un'infanzia difficile tra orfanotrofi , botte e crudeltà assortite, la vedova Creed decide di accoglierlo e crescerlo come se fosse suo. Adonis è attratto dal pugilato e dalla figura paterna, soprattutto dal suo rapporto con Rocky Balboa. Combatte da pugile in Messico, lascia il suo comodo lavoro impiegatizio e si trasferisce a Philadelphia per diventare pugile professionista. 
Ma per farlo deve convincere Rocky a diventare il suo allenatore.
C'era bisogno di un nuovo film della saga Rocky che aveva trovato una sua degna chiusura con il crepuscolare Rocky Balboa?
La risposta è no, lo diceva anche lo stesso Stallone che non ci pensava proprio a tornare dalle parti di Rocky : ma se hai una buona storia da cui far uscire potenzialmente un buon film, beh, perché non provarci?
Questo si devono essere detti Sly, a cui comunque ci voglio un sacco di bene, Ryan Coogler che gli ha proposto la sceneggiatura di Creed - Nato per combattere e Irwin Winkler, lo storico produttore che assieme a un altro stuolo di colleghi ha dato il via all'operazione.
Per Coogler praticamente un salto nel buio dopo il militante Prossima fermata Fruitvale Station che aveva rivelato il talento di Michael B.Jordan.
Che , non certo casualmente è il protagonista di questo film.
Ora confrontarsi con una saga impressa a fuoco nella memoria cinefila di una generazione ( ma anche più di una) è un rischio non da poco ma devo dire che tutti i soggetti in campo, da Jordan, a Coogler per arrivare allo stesso Sly, hanno vinto la scommessa.
Coogler scrive ( assieme allo sceneggiatore esordiente Aaron Covington ) e dirige il classico film sportivo americano, da una prospettiva black, occhieggiando alla retorica ma riuscendo quasi sempre a tenerla a bada
E questo riesce a farlo ponendosi lateralmente alla saga, rispettandola e venerandola il giusto, carpendone lo spirito ed effettuando una sintesi brillante di tutto quello successo in precedenza.
Mutuandone soprattutto lo spirito e ponendo dei riferimenti iconici precisi ( il pantaloncino a stelle e strisce, la scalinata, l'allenamento con metodi casalinghi) che non dispiaceranno a chi ha ormai i capelli bianchi, se gli sono rimasti.
L'eco di Rocky, di Rocky 4 e di Rocky Balboa è forte ma non è mai stordente, è una sorta di musica dolce che accompagna lo spettatore in una storia che non sfrutta solo il becero effetto nostalgia ma cerca di raccontare la crisi socio economica, l'inquietudine di un ragazzo che ha voglia di arrivare a essere qualcuno e non un semplice colletto bianco al servizio di una banca di provincia.
E' contagiosa la determinazione Michael B.Jordan nei panni di Adonis Creed alias Donnie Johnson, è un piacere vedere Sly che recupera i toni sommessi e autunnali di Copland ( grande e misconosciuto), piace anche l'aura malinconica che pervade la seconda parte del film.
E Coogler è talmente bravo che riesce a far ingoiare al pubblico un ribaltamento dei personaggi, praticamente un salto carpiato, in cui il pugile cattivo e antipatico è il proletario venuto dalla strada e che chissà per quali crimini dovrà trascorrere un bel pezzetto della propria vita in galera, mentre Creed è il buono pur essendo il classico fighetto americano a cui non manca certo la moneta.
Il finale non riserva sorprese, forse una piccola piccola, la regia del combattimento è in linea con quella dei precedenti capitoli ( per i puristi della nobile arte è un po' difficile da digerire) più che con quella del resto del film.
La critica e il pubblico hanno apprezzato parecchio, l'incasso è stato molto superiore alle attese.
E già si comincia a parlare di un possibile proseguimento.
Perché no?


PERCHE' SI : non solo operazione nostalgia, ottima la regia e la prove di Jordan e Sly, degno proseguimento di una saga che sembrava giunta ad una degna conclusione.
PERCHE' NO: qua e là qualche punta di retorica, la regia del combattimento nel finale è un po' troppo effettistica.


LA SEQUENZA: il primo incontro tra Donnie e Rocky.



( VOTO : 7 + / 10 )



Creed (2015) on IMDb

venerdì 12 febbraio 2016

Ho 4 anni! Buon bloggheanno a me!!!

L'età sta avanzando inesorabile.
E anche il criceto che,girando sulla ruota, manda avanti i pochi neuroni rimasti cercando di annullare le distanze tra l'uno e l'altro, ha un po' meno verve di prima.
Tutto questo per dire che oggi stavo quasi dimenticando la ricorrenza del bloggheanno di questa pagina.
Era il 12 febbraio di 4 anni fa che la mia mente bacata partorì Le maratone di un bradipo cinefilo.
Come dico sempre il tutto derivò dalla scazzo del confinamento a casa per via di una nevicata epica.
Per più di 3 anni sono andato avanti scrivendo praticamente ogni giorno.
In questo momento non sento di avere forza sufficiente per scrivere tutti i giorni ma sto provando a rientrare in questo magico mondo che è la blogosfera dove ho conosciuto menti e penne brillanti, che molti siti di cinema professionali se le sognano.
I miei ringraziamenti vanno sempre a tutti voi che avete la pazienza e la costanza di leggere le mie opinioni, siete voi che con i vostri commenti e la vostra presenza aiutate a rinsaldare la mia passione.
E un pensiero come al solito lo rivolgo a mio padre: senza di lui non sarei diventato il cinefilo che sono, la sua passione contagiosa mi ha accompagnato fin da piccolo e per questo non finirò mai di ringraziarlo.
E sono sicuro che ha trovato il modo di leggermi da lassù.
La ricorrenza del bloggheanno è anche l'occasione per fare il punto sui numeri: siamo arrivati a 501 piacitori su Facebook, 213 lettori fissi ,835 500 visualizzazioni, 15350 commenti di cui la metà sono i miei.
Anzi perdonate se talvolta non rispondo soprattutto sui post più vecchi, è solo che mi accorgo troppo tardi dei commenti.
Per oggi è tutto.
Ci sentiamo presto!

giovedì 11 febbraio 2016

Seria(l)mente : Candiice Renoir ( 2013-)

Provenienza : Francia

Stagioni : 3 ( 8+10+10)

Episodi: 28 da 60 minuti

Candice Renoir è un ufficiale della polizia francese che rientra in servizio dopo 10 anni di aspettativa vissuti accanto al marito e ai suoi quattro figli.
Si ritrova a capo di un'unità anticrimine della polizia di Sete, unità che non la vede precisamente di buon occhio.
Con calma, arguzia quel pizzico di fortuna e tanta , tanta simpatia,Candice riuscirà a farsi apprezzare dalla sua squadra risolvendo casi molto complicati.

Per mesi e mesi ti chiedi a cosa diavolo serva pagare profumatamente un abbonamento a SKY se poi hai cancellato il canale cinema ( e continui a rifiutare persino offerte di visione gratuita per un tot di mesi) e sfrutti pochissimo i canali Fox delle fiction quando poi all'improvviso compare Candice Renoir, serie francese che in patria sta riscuotendo un grande successo e che qui in Italia viene trasmessa quasi di soppiatto.
In questi tempi di lontananza dal blog non me ne sono stato con le mani in mano, l'occhio è sempre stato curioso, di film ne ho visti di meno ma non mi sono fatto mancare visioni seriali assortite.
E Candice Renoir è stata una di queste: fresca, disintossicante, rilassante con tutte le carte in regola per essere un guilty pleasure di quelli che quasi ti dispiace che sia finito così presto.
Una volta visionate le prime tre stagioni, 28 episodi in tutto con una quarta che è già in lavorazione e sarà trasmessa in primavera in Francia( chissà quando la vedremo in Italia, se la vedremo) si può dare un giudizio complessivo su uno show che si distacca ampiamente dallo stile classico della serie televisiva poliziesca americana per cercarne di creare uno un pochino più nuovo, sicuramente più trasversale.
Perchè in Candice Renoir conta sicuramente il caso in questione ( ed è abituata a confrontarsi con casi rognosi) ma contano di più i personaggi, il pregresso, i piccoli grandi problemi familiari che complicano la giornata di Candice e dei componenti della sua squadra, ognuno ha i suoi , conta molto la cornice in cui è incastonato ogni volta l'omicidio con cui si devono confrontare.
Si parla sia di cornice ambientale , la serie è ambientata in una piccola cittadina del sud della Francia affacciata sul mare e le riprese in esterna sono molto generose nel mostrare le bellezze del luogo, ma soprattutto di caratterizzazione dei personaggi, scandagliati con discreta profondità nel corso dei vari episodi.
La carta vincente è comunque il personaggio di Candice interpretata in modo brillante e sbarazzino da Cecile Bois, una carriera passata nelle retrovie del cinema che contava e a cui la televisione ha dato un successo meritato e inaspettato.
Candice è il classico prototipo della MILF che piace tanto ai maschi: bionda, alta, piuttosto curvy, emancipata in tutti i sensi, non ultimo quello sentimentale, ha degli occhi enormi, azzurrissimi in cui sarebbe piacevolissimo annegare.
E non corrisponde assolutamente al binomio bionda/stupida.
O meglio all'inizio ci gioca anche a far credere che sia stupidina e distratta.
Ma è solo una tattica.
E' una sorta di tenente Colombo in gonnella, sempre un po' sgualcita ( anche se tiene ai suoi accessori e agli abbinamenti di colore, diciamo che ha uno stile fashion tutto suo) , spesso abbigliata in modo inadeguato alla situazione , vedere il pilot per credere, molto perspicace e con una capacità d'osservazione fuori del comune.
In Candice Renoir si sorride anche spesso e c'è quella sorta di realismo rosa che rende tutta la serie così friendly, un po' come gettare uno sguardo sul giardino del vicino , sulla vita di tutti i giorni di una persona un po' speciale.
Attendiamo frementi la quarta stagione perché si attendono sviluppi sul rapporto tra Candice e suo bel capitano Antoine, il vice della sua squadra, una relazione ad elastico tra avvicinamenti ed allontanamenti.
Una vicenda che dura da un paio di stagioni almeno....


PERCHE' SI : ambientazione incantevole, notevole il personaggio di Candice, bravissima la Bois, discreta varietà dei casi criminali su cui indaga la squadra.
PERCHE' NO : forse un po' troppe giravolte sentimentali ma nulla di clamoroso, qualche personaggio secondario non perfettamente centrato.



( VOTO : 7,5 / 10 )


Candice Renoir (2013) on IMDb

lunedì 8 febbraio 2016

Last Shift (2014 )

Jessica è una poliziotta novizia che si trova a fare il suo primo turno in una stazione di polizia che è stata appena dismessa.Dovrebbe essere una nottata tranquilla senza scocciature ma in realtà comincia a ricevere strane telefonate. E la nottata diventa lunghissima.
Finalmente riesco a scrivere quattro parole in croce su questo film che ha rischiato davvero di essere la recensione più annunciata e mai scritta sul blog.
E si che a questo filmetto fatto con un pugnetto di dollari, un set e meno di dieci attori non si riesce a voler male neanche per sbaglio.
Sono rimasto volutamente sul vago riguardo alla sinossi perché lo so che un lettore un minimo smaliziato che sappia contare almeno fino a tre mangerebbe subito la foglia.
Poliziotto + Stazione di polizia dismessa = Carpenter.
E il regista, tale Anthony DiBiasi ( anche sceneggiatore), mai incrociato prima nonostante un curriculum che comincia a essere lunghetto, colpa mia naturalmente, dimostra di avere le idee chiare in testa.
Poche ma chiare: prendi Carpenter e quel film che non sto neanche a nominare perché diventerei noioso , ci metti un paio di Wannate ( leggasi colpi di scena stile James Wan, vale a dire qualche spavento a buon mercato ma confezionato come il dio del cinema horror comanda), condisci con un paio di Shyamalanate che sono anche meglio di quelle che ormai escono dalla mente del suo creatore originale e hai un filmetto agile e spedito che corre come un assatanato per i 90 minuti scarsi della sua durata.
E diverte. Diverte assai ed è questo quanto gli era stato chiesto.
Intendiamoci, il signor DiBiasi non è affatto uno sprovveduto e questo film non è la botta di culo del principiante o una ciambella riuscita incredibilmente col buco ben oltre le intenzioni del suo autore.
E' un film ordinato, meticoloso che non fa pesare mai la sua assenza di budget ovviando con una capacità ai limiti del prodigioso di creare un'atmosfera che man mano che passano i minuti diventa sempre più irrespirabile.
La stazione di polizia da sfondo amorfo si erge a vera e propria coprotagonista (un po' come succedeva con Ripley e i corridoi della Nostromo) accanto a Jessica, recluta cazzuta eppure fragile con un passato nebuloso quanto il suo presente , per non parlare del futuro.
Le sue visioni diventano il pane e salame di un film che sa spaventare senza riscrivere alcuna regola, citando classici ma senza fossilizzarsi o incancrenirsi nelle sabbie mobili della deferenza fine a se stessa.
Un film in cui più passa il tempo più si fa fatica a distinguere il vero dalla visione, la realtà dall'incubo, ed è questo che mette ansia nello spettatore anche se si sa fin da subito dove più o meno si andrà a parare.
Eppure quelle pareti spoglie diventano sempre più opprimenti e la mente di Jessica un rebus la cui soluzione si allontana sempre più.
Tutte cose che su pagina scritta rendono poco l'idea: il consiglio è di vedere per credere, o meglio per non credere a tutto quel bastimento di visioni che si porta dietro la mente sempre più offuscata di Jessica.
Una visione fresca e disintossicante, lontana dal bailamme plastificato che caratterizza tanto cinema di genere odierno.
Film di citazioni oneste, confezionato in modo impeccabile ( anche il montaggio è da manuale con tutti quegli stacchi a filo con l'orrore che è lì lì per invadere l'inquadratura ma spesso gli rimane solo tangente) che assolve perfettamente al suo compito.
Intrattiene e spaventa.


PERCHE' SI : atmosfera irrespirabile, protagonista convincente, scenografie inquietanti, citazioni intelligenti.
PERCHE' NO : DiBiasi non rischia quasi nulla , a tratti si respira un po' troppo Carpenter.,brutta locandina, titolo spoileroso...


LA SEQUENZA: l'incontro di Jessica con  il collega che aveva fatto l'ultimo turno col padre



DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :

Mai giudicare un film dalla locandina



(VOTO : 7 / 10 )


 Last Shift (2014) on IMDb

lunedì 1 febbraio 2016

In Absentia...

Quasi mi vergogno un po'...
Aver lasciato tutto sospeso, un po' a mezz'aria, senza una ragione, senza uno straccio di motivazione ad uso e consumo di quei (pochi) volenterosi che continuano a leggere il muro di parole ed opinioni su oltre mille film che ho inserito in questo blog che tra qualche giorno compirà quattro anni, si, quattro anni, anche se da qualche mese l'attività non è più frenetica come era prima, mi fa vergognare.
Pietoso eufemismo.
A vedere le visualizzazioni però noto con estremo piacere che la mia non presenza sia stata ben ammortizzata.
Il blog sembra possa fare a meno del suo creatore per andare avanti.
Ma sento l'urgenza di non lasciare che finisca tutto così...
Il problema è che da qualche tempo ho perso il piacere di scrivere, di mettermi qui davanti a questo schermo che col passare dei giorni diventa sempre più piccolo, anche di commentare o essere presente in qualche modo sui social.
Ecco perché mi vergogno ma con questo post voglio fare un po' di chiarezza, la stessa che ho faticato a fare a me stesso in questi mesi di attività a singhiozzo del blog.
I motivi per cui non riesco più a mettermi la mattina davanti al computer ed incanalare i miei pensieri ( perché i film continuo a vederli e con loro anche le serie tv, anche se a un ritmo molto inferiore rispetto a prima) sono essenzialmente due.
Il primo , fondamentale è che ormai il mio notebook ha fatto il suo tempo e nonostante varie pulizie, formattazioni e continue soste dal tecnico , scrivere e navigare è uno slalom speciale attraverso finestre e finestrelle, pubblicità non volute e pagine che si aprono a caso facendomi perdere un sacco di tempo.
E questo già mi pare un ottimo motivo.
Il secondo motivo ed è quello che non avrei mai voluto ammettere a me stesso è che sto diventando vecchio: sono sempre stato miope eppure è da qualche tempo che sto assaporando una nuova condizione clinica della mia vista: la presbiopia.
Continuo a non vederci da lontano ma ora non ci vedo neanche da vicino: anzi per vederci da vicino devo togliere gli occhiali , ad esempio nella mia attività professionale, quella di veterinario, è qualche mese ormai che faccio chirurgia togliendomi gli occhiali mentre prima senza occhiali avrei proceduto a tentoni.
Voi direte: meglio!!!!
E invece no....perché continuo a vederci poco da lontano e questo schermo per i miei occhi nudi, senza occhiali è un po' troppo piccolo, mentre mettendo gli occhiali da miope sono arrivato a non distinguere una mazza.
Sto cercando di mettere mano a questo problema : farsi gli occhiali da presbite è assolutamente escluso, non mi voglio piegare ....ma posso fare qualcosa per il computer.
A breve avrò un nuovo sistema che non mi farà più dannare , spero, tra finestre , finestrelle e pop up vari.
E soprattutto avrà uno schermo adeguato alle mie nuove capacità di visione.
E con quello spero di riuscire a tornare,
Magari non presente come prima che forse era un po' troppo, ma vorrei garantire un minimo di presenza.
Non sapete che grado di sofferenza fisica io stia provando in questo momento per scrivere questo post....
Brutta bestia la vecchiaia.
E' per questo che io voglio rimanere sempre gggiovane!!!!!
Speriamo di sentirci presto.

mercoledì 6 gennaio 2016

Top of the flops. I peggiori horror del 2015. Per me.

Dopo la classifica del meglio horror del 2015 non poteva certo mancare il rovescio della medaglia perché per tanti buoni titoli arrivati sui nostri schermi , ce ne sono altrettanti, se non più che fanno rimpiangere o quasi l'affiliazione al genere.
Complessivamente l'anno però è stato molto soddisfacente , sono uscite delle vere e proprie perle che faranno parlare di loro anche nei prossimi in termini di carica innovativa e linguaggio cinematografico.
Solite istruzioni per l'uso: classifica assolutamente personale che non ha alcuna pretesa di essere oggettiva e inevitabilmente c'è qualche titolo del 2014...
Passiamo alla monnezza...o quasi.

10 ) FROM THE DARK

Dispiace che il regista di Stitches sia stato poi costretto a lavotare con un budget miserrimo e con un copione che puzzava di stantìo a prima vista.
Dopo un quarto d'ora di film è già tutto sul piatto: il morsicato che certamente si trasformerà, la brughiera irlandese buia e minacciosa, una fattoria che sembra piazzata nel centro esatto del nulla, due idioti che non vedono altra soluzione che dividersi per cercare aiuto.Il problema del film non è tanto nella sua realizzazione che pure è apprezzabile, McMahon sa come piazzare la macchina da presa, sa creare la giusta tensione, sa dosare le sequenze più spaventose piazzandole nei punti strategici del film.
Il problema è che tutto questo è stato già visto migliaia e migliaia di volte, potrei mettermi a citare decine di film che hanno preso le mosse da questo spunto  e che lo hanno sviluppato praticamente alla stessa maniera, ma sinceramente mi viene noia solo a scrivere i vari titoli.
E poi abbiamo il buio, buio a strafottere.
Certo per un film con questo titolo non mi sarei dovuto aspettare altro ma qui è veramente troppo , devi strizzare gli occhi in molte occasioni per cercare di capire qualcosa di quello che sta succedendo.
A dir la verità di sorprese non ce ne sono poi tante, tutto è abbastanza prevedibile e scontato e questo è veramente un peccato per un regista vecchio stampo come McMahon ( uno di quegli uomini di Stitches sembra tornare indietro , alle sue origini, ma in maniera infruttuosa, deteriore.
cinema capaci di fare un po' tutto dalla scrittura, alla regia, al montaggio e agli effetti speciali visivi e sonori ) che dopo

9) THE LAZARUS EFFECT

Jason Blum con la sua politica del minimo budget e del massimo profitto ha messo in circolazione robetta buona e meno buona. Questo film fa parte del reparto ciambelle uscite senza buco.
Peccato perché la prima parte era intrigante.Il film poi invece precipita in una seconda parte che spesso esonda nel ridicolo involontario, scivola nello stereotipo  e nella caciara dell'effettaccio facile , non c'è più approccio scientifico che tenga e anche quel barlume di intelligenza che si riscontrava in dialoghi non sempre banali, viene spento definitivamente , immolato all'altare dello spavento preconfezionato ad esclusivo uso e consumo del teenager brufoloso che affolla le sale cinematografiche americane.
Meno male che l'agonia dura meno di 80 minuti.

8) THE GREEN INFERNO

Eli Roth mi sta simpatico, davvero e trovo meritoria la sua attività di produttore per possibili new sensations del firmamento horror. Ma quando si posiziona dietro la macchina da presa cominciano i problemi. Soprattutto quando si vuol far passare un messaggio politico.
Ecco la politica in The Green Inferno.
Parliamone.
Il film pone sullo stesso piano la mostruosità dello sfruttamento della foresta amazzonica e della distruzione delle popolazioni che lì vivono da millenni, a quella degli autoctoni che non si fanno scrupolo a mangiare propri simili, a essere dediti alla pratica del cannibalismo.
Anzi. forse quello che uccidono per denaro per rubare chilometri quadrati di verde al pianeta sono peggiori.
Ora va bene tutto, il messaggio che si legge tra le righe posso anche parzialmente approvarlo ma sembra veramente tutto scritto con i piedi, talmente grossolano da esondare nel ridicolo involontario tutto talmente esibito da risultare sovraccarico e fastidioso.

7) POLTERGEIST 

E' il remake di uno dei miei horror preferiti.Ed essendo pedestre, nonostante il budget non è passato indenne sotto le mie forche caudine.
La domanda a cui mi preme rispondere prima di tutto è questa: era necessario il remake di un film bello come Poltergeist di Tobe Hooper che dopo più di 30 anni è ancora vivo, moderno e scalcia con noi?
La risposta è no.
ASSOLUTAMENTE NO.
La seconda domanda che guardando questo film uno si deve porre penso che sia questa:
se non si fosse trattato di un remake inutile e posticcio, quindi se non ci fosse stato l'ingombro dell'originale, avrebbe funzionato come film?
Ecco, temo che anche a questa domanda sono costretto a rispondere con un bel no.
Poltergeist di Kenan anche facendo finta che non esista l'originale è un film che non funziona.
Assomiglia a troppa paccottiglia horror che passa sugli schermi cinematografici in questi ultimi tempi, non ha quel guizzo visivo nonostante effetti speciali costosi ( il budget è consistente, 62 milioni di dollari), ha una scrittura piatta popolata di battute che starebbero meglio in bocca a un cowboy piuttosto che a un onesto padre di famiglia.Altra cosa che ho trovato insopportabile è quella timidezza che caratterizza alcune sequenze che potrebbero far incorrere in film in spiacevoli divieti che ne abbasserebbero drasticamente gli incassi.,
Sotto questo profilo l'origjnale è molto più spinto.

6) INSIDIOUS 3 - L'INIZIO

Per quanto mi riguarda una saga che non ha più nulla da dire. Forse già non aveva più nulla da dire a partire dal primo film. In realtà Insidious 3 - L'inizio rispetto agli altri due film della serie è un po' quello che è Annabelle per The Conjuring.
Una rimasticatura, fatta male, della stessa storia, con gli stessi ingredienti a cui manca però l'armonia, il sale della vita , manca l'anima per far diventare il tutto un bel film.
Non che i primi due esponenti della serie fossero due capolavori però a loro modo erano film onesti che portavano avanti un loro stile in maniera genuina.Insidious 3 : L'inizio è la saga dello spavento indotto meccanicamente, del colpo di scena telefonato e dello smanettamento sul volume degli effetti per provocare un po' di thrilling dall'altra parte dello schermo.
Tutti trucchi ampiamente visti, rivisti e stravisti che nelle mani di un regista al suo esordio gli fanno fare la figura del pivello che prova a imitare quello che fanno i grandi.
E quando la medium prende letteralmente a capocciate uno spettro, cosa mai vista in tanti anni di onesta militanza nel genere, allora abbiamo raggiunto il fondo e forse siamo andati anche un po' più in basso....

5) HEADLESS

A differenza degli altri questo è un titolo parecchio di nicchia ma di cui molto si è parlato nell'underground horror, molto spesso in termini più che lusinghieri, anche entusiastici.
Termini che non ho condiviso per nulla.Diciamolo subito, Headless è un film per pochi, pochissimi, per tutti quei fan dell'ultra gore , dell'ultra splatter e di tutti quei film in cui si cerca di alzare a livelli siderali l'asticella del filmabile.
Ecco in Headless la cinepresa non si sottrae di fronte a nulla.
La novità di Headless , se di novità si tratta, è il risalire alle radici della psicopatologia che ha portato il protagonista a diventare cotanta macchina di morte e un necrofilo della peggiore specie.
La storia narrata nel film è piuttosto elementare, episodica e spesso si ha la sensazione che , come in un film porno, le parti in cui non c'è lo splatter, la necrofilia o il gore, siano meri riempitivi di nessuna importanza che hanno solo il compito di traghettare lo spettatore da una sequenza shockante all'altra.
E per uno spettatore poco smaliziato oppure poco abituato a certe brutalità assortite , l'effetto è assicurato.Headless che fa dell'eccesso il suo verbo, ai miei occhi appare come una pacchianata gratuita interessante solo per il tentativo di indagare sulla genesi del disagio che porta a diventare dei killer seriali sanguinari e perversi ( ed è interessante come vengono confezionate queste sequenze sempre in un limbo tra l'onirico e il grottesco) in cui la dose di perversione sessuale è piuttosto cospicua ma anche questa a tratti esonda nella caricatura.

4) OUIJA

Altro giro sull'ottovolante di Jason Blum e altro buco nell'acqua, peggiore del precedente.E che cosa si può cavare da una ditta di giocattoli che commercializza un suo prodotto,la Hasbro che pubblicizza la sua tavoletta Ouija, da Michael Bay che fa il produttore ( e che guarda casa deve la sua fortuna cinematografica a una saga di film imperniata su giocattoli) e da Jason Blum che con la sua Blum House fa un tot di film al kilo mettendo sul piatto per ogni film solo cinque milioni di dollari?
La cosa che esce è Ouija, diretto dal carneade degli effetti speciali Stiles White , qui al suo esordio alla regia e che il film se lo è anche cosceneggiato.
Un (falso) horror che spaventa meno di un telegiornale di Italia Uno e che non è degno neanche di essere trasmesso in terza serata nel palinsesto estivo della peggior tv via cavo americana
Quindi uno slasher sotto mentite spoglie ( mascherato da film di fantasmi) in cui il meccanismo narrativo cigola ad ogni twist di sceneggiatura con più buchi logici che una forma di groviera svizzero e questo è testimoniato anche dalla confessione che ha fatto la protagonista costretta assieme agli altri attori del cast a rigirare praticamente metà film dopo l'ufficiale fine delle riprese per tappare qualche falla che nel frattempo si era aperta a una revisione del materiale...

3) THE GALLOWS

Ancora Jason Blum e ancora monnezza in formato panoramico. Ma anche no perché qui siamo di fronte all'ennesimo found footage realizzato con i piedi.
Che dire dell'ennesimo found footage mandato al macero nella calura estiva come fosse il peggiore dei fondi di magazzino?
Direi che per una volta hanno avuto ragione, anzi non dovevano neanche farlo arrivare in sala, essendo l'ennesimo filmetto girato con la telecamera imbracciata in malo modo da un malato di delirium tremens e che oltre al mal di testa non ha nulla da regalare all'ignaro spettatore.
Ora io a uno come Jason Blum ci voglio anche bene ma ormai per trovare buoni film nelle sue
produzioni li dobbiamo cercare col lanternino e quindi comincio un po' a stufarmi di questa ricerca.
Dal suo punto di vista lui fa un lavoro splendido: con soli 100 mila dollari di budget incassa la bellezza di 22 milioni solo negli USA e vuoi che non continui a produrre tale monnezza?
Anche io lo farei al posto suo.
Alla vergogna non c'è mai fine e questi si presentano con un film che è la fotocopia di millemila altri film, costruito con la stessa tecnica e lo stesso menefreghismo nel cercare di costruire un minimo di suspense degna di questo nome o una-sequenza-una che ti faccia almeno sollevare un minimo la palpebra o risvegliarti dal torpore che inevitabilmente ti ha attanagliato nella prima metà del film in cui succede veramente poco.
Per non dire nulla.

2) THE HUMAN CENTIPEDE III ( FINAL SEQUENCE)


Ho apprezzato parecchio i primi due film della serie e aspettavo questo con una certa trepidazione. che si è trasformata in un diludendo cosmico.The Human Centipede III ( Final Sequence) esattamente come faceva il secondo film col primo, sceglie di non essere un sequel ma di raccontare tutta un'altra storia impantanandosi , ma di brutto , nella acque malmostose della metacinematografia , è di una noia mortale per come non sappia dove andare a parare e che il famoso millepiedi umano è solo uno specchietto per le allodole che nel film ha un ruolo risicatissimo.
In più c'è l'aggravante della recitazione: fatta la tara alla segretaria di Bill Boss che viene dal porno e quindi in un certo qual modo può essere anche giustificata, fatta anche la tara al cameo di Eric Roberts che quasi scompare in un abito di qualche taglia più grande( ma trovare qualcosa che gli stesse un po' meglio era così difficile?)  si sopporta poco il  personaggio untissimo di Dwight recitato da un Laurence R . Harvey ( il protagonista del secondo capitolo , film che gli ha dato notorietà e gli ha fatto iniziare la sua carriera di attore) caricaturale con quel baffetto hitleriano e l'occhio perennemente pallato e non si sopporta affatto un Dieter Laser , nella parte di Bill Boss, che sembra incapace di recitare una battuta senza urlare e senza gesticolare come un ossesso.
The Human Centipede ( Final Sequence) non si riesce a salvare neanche con l'apparizione del millepiedi umano che compare troppo poco e troppo tardi.
Per quanto mi riguarda è da evitare come la peste bubbonica.

1) AREA 51

Per fortuna sui nostri schermi non è arrivato ma si sa che i nostri distributori sono sempre attratti dalla m...come le mosche.
Formato : found footage.
Regista : Oren Peli
Produzione : Blum Productions.
Ecco, credo di avere già detto tutto.
Quando un miracolato ( da Spielberg) come Oren Peli che ancora sfrutta il successo dell'infame saga di Paranormal Activity incontra un produttore senza scrupoli come Jason Blum che per principio investe nei film che produce al massimo 5 milioni di dollari, beh allora l'infamata cinematografica è dietro l'angolo.
E si chiama Area 51.
Mi rifiuto di credere che questa cosa, chiamarlo film è un po' troppo, sia costata cinque milioni, se così fosse bisognerebbe allertare l'FBI per sapere nelle tasche di chi sono andati a finire questi milioncini.Area 51 è un found footage nel senso deteriore del termine che per quasi un'ora mena continuamente il cane per l'aia annoiando perniciosamente e cercando di confezionare il più elegantemente possibile il vuoto pneumatico che lo caratterizza , per l'ultima mezz'ora si comporta come un Chernobyl Diaries qualunque. quindi confusione a manetta, buio e immagini sfocate che dovrebbero incutere timore ma in realtà si rivelano presto per quello che sono: una grandiosa presa per il culo dell'ignaro spettatore.
A livello cinematografico non c'è nulla di cui parlare, è un film che dura 90 minuti scarsi ma sembra che duri il doppio, si guarda in continuazione l'orologio giusto per vedere quando finirà l'agonia.
E comunque vada , finirà sempre troppo tardi.
Per me è il peggiore dell'anno...senza rivali.


E per oggi mi fermo qui...ci sentiamo presto per le classifiche dei film un po' più seri....

sabato 2 gennaio 2016

Top of the tops. La mia horror list del 2015

Lo so che è un po' che sono assente ma , in attesa di tempi migliori , non potevo certo esimervi dal compilare una di quelle pallosissime classifiche di fine anno che trovate ovunque in questo periodo.
Quest'anno un po' in tono minore perché se è vero che normalmente queste liste sono incomplete per definizione , beh , questa è più incompleta del solito.
Parlerò di film visti nel 2015 quindi è inevitabile che dentro ci finisca anche roba del 2014 che qui da noi arriva con solito eone di ritardo.
Bando alle ciance e cominciamo.

10) WHEN ANIMALS DREAM
Un piccolo film danese che coniuga un'ambientazione nordica da urlo , l'horror e il genere del coming of age. In ogni caso un piccolo gioiellino a cui fare molta attenzione.
Probabilmente l'horror non è neanche il genere a cui guarda Amby, perché in realtà When Animals Dream ( titolo che occhieggia a Philip K Dick) è da considerare più che altro un romanzo di formazione.
O meglio di deformazione , la giovane Marie sta andando incontro a modificazioni del suo corpo indipendenti dalla sua volontà e scopre che , suo malgrado, c'è qualcosa di misterioso che la lega alla malattia della madre.


9) MUSARANAS

L'orrore stavolta vien dalla Spagna franchista ed è racchiuso in quattro mura domestiche.Musarañas  ( toporagno ) è il film d'esordio di due giovani registi, Juanfer Andres ed Esteban Roel, anche cosceneggiatori, ed è stato prodotto da Alex de la Iglesia con la sua neonata casa di produzione deputata alla scoperta di nuovi talenti, la Pokeepsie Films.Se Juanfer Andres ed Esteban Roel sono la mente, Macarena Gomez è un braccio perfetto, già il solo vederla con quegli spilloni che in mano sua possono diventare un'arma mortale ( un'arma molto hitchcockiana a dire il vero), fa correre neri brividi lungo la schiena.
E la seconda parte del film  è un lungo gioco al massacro che coinvolge in primis il rapporto tra le due sorelle, enigmatico fin dall'inizio.


8) GOODNIGHT MOMMY

Austria , credo che basti solo la parola.Goodnight Mommy è l'esordio nel lungometraggio di fiction di
Veronika Franz ( moglie di Ulrich Seidl e sceneggiatrice di alcuni suoi film) e di Severin Fiala.Quello che salta all'occhio è anche il debito estetico che il film paga a uno dei film di Almodovar più criticati degli ultimi anni, La pelle che abito, a sua volta ispirato ai melodrammi fiammeggianti di Sirk, alle storie d'amore asfissiante alla Fassbinder, ma soprattutto a quella maschera immota, dagli occhi sempre mobili e dall'aspetto inquietante che era il punto focale di un magnifico film di Georges Franju, Occhi senza volto , che riesce ancora a sorprendere e terrorizzare a più di cinquanta anni di distanza.E' un film dalla superficie patinata, dai contrasti accesi ( i colori neutri dell'interno casa che sembrano la cartina di tornasole attraverso cui guardare la vegetazione lussureggiante che c'è intorno casa , ingentilita dai caldi colori dell'estate) , dal cromatismo studiato nei minimi termini ( vedere per credere l'abbinamento dei vestiti dei gemelli) che poi nel finale lascia vedere allo spettatore quell'abisso che aveva solamente intravisto tra le righe, tra le pieghe di una narrazione avara di dialoghi ma ricca lo stesso di sfumature.

7) WE ARE STILL HERE

Un tuffo nel vintage horror di quelli che ti scaldano il cuore.Ambientato nel 1979 , We Are Still Here mette subito in chiaro il suo gioco: casa infestata , fantasmi, difficile elaborazione del lutto,una comunità chiusa che dietro l'apparente simpatia mostra segni di ostilità senza preoccuparsi di nasconderli,  un'ambientazione innevata, immacolata che aspetta solo di essere colorata col rosso del sangue.We Are Still Here dimostra ancora una volta che si possa fare del bel cinema di genere pur lavorando su un canovaccio consunto.
Merito di una regia che scandisce i tempi come un metronomo, merito di una recitazione più che all'altezza, cosa non scontata per il genere.

6) DEAD SNOW 2 : RED VS DEAD

Una bomba assoluta che va ben oltre il primo film della serie: raramente ho visto un helzapoppin horror così divertente, autoironico e trascinante.In questo sequel è tutto amplificato, l'esperienza multisensoriale (
il piacere per occhi, orecchie e stomaco , per chi ce l'ha foderato di cemento armato) è rafforzata in un film in cui il budget è nettamente superiore al primo ma è solo un decimo rispetto al film girato in quel di Hollywood ( siamo sui cinque milioni di euro più o meno, ridicolo per gli standard americani ma più che adeguato per quelli europei e stratosferico per il cinema norvegese).
Le citazioni raimiane si sprecano ( e il gioco divertente sta proprio nell'individuarle) in una pellicola che è girata soprattutto in esterni e si permette numerose sequenze di massa con zombie e senza l'aiuto della computer grafica: sono zombie veri, in carne putrida e ossa decomposte e si menano come ossessi con qualsiasi oggetto a loro disposizione.


5 ) WHAT WE DO IN THE SHADOWS

Ancora una volta i neozelandesi dimostrano di stare mediamente male e lo fanno di un film che si prende allegramente gioco di tutti i topoi dei film di vampiri e dei mockumentaries.What We Do in the Shadows è una fucina continua di trovate comiche che ogni volta sorprende per il suo situarsi continuamente tra i clichè horror ( tutta l'iconografia vampiresca è presente e c'è anche copioso sangue che zampilla da carotidi e giugulari) e la comicità che arriva al demenziale puro.
.Effetti speciali volutamente artigianali con sporadiche apparizioni della computer grafica danno al film un look vintage assai accattivante e che si adatta perfettamente all'età degli occupanti della casa.
L'utilizzo della tecnica del mockumentary non è sinonimo di economia realizzativa oppure di un aspetto della pellicola impreciso e trasandato, in realtà la confezione è scintillante, non da mockumentary, diciamo che la presenza dei documentaristi permette ai protagonisti di ammiccare alla macchina da presa per avere un contatto più diretto col pubblico.
E' un espediente narrativo usato brillantemente.


4) SPRING 

Amore e horror su uno sfondo incontaminato di Puglia. E per una volta noi italiani non siamo visti solo come pizza e mandolino.L'interrogativo che sta alla base del film è sempre il solito: si può fare veramente tutto per amore?
Una questione non da film horror ma più da melodramma ed effettivamente nell'ultima parte del film, quella in cui l'orrore dovrebbe venire finalmente fuori secondo tutti gli stilemi del genere, Benson e Moorhead abbandonano la via maestra per raccontare altro.Spring è comunque un film importante, un horror che vuole parlare di sentimenti senza per questo essere sciocco e stucchevole , anzi con quella intrigante ambizione di raccontare una di quelle storie larger than life che qui a bottega piacciono tanto.
E' bella la storia d'amore tra Evan e Louise, è raccontata in modo splendido ed incorniciata ottimamente su uno sfondo da favola.

3) IT FOLLOWS

Uno dei titoli più sorprendenti dell'anno in quanto a stile e contenuti.
David Robert Mitchell guarda esteticamente indietro agli anni '80, regala cospicui riferimenti allo slasher degli anni che furono, rifiuta in toto l'estetica preconfezionata dell'horror moderno, plasticoso e troppo ricco di computer grafica per essere realmente terrorizzante.
Anzi , dirò di più : in alcune sequenze ( vedi quelle della piscina o quella della fuga dalla battigia) si ha l'impressione che il nostro non voglia calcare la mano fino in fondo.Vuole suggerire orrore, non vuole mostrarlo ma anche nella suggestione è come se ponesse un freno.

2) A GIRL WALKS HOME ALONE AT NIGHT 

Può esistere una simulazione di film di vampiri iraniano realizzato interamente negli USA?
Esiste, esiste.
A Girl Walks Home Alone at Night è un film che è riduttivo definire horror.
Girato in un bianco e nero molto contrastato, parecchio stiloso, stracolmo di citazioni intelligenti e mai pedanti , è una storia d'amore in cui il vampirismo è parte fondamentale ma viene raccontato cercando di sottolineare la sua aura romantica e decadente più che la carica orrorifica , di tensione e di
paura.Amy Lily Amipour è regista cinefila e si vede, come si vede dalle sue foto che si specchia nella protagonista, Sheila Vand, bella ma di una bellezza intensa e sfuggente, ragazza emancipata , molto hipster che però non rinuncia al suo chador quando nella notte si aggira per le vie deserte della città alla ricerca di prede.E poi vedere un vampiro donna con lo chador e che usa lo skateboard è qualcosa di veramente mai visto.

1) THE FINAL GIRLS

Per me l'horror dell'anno in termini di linguaggio cinematografico e stile.Andando ad esaminare i credits del film non si può non rimanere sorpresi: e chi si aspetta un gioiello di metacinema di siffatta bellezza dalle menti di due sceneggiatori praticamente esordienti ( Fortin e Joshua Miller ma costui è stato attore con un discreto curriculum) e da un regista, Todd Strauss-Schulson, molto attivo in tv, con molti corti nella sua carriera e pochissimo cinema?
The Final Girls prende spunto, linfa vitale da questo per mettere in campo tutta la sua genialità.
Cita palesemente uno degli slasher più famosi della storia del cinema, ogni riferimento in questo film a Venerdì 13 è puramente voluto, lo disseziona vorticosamente ma non come farebbe l'allegro chirurgo in un gioco da tavolo, ma proprio come un anatomo patologo attento a studiare il suo reperto, a rispettarlo profondamente  non rovinando nulla e consegna al pubblico un piccolo The Final Girls un film vincente sotto tutti i punti di vista è la sua ironia, o meglio la sua autoironia.
capolavoro di cinema nel cinema.Altra cosa che rende
Siamo nel metacinema puro ma non ci prendiamo affatto sul serio si ride e non ci sono spiegoni trituranti.
E usciamo di scene sulle note di Bette Davis Eyes.
Chiusura perfetta.


Chiusura perfetta anche per questa classifica.
A presto, folks!!!