I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 31 agosto 2014

Out of the furnace - Il fuoco della vendetta ( 2013 )

Russell è un operaio di un acciaieria che si divide tra il lavoro, la fidanzata e l'assistenza al padre malato terminale. Con lui c'è anche il fratello minore, Rodney, reduce dall'Iraq , desideroso di sfogare una incredibile rabbia repressa che deriva dai fantasmi della guerra che ha vissuto.
Addirittura si crea una certa fama nei combattimenti clandestini a mani nude.
Russell per un incidente di macchina è accusato di omicidio colposo e trascorre del tempo in carcere.
Uscito , non può far altro che constatare che la sua fidanzata è tra le braccia dello sceriffo e Rodney , a causa dello strozzino locale si è messo in un brutto giro coinvolgendo anche Curtis DeGroat, un boss di medio calibro confinato sulle montagne a trafficare in alcol e droga.
Il profilo basso della vita di Russell è andato definitavamente a farsi fottere: ora è il tempo di agire e di vendicarsi....
Il cinema americano dagli anni d'oro in poi è letteralmente stracolmo di storie di ingiustizie e di vendetta.
Il film di Scott Cooper in questo senso si immette in un gruppo ben fornito di film .
Si parte da un contesto ambientale molto disagiato socio economicamente ( un po' come succedeva in The Fighter altro film in cui Christian Bale furoreggia ) e poi si racconta una storia di dolore , di disperazione senza che la catarsi sia necessaria.
Mentre guardavo Out of the furnace - Il fuoco della vendetta ( complimenti vivissimi al titolista italiano sempre brillante e sul pezzo ) più di una volta ho pensato che una storia come questa poteva essere raccontata in uno dei romanzi di Dennis Lehane, più di una volta ho pensato che dietro alla macchina da presa avrebbe dovuto esserci Clint Eastwood per raccontare una vicenda di questo tipo che , a mio parere , rientra perfettamente nelle sue corde emotive.
E invece no, c'è Scott Cooper,uno che ha lucrato un Oscar al suo esordio da regista con un film  come ce ne sono tanti, Crazy Heart , che ha avuto il solo merito di essere un ottimo veicolo promozionale del grande Jeff Bridges alla corsa agli Oscar, un regista che non si discosta da una medietà ormai consueta nei professionals hollywoodiani, quella pattuglia di registi di riserva che possono essere chiamati alla bisogna in qualsiasi momento.
Intendiamoci la sua regia non è male, cattura bene l'ambientazione e fa anche un ottimo lavoro con gli attori ( anche se la sensazione è che con un set con Christian Bale, Woody Harrelson, Sam Sheperd e Willem Dafoe, Forest Whitaker tralasciando volutamente l'Affleck minore, comandino più loro ) ma si dimostra scolastico in molti passaggi citando a profusione molto cinema americano anni '70 e soprattutto Cimino.
La citazione a Il cacciatore è talmente ostentata  che quasi infastidisce per eccesso di ingenuità.
Sarà bravo Cooper ma non è Cimino e neanche Eastwood.
L'epopea familiare raccontata da Out of the furnace - Il fuoco della vendetta da accorata fotografia di una crisi economica e morale, universale e privata, assume presto  toni steinbeckiani nell'inerpicarsi per il disagevole sentiero del revenge movie.
Mentre tutto si tinge di sangue e di noir, il personaggio di Russell è l'unico che si evolve durante il film, unica figura multidimensionale in un mondo di figurine piatte a cui la tecnica e il savoir faire attoriale cerca di dare colore.
Harrelson è un villain che fa veramente paura perchè è un  buzzurro dalle facoltà mentali limitate e per questo capace di tutto, Dafoe è schiacciato in un personaggio di contorno, Affleck non sembra avere il physique du role per essere un campione nel combattimento a mani nude.
E che diamine, non ha il fisico di Eastwood o di Bronson, suoi illustri predecessori nei combattimenti clandestini.
Out of the furnace- Il fuoco della vendetta è un film che affabula ma non convince realmente , è un po' troppo in mezzo al guado tra epopea familiare, vendetta personale e noir per volare veramente alto, probabilmente anche una bella sforbiciata nella prima parte avrebbe giovato mentre il finale è rapido, quasi improvviso.
Permane la sensazione di un'occasione sprecata, con un cast all stars di questa qualità era obbligatorio fare di più....
Eppure non riesco a volergli male...

PERCHE' SI : cast all stars, buon lavoro sull'ambientazione , cinema che si richiama ai classici americani
PERCHE' NO : la regia è ad opera di un mestierante che cita maestri in modo anche ingenuo, personaggi piatti e che non evolvono.

( VOTO : 6,5 / 10 )

Out of the Furnace (2013) on IMDb

sabato 30 agosto 2014

Babystting ( 2014 )

Franck è un grafico , disegnatore di fumetti in cerca di successo che lavora presso la casa editrice di Marc.Nel giorno del suo trentesimo compleanno , Marc lo coopta per fare da babysitter a suo figlio Remy, dieci anni, antipatico e maleducato soprattutto perchè arrabbiato con un padre assente come pochi.
Franck ha un approccio non facile col bambino e viene raggiunto alla villa di Marc dai suoi amici Alex e Sam a cui si unisce Sonia, ex di Franck di cui lui è tuttora innamorato.
Vogliono festeggiare il compleanno di Franck in grande stile, i 30 anni vengono una volta sola.
Marc e la moglie devono stare via un paio di giorni per assistere a una premiazione ma il giorno dopo la loro partenza vengono contattati dalla polizia perché Remy è sparito, una macchina da svariate migliaia di euro è distrutta e la villa messa a soqquadro.
Per capire quello che è successo i genitori di Remy e i poliziotti cominciano a guardare il filmato registrato da una telecamera trovata nel salone della villa.
E otterranno tutte le risposte...o quasi...
E così anche il cinema francese racconta una notte da leoni, genere che nel cinema USA ha raggranellato diversi milioncini di incasso sparsi per vari film.
E la racconta con lo stile del found footage ( non puro, diciamo che è ibridato perché il racconto si snoda su vari piani) un po' come succede a diversa paccottiglia horror.
In più Babysitting si inserisce a gamba tesa nel filone della festa col botto e lo fa seguendo le stesse coordinate stilistiche di Project X, storia di un gruppo di studentelli decerebrati che organizzavano una festa "mitica".
Qui siamo dalle stesse parti ma si abiura dall'elettroencefalogramma piatto che caratterizzava quel film.
I protagonisti di questo film sono nerd trentenni che ancora non hanno trovato la loro strada, Franck è una sorta di Paolino Paperino a cui ne succedono di tutti i colori e che cerca sempre di mettere una pezza a quello che sta succedendo.
Finendo col provocare un danno più grosso.
Poche chiacchiere: Babysitting non è un film per fini dicitori.
Ma è un qualcosa che mi ha fatto ridere di brutto dal primo all'ultimo minuto e questo mi basta per promuoverlo a pieni voti.
E questo perchè Babysitting si dimostra una fucina di trovate e di cattivo gusto che si richiama al cinema americano caricandolo di senape tipicamente francese.
Tra una corsa di go kart su strada ( e sinceramente se hanno girato la scena su una vera strada senza effetti speciali, tanto di cappello), una canzone cantata, stonando, a squarciagola,  mentre sullo sfondo un gruppo di debosciati mascherati da tirolesi alle loro spalle si prodigano in un ballo orribile, uno schiaffeggiamento a colpi di chiappa a cui si sottopone Franck durante il film e poi tutti i personaggi principali nei titoli di coda , un commissario di polizia capace di dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, piano piano la festa prende forma.
E sarà col botto come detto sopra.
Evitabile la solita pappardella finale del rapporto tra padre e figli che carica il film di un moralismo di cui se ne era amabilmente fregato per tutta la durata della proiezione.
Bravo il protagonista Philippe Lacheau, faccia da nerd come poche, che il film oltre ad averlo recitato l'ha cosceneggiato ( assieme agli attori che recitano nella parte di Alex e Sam che con lui formano in questo film un team molto affiatato, probabilmente non solo sul set) e codiretto.
E' vero, non è nulla di originale, è a metà tra Una notte da leoni e Project X, è francese e questo per qualcuno può essere un aggravante ma una possibilità gliela darei.
Fa ridere e anche parecchio....
Ottimo e inaspettato successo al box office francese

PERCHE' SI : fa ridere veramente di pancia , bravi i protagonisti con la loro aria di complicità, dura meno di 90 minuti, ricco di trovate, fantastica corsa di go kart in mezzo ad automobili normali

PERCHE' NO : manca di originalità, è parzialmente girato con la tecnica del found footage, pappardella moralistica finale che avrei volentieri evitato.

( VOTO : 7 / 10 )

Babysitting (2014) on IMDb

venerdì 29 agosto 2014

Splice ( 2009 )

Due ingegneri generici, ricercatori nel campo dell'ibirdazione, Clive Nicoli ed Elsa Kast, sperano di ottenere fama e successo dalla loro creatura ottenuta mescolando il genoma di diversi animali.
Più importante la ricerca o il mercato?
In tempi di genetica aberrata, di animali (e bancomat) clonati ,  non poteva mancare il nuovo Frankenstein. 
Però si chiama Splice (tecnica di ibridazione genetica di più specie) e non ha le cicatrici come quello originale. E' femmina, calva ha una coda contundente e appiombi messi al contrario ,un pò come quelli di Varenne.
Il nuovo film di Vincenzo Natali, progetto tenuto anni e anni nel cassetto ha l'aspetto un pò stantio del modernariato d'annata.
Ci sono gli scienziati che fanno quello che non dovrebbero, c'è l'industria farmaceutica che se ne sbatte della ricerca e vuole solo soldi, ci sono un paio di mostri carnei chiamati Ginger e Fred, figli di Cronenberg e nipotini dell'Alien(o) di Giger che invece di rappresentare la nuova frontiera della genetica si ammazzano l'un con l'altro alla loro presentazione facendo fare una bella figura da cioccolatai ai loro creatori.
Ma non basta : Elsa e Clive, i due scienziati protagonisti creano con genoma anche umano Dren, essere anfibio con spiccate caratteristiche umane.
Il problema è che cresce troppo velocemente e a un certo punto le spuntano anche le ali come se avesse bevuto una Red Bull.
E ne succedono tante altre.
Splice è un pastrocchio forte di una discreta intelaiatura visiva ma assolutamente deficitario sotto il profilo della sostanza.

Natali lavora bene sugli ambienti rendendoli claustrofobici ma mette troppa carne al fuoco con temi etici troppo alti per un semplice film di fantascienza, domande senza risposta sul bisogno di maternità e il solito sempiterno messaggino annesso che alla Natura deve essere lasciato sempre fare il suo corso, senza interferenze altrimenti succedono guai.
Quello che dovrebbe essere l'itinerario di formazione di Dren, ibrido con troppa anima al servizio del semplice istinto ormonale, si trasforma in realtà in una discesa agli inferi e in una lotta alle gerarchie precostituite in cui Dren cerca prima di accoppiarsi col maschio alfa e poi di sostituirlo direttamente.

Un vero peccato che le tematiche più stimolanti siano banalizzate nel nome della semplificazione, il mistero racchiuso dentro Dren non solletica più di tanto.
Alcune cadute di tono hanno quasi del clamoroso: la scena di ballo tra Dren e Clive, la loro scena di sesso e anche quella tra Clive ed Elsa hot come un distributore automatico di grattachecca.
Per non parlare poi del finale ai limiti del ridicolo involontario.
Un vero peccato,poteva venir fuori un piccolo cult nel solco di Cronenberg e invece...

PERCHE'SI : bel lavoro sull'ambientazione, un film di sci fi che cerca di avvicinarsi a tematiche "alte"

PERCHE' NO: troppa carne al fuoco, finale ridicolo, scene scults.

( VOTO : 4,5 / 10 ) 

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giovedì 28 agosto 2014

Locke ( 2013 )

Ivan Locke è il manager di una impresa edilizia alla vigilia della più importante colata di calcestruzzo di tutta la sua carriera. I problemi abbondano anche alla fine della giornata lavorativa tra burocrazia e cavilli tecnici ma in questo momento la questione principale della vita di Ivan è un ' altra.
Mentre sta guidando apprende la notizia che una donna, avventura extraconiugale di qualche mese prima, sta partorendo suo figlio e lui si dirige verso Londra ad assistere al parto.
In un labirinto di telefonate sempre più aggrovigliato assistiamo all'implosione della vita di Locke che prima di salire in auto era un bravo marito e un ottimo costruttore.
Quando scenderà dalla macchina , a Londra, forse, non lo sarà più....
Sinceramente avevo un po' di paura ad approcciarmi a questo film di Steven Knight, strombazzatissimo ( a ragione ) sceneggiatore de La promessa dell'assassino, uno degli ultimi Cronenberg degni di cotanto nome, e regista di Redemption.
Un film che si porta dietro l'aura di quasi capolavoro fin dalla sua prima proiezione in quel di Venezia del 2013, esattamente un anno fa.
Sarà , ma quando tutti urlano al capolavoro, io mi inquieto sempre un po', perché la paura della delusione per le aspettative un po' troppo alte è sempre dietro l'angolo.
Fortunatamente non è questo il caso: certo, il mio concetto di capolavoro è un altro, però non posso fare altro che inchinarmi di fronte a Knight e al suo film, come mi inchino di fronte a tutte quelle pellicole che sono girate con pochissimi soldi e tanti piccoli lampi di genio.
Intanto bisogna riconoscere che la cosa migliore di Locke è l'idea forte che ne è basamento e insieme struttura portante.
Se Hitchcock aveva teorizzato il thriller nei piccolissimi spazi di una scialuppa di salvataggio in Prigionieri dell'oceano o anche in due stanze come in Nodo alla gola, qui Knight rimpicciolisce ancora di più lo spazio, fa scomparire scenografie e artifici vari e serve allo spettatore su un piatto argentato un thriller girato per intero nell'abitacolo di un piccolo SUV.
Il viaggio verso Londra è un susseguirsi complicato ma mai caotico di telefonate che si traducono tutte o quasi in ennesime complicazioni della vita di un tranquillo e meticoloso manager edilizio, uno abituato a costruire palazzi e che , seduto al posto di guida della sua auto, cerca disperatamente di evitare la totale demolizione della propria vita sentimentale e lavorativa.
Oltre a parlare a interlocutori dall'altra parte del filo del telefono, Locke parla anche a se stesso in un accorato flusso di coscienza in cui protagonista è la figura parterna.
Quel tragitto in autostrada nel mezzo del traffico notturno è la metafora della sua vita che kilometro dopo kilometro assume sempre più la connotazione di contrappasso dantesco.
Tutto sembra ritorcersi contro di lui eppure lui è costretto ad andare avanti e lo fa nonostante tutto e tutti.
E'tutta una questione di scelte morali: Locke potrebbe disinteressarsi di quella donna di cui neanche ricorda il nome che però sta partorendo quello che lei asserisce essere figlio suo , ma la coscienza gli intima di andare da lei, a costo di disintegrare la sua vita fatta di una famiglia ignara di tutto e di un lavoro importantissimo che passa inevitabilmente in secondo piano.
Con il rischio anche di perderlo se lui l'indomani mattina non si presenterà al suo cantiere.
Knight costruisce 85 minuti di tensione che non scemano neanche per un attimo, tiene lo spettatore costantemente sulle spine, vittima come Locke di un uragano di squilli , di avvisi di chiamata e di voci che mettono a dura prova la psiche già abbastanza scossa del protagonista.
Una parola anche su di lui, un fantastico Tom Hardy, attore che in questo film rinuncia a tutta la sua prorompente fisicità per consegnare ai posteri una prova davvero ammirevole, un one man show che resterà per molti anni il fiore all'occhiello della sua carriera.
Come non si può far altro che ammirare questo film, sicuramente non adatto a tutti ma che ha un'idea alla base francamente geniale e che tecnicamente si rivela un piccolo miracolo di perfezione.

PERCHE' SI : idea alla base del film che rasenta il genio, thriller tesissimo dal primo all'ultimo minuto, Tom Hardy perfetto.
PERCHE' NO : talmente originale che potrebbe non piacere ai fan del cinema buzzurro e caciarone

( VOTO : 8 / 10 )

Locke (2013) on IMDb

mercoledì 27 agosto 2014

Il mio quattrozampe e io - Rio


 Dopo un paio di settimane di pausa estiva ( eh eh , si fa per dire ) ritorna la rubrica più amata da ogni animale di tutta la blogosfera ( provate a smentirmi se siete capaci , aha ah ah ah !!!).
Oggi è la volta di un bel cagnolone, decisamente in minoranza in questa rubrica, e pure bello grosso.
Il proprietario è Alex, gestore del blog MySo Called ( un) Life, un blog che tra poco festeggerà i 10 anni di vita e i 4000 post pubblicati.
E , come, voi siete ancora qua e non l'avete ancora visitato?
Si parla di cinema , di televisione, di ristoranti , di tutto e di più.
Visitatillo ( stile Sofia Loren) che ne vale la pena.
Cominciamo la nostra chiacchierata.
1) Ciao Alex.Presentati e presenta il tuo amico a quattrozampe.

Ciao, Bradipo, e salve a tutti. Mi presento, sono Alex e ho 27 anni. Vivo a Jesolo, una località che non ha nulla da offrire, a meno che tu non sia un truzzo che ama aperitivi e discoteche o un patito del mare, e scrivo sul mio blog da ormai nove anni (il prossimo febbraio saranno dieci!), anche se ultimamente mi domando cosa mi spinga a continuare, visto che i primi anni era un blog molto commentato e i miei post comparivano spesso sulla home di Libero (due volte addirittura sulla rivista "Panorama") mentre, da quando ho iniziato a scrivere quasi esclusivamente di film, non mi ca... ehm, considera più nessuno xD Passando al mio quattrozampe, si chiama Rio ed è un meticcio (setter + labrador, dicono) ( io ci vedrei più labrador + rottweiler a giudicare dalla focatura e dalla mascella piuttosto larga) di quasi cinque anni. Amo i cani da quando ho ricordi, ma non ne ho mai avuti (una mia nonna ha paura e me l'ha sempre
impedito). Quando una mia ex trovò un annuncio di cuccioli in addozione, però, ne ho approfittato e me ne sono fregato degli altri. Non ce la facevo più a resistere. L'ho portato a casa che aveva solo due mesi e pesava 9 kg, mentre ora è un bestione di 35 kg. Tutto pepe e dolcezza! E' un coccolone, quando vuole lui, e adora stare sul lettone a farsi coccolare. Ma ciò che preferisce è sicuramente fare lunghe "passeggiate" (a dire il vero, tira come un toro!) nella natura, specie vicino a corsi d'acqua, come laghi e ruscelli, in cui ama tuffarsi. Purtroppo, tra il lavoro e altri problemi, non riesco mai a dedicargli abbastanza tempo, ma ogni ritaglio di tempo libero (che sia la pausa pranzo o i dieci minuti prima di andare a lavoro al mattino) è suo! Basta, che dire?, da quando se ne sono andati tutti e sono rimasto a casa da solo, è l'unico che mi fa compagnia e, ovviamente, è la "cosa" più importante per me.

2) Uh che bel cagnolone, Rio, bello grosso. Ti ha condizionato mai in qualcosa?

Beh, indubbiamente. Avere un cane, specie se grande, porta tanti lati positivi, ma anche alcune limitazioni. Poi è  questione di situazioni e la mia non è delle migliori. Diciamo che, più che altro, mi rende difficile star via di casa più di una giornata, perché mi secca lasciarlo da solo più del necessario e non lo trovo giusto. Poi, ovvio, quando sono in giro con lui (se ne ho la possibilità, adoro fargli scoprire posti nuovi!), non posso entrare ovunque (chiese, musei, locali,...), se non approfittando dell'immensa pazienza della mia ragazza (se sono chiese o luoghi visitabili in pochi minuti, uno dei due sta fuori col cane e l'altro entra e poi si fa a cambio). Inoltre è un cane che necessita di movimento, quindi, essendo sempre a lavoro, devo sacrificare quel poco tempo libero che mi resta per portarlo a passeggio o a correre. Ma, vabbè, è un buon motivo per non poltrire sempre davanti al pc :D


3) Che cosa pensi dei rudi omaccioni come me che si spupazzano amorevolmente un trekilidicane portandosela dietro da tutte le parti?

A dire il vero amo tutti gli animali, grandi e piccini, ma, se devo essere sincero, preferisco di gran lunga i cani grandi (fai tu che le mie razze preferite sono il bovaro del Bernese e il pastore del Caucaso) e non vedo di buon occhio i "topolini da borsetta" (pinscher, chihuahua, maltesi, ecc...). Ma chi sono io per giudicare? :P Gli animali vanno amati tutti!



4) Che sensazione è vivere " da solo " con lui?

Mah, per me è piacevole. Sono una persona molto solitaria e non ho molti amici. Diciamo che lui è il fratellino (anche se io lo considero più un figlio xD) che non ho mai avuto. Anche se non parla, mi fa sentire bene stare in sua compagnia. Per lui, invece, penso sia parecchio noioso, dal momento che, quando non ci sono io (e, tra lavoro e palestra, nei giorni lavorativi sono via almeno 11-12 ore al giorno), è da solo e non ha nulla da fare...


5) Sei di Jesolo, una delle località balneari più rinomate in Italia. Eppure non ne parli benissimo. Che cosa c'è che non vada in Jesolo? Troppo progettata esclusivamente per turisti?

Esattamente! Diciamo che è il classico esempio del detto "Non è tutto oro quel che luccica". Se ne parla molto, è vero, e un sacco di gente continua a passarci le vacanze estive, ma cosa offre, davvero? Ok, c'è il mare (ma nulla a che vedere con il mare del Sud Italia! Quest'anno ci sono andato UNA VOLTA! Piuttosto preferisco andarci in inverno con Rio, che si diverte un mondo a correre come un pazzo sul bagnasciuga e a saltare in acqua come un delfino!) e molti locali e discoteche. Ma poi? Cinema? Il più vicino è a 20 km, ma i due multisala più decenti sono a quasi 40 km. Bowling? Idem, circa 35 km. Locali che organizzino concerti rock o alternativi? Sempre 35 km, minimo, tutto nel trevigiano. Capirai che, se non sei il tipico truzzetto, non hai vita facile. Jesolo è una località di mare che vive 3-4 mesi l'anno, ma in inverno sembra un villaggio fantasma, da quanto è grigia. Infatti, quando esco con gli amici, devo farmi ogni week-end almeno 25-30 km per fare qualcosa di decente, visto che qui è tutto chiuso. 



6) Lo sai che sei uno dei pochi possessori di cani che hanno partecipato a questa rubrichetta?

Ah sì? Probabilmente è perché avere un gatto -credo- è molto meno impegnativo e -forse- più economico.


7) Leggo che sono quasi dieci anni che hai un blog: io dieci anni fa non sapevo manco che cosa era un computer: come è cambiata la blogosfera in questo arco di tempo ( una vera e propria era geologica per ciò che riguarda la tecnologia?

Eh sì, il mio esordio nel web inteso come social (forum, prima, e blog, poi) risale al lontano Agosto 2004, con la prima connessione ADSL (prima ancora avevo una 56 k, da quando ero alle medie, ma era troppo lenta per rendere piacevole navigare). Il mio blog, però, nasce nel Febbraio 2005, dalla mia voglia di esprimermi apertamente, essendo io, invece, una persona totalmente chiusa, "in real". Cos'è cambiato, mi chiedi? A dire il vero, non ti saprei dire. Cioè, a livello generale, negli ultimi anni sicuramente sono nati migliaia, milioni di blog, grazie anche alla visibilità data dai media, ed è perfino nata una (quasi) professione, quella del blogger (food blogger, fashion blogger, ecc), cosa a dir poco impensabile, fino a qualche anno fa.


8) Perché non cambi piattaforma, tipo blogger o wordpress, non darebbe una spinta in termini di audience?

Ci ho pensato più volte, nel corso degli anni, ma uno dei miei difetti (?) è quello di non saper mai voltare pagina o chiudere un libro. Non butto mai via niente (ho ancora in soffitta praticamente qualsiasi oggetto sia stato mio, anche solo nei primi anni di vita). Perciò mi seccherebbe abbandonare il mio primo e unico blog (giunto a quasi 4000 post) per aprirne un altro... anche se, ora che ci penso, potrei semplicemente aprirne uno su blogspot e tenere anche questo, continuando a postare su entrambi.



9) Come si comporta Rio dal veterinario, cerca di azzannarlo e riportarsene un pezzo a casa oppure è tranquillo?

Nonostante la stazza possa incutere timore, come tutti i cani grandi, Rio è un bonaccione. Per cui dal veterinario è tranquillissimo e non ha mai morso nessuno. E' solo diffidente, infatti non accetta mai i biscottini che il veterinario prova sempre a offrirgli, nonostante sia un golosone.


10) Vedo che ami molto il cibo: tuo piatto preferito, quello che ti riesce meglio e tipo di cucina che gradisci di più?

Piatto preferito non ne ho uno, a dire il vero. A parte i dolci (mio punto debole, ma che sto cercando di ridurre al minimo, da quando faccio palestra), adoro la pizza, le grigliate di carne (con tanto di polenta e patate) e le lasagne al forno. Ma sono un ragazzo di bocca buona e sono davvero poche le cose che non mangio volentieri... Il piatto che mi riesce meglio è il tiramisù, o forse il salame al cioccolato. La cucina che preferisco è senza dubbio quella italiana (l'unica cosa, insieme all'arte/letteratura classica, che tutto il mondo dovrebbe invidiarci!), specie quella meridionale. 


11) Ami anche i videogames: tuoi games preferiti?

Domanda difficilissima! Gioco praticamente da quando so leggere e scrivere, forse anche prima. Ho iniziato col Commodore 64 a circa 5 anni e, da allora, non ho mai smesso. Avrei mille titoli da citare ma, se devo sceglierne solo uno, ti dico Kingdom Hearts, action-rpg per ps2 firmato Square-Enix che unisce i personaggi della classica saga Final Fantasy a quelli dei classici Disney. Un giocone che mi è rimasto nel cuore! Sicuramente non il più bello, oggettivamente, ma quello a cui sono più legato dal punto di vista emotivo.



12 ) E'il momento della domanda marzulliana: se Rio fosse un film, una canzone o un libro?

Questo tipo di domanda mi mette sempre in difficoltà. Nonostante abbia visto migliaia di film e conosca migliaia di canzoni (e abbia letto abbastanza libri), quando mi si chiede di paragonare me stessi o altri a qualcuno di questi, nella mia testa si crea il vuoto. Se fosse una canzone, sarebbe sicuramente qualcosa come "Born to be wild": anche se quella è principalmente incentrata sui bikers, Rio è sicuramente nato per essere un cane libero, selvatico; lo vedrei benissimo in un bosco, insieme ad un branco di lupi... Come film pensavo a qualcosa come "Beethoven" o "Piccola peste", ma non è così pestifero, dai. Come libro non saprei proprio...  


13 ) E se fosse un personaggio letterario, cinematografico o televisivo?

Mmm... Non saprei, davvero. Direi che Rio è molto simile a me, ma al momento non mi vengono in mente personaggi con le nostre stesse caratteristiche. Sarebbe un personaggio bello, ma che non ha amici né donne che lo considerano. Un personaggio buono, dolce, ma solo e con una vita vuota. Un po' uno sfigatello come me, insomma xD


14) Il viaggio che vorresti fare e che non hai mai potuto neanche pensare di organizzare?

E' da ormai dieci anni che sogno un viaggio in Giappone, ma servono soldi (tanti) e tempo (almeno due settimane di ferie continuative) e a me mancano entrambi, ahimé! Inoltre, con un cane e nessuno a cui lasciarlo, mi risulta alquanto impossibile.



15) E il viaggio che hai fatto a cui sei più legato?

Sinceramente non ne ho fatti moltissimi, purtroppo, nonostante viaggiare sia una delle pochissime cose (insieme a mangiare) che mi rende davvero felice. La città che più mi è piaciuta, forse, è Londra, ma anche il viaggio in Toscana (Lucca e Pisa), il primo fatto con la mia auto, in occasione del Lucca Comics, mi è rimasto nel cuore.


16) Titoli di coda: puoi dire quello che vuoi...

Ringrazio te, Bradipo, per avermi reso partecipe di questa tua interessante iniziativa e tutti quelli che leggeranno questo post. Se vi va, passate da me anche solo per un saluto. Altrimenti, va bene uguale. Buona giornata a tutti e un bacione ai vostri pelosetti , se ne avete :)

Decisamente istruttiva questa chiacchierata con Alex, non so per voi, ma per me è stata veramente parecchio interessante.
Come sempre ricordo che se volete iscrivervi fate sempre in tempo.
Basta un commentino.
La prossima settimana è il turno di Ester Moidil che l'altra volta aveva saltato il suo turno per impegni universitari.
E' l'occasione anche di sapere come sono andati gli esami.
That's all folks!!!!

martedì 26 agosto 2014

Here comes the devil ( 2012 )

Felix e Sol si sono presi un pomeriggio libero nei dintorni di Tijuana assieme ai loro figli Adolfo e Sara.
Quando i due ragazzi si allontanano per scalare una collinetta nelle vicinanze i genitori , in altre faccende affaccendati( leggasi sesso ) , si distraggono, si addormentano e scoprono che i loro figli non sono tornati dopo varie ore.
Allertano la polizia che comincia le ricerche il giorno dopo e comunque dopo poco tempo Adolfo e Sara vengono ritrovati.
Ma sono diversi da come erano prima, in particolare Sara mostra segni di violenza sessuale e la madre , seguendoli di nascosto, scopre anche che invece di andare a scuola i due tornano ogni giorno alla collinetta.
Felix e Sol credono che il colpevole della violenza sui loro figli sia il losco Lucio.
Lo uccidono ma ben presto verranno a sapere che non c'entrava nulla.
Qui c'entra il Maligno in persona....
Non avevo mai avuto il piacere, si fa per dire, di conoscere vita e opere di Adrian Garcia Bogliano, eccetto che per il suo segmento ( B per Bigfoot) del film collettivo The ABC's Fo Death.
Segmento passato direttamente nel dimenticatoio.
Eppure questo è un signore spagnolo che lavora in Messico e che a 34 anni compiuti ha nel suo curriculum già una ventina di regie, tra cui qualche corto.
Ecco, dopo aver visto Here comes the devil, dubito che cercherò di nuovo delle sue opere.
Mettersi a vedere questo film è come accomodarsi nella macchina del tempo e  ritornare alla sexploitation anni '70 con l'aggravante che in quegli anni quelle pellicole avevano quel dilettantismo ostentato che donava loro una patina naif, mentre ora parliamo di una brutta rievocazione di quegli anni fatta da uno che sembra non sapere neanche da che parte si guarda nelle cinepresa.
O almeno così sembra.
Uno può passare sopra sulla fissa del sesso che sembra avere questo signorino ( e non è possibile che i due protagonisti pensino solo a trombare o a titillarsi anche nelle situazioni emotivamente più complesse o che il film parta con ua lunga sequenza lesbo che sembra appiccicata al resto del film come un post it sul frigorifero) ma non si può passare sopra su tutta una serie di strafalcioni tecnici che "allietano" la visione oppure su musiche che sembrano messe ad minchiam durante le varie sequenze.
La cosa che fa innervosire di più è che il film poteva avere anche tutte le potenzialità per essere qualcosa di gradevole: sono evidenti i richiami a Picnic ad Hanging Rock e anche quelli a Rosemary's baby  e non nascondo che leggendo la trama mi sembrava di aver scoperto un piccolo cult.
E invece no. girato con stile anni '70, citazione voluta o meno non sono in grado di stabilirlo, con attori che sembrano quelli della telenovela in piemontese di Mai dire tv della Gialappa's Band, Here comes the devil è un film che disturba non per quello che racconta ma per il modo immondo in cui lo racconta, dilettantesco oltre ogni forma di giustificazione.
Quasi da far rimpiangere i film della Asylum.
E ho detto tutto.
Ma, con mio estremo sgomento, in rete si trovano fior di recensioni positive di questo filmaccio girato con la mano sinistra,addirittura ho letto anche di attori che svolgono egregiamente il loro lavoro, mentre per quanto mi riguarda sono solo braccia rubate al narcotraffico di Tijuana.
E fior di analisi di sottotesti che a mio parere esulano totalmente dalle intenzioni dell'autore di questa pellicola, l'Adrian Garcia Bogliano che il film se lo è scritto pure.
Però per qualcuno sesso, sangue e Diavolo in dosi generose può anche essere un cocktail accattivante...

PERCHE' SI : non saprei, il sesso mostrato piuttosto esplicitamente ? il problema è che siamo in un horror non in un porno soft
PERCHE' NO : strafalcioni tecnici come se piovesse, musiche che partono ad minchiam durante le sequenze, una sceneggiatura con più buchi di una forma di gruviera.

( VOTO : 1,5 / 10 ) 

Here Comes the Devil (2012) on IMDb

lunedì 25 agosto 2014

Cattivi vicini ( 2014 )

Mac è sposato con Kelly e da poco è nata la loro prima figlia Stella.
 Si trasferiscono in una villetta in un quartiere residenziale per vivere una tranquilla vita medio borghese e ci stanno riuscendo, con tutti i problemi connessi dovuti all'arrivo di un figlio piccolo, quando a fianco a loro si stabilisce una confraternita universitaria che esagera in feste e baccanali vari.
Dopo qualche schermaglia per avere un po' di tranquillità e di sonno notturno, si apre una vera e propria guerra senza esclusioni di colpi tra Mac e Kelly da una parte e il capo della confraternita Teddy dall'altra.
Nel quartiere ne rimarrà soltanto uno tra loro: la famiglia o la confraternita?
Nicholas Stoller , il regista di Cattivi vicini , è compagnuccio di merende di Jason Segel e fa parte di tutta quella nidiata artistica uscita dal cantiere di Judd Apatow.
Quindi volgarità a go-go , pesanti allusioni sessuali, comicità scorretta politicamente, qualcosa che inciti alla risata grassa, grassissima insomma.
Ma se dovessimo ritenere Cattivi vicini solo questo , probabilmente si commetterebbe un clamoroso errore di sottovalutazione.
Perché qui il punto cardine del film non sembra il solito stile apatowiano.
Sembra che ci sia qualcosa di più sofisiticato alla base di tutto: c'è una sorta di operazione recupero di due film interpretati da John Belushi nella sua breve carriera e cioè Animal House e I vicini di casa.
Da una parte il modello di festa animalesca in cui si beve fino a spappolarsi il fegato e si fuma fino a che si mandano in pappa le connessioni neurali, dall'altra un'operazione di ribaltamento dei soliti canoni di comicità.
Se nel travagliato film di Avildsen, I vicini di casa, lo scatenato Belushi quasi per scherzo ( la leggenda narra che lui e Dan Aykroyd si fossero scambiati la parte proprio appena prima delle riprese) si ritagliò la parte del nevrotico impiegatuccio grigio come gli abiti che indossava e assolutamente refrattario a emozioni e trasgressioni varie, nel film di Stoller assistiamo a un'operazione di questo genere con il solitamente scatenato Seth Rogen nella parte del padre amorevole, Rose Byrne in quelli della mamma che ha in sè una bella dose di perfidia e Zac Efron in quello del perverso capo della confraternita.
Insomma un'operazione di ribaltamento dei ruoli che di solito vengono assegnati alle stars del cast ma è un ribaltamento che non va fino in fondo perché , tirando le somme, alla fine quello più scatenato di tutti risulta sempre Seth Rogen che sorregge l'intero film sulle spalle con l'ausilio dei due gentili comprimari di cui sopra.
Anche perché non si riesce a scindere totalmente la figura di Zac Efron dal suo passato da star di musical per teen agers e quella di Rose Byrne da anti-eroina un po' sfigatella di di commedie sentimentali, nonostante usino continuamente linguaggio da camionista l'uno, con annesse fumate di sostanze poco legale e ubriacature come se non ci fosse un domani, e nonostante cerchino di apparire molto più moderni e ggiovani l'altra, con risultati non propriamente irresistibili.
Cattivi vicini diverte ma non sfonda il muro del suono della risata grassa: il guaio è che la gag migliore di tutto il film la spara all'inizio, dopo pochi secondi: il tentativo goffo e maldestro di Mac e Kelly di fare sesso con la piccola Stella che si ostina a guardare.
Ecco, se un altro tema voleva toccare questo film è quello della crescita: in fondo Mac rivede se stesso nel più giovane Teddy, almeno dal punto di vista degli eccessi di ogni tipo.
Diciamo che è una versione cresciuta di Teddy,un uomo che si sta affacciando alla maturità ( presunta) che quindi sta tentando di completare l'ultimo step della sua crescita di uomo.
Con risultati alterni ed esilaranti: del resto con i pargoli in casa quanto è difficile ritagliarsi un momento di intimità con il/la proprio/a partner?
Problemi che hanno più o meno tutti i genitori e su cui si cerca di riderci un po' sopra.
Grande successo al box office americano.

PERCHE' SI : Seth Rogen scatenatissimo, omaggio a John Belushi
PERCHE' NO : Zac Efron non ha la faccia da " cattivo" e al visino angelico di Rose Byrne mal si addice la perfidia. Non sfonda il muro del suono della risata grassa.

( VOTO : 6,5 / 10 ) 

Neighbors (2014) on IMDb

domenica 24 agosto 2014

Hold your breath ( 2012 )

Sette amici in gita fuori porta con le tende passano davanti a un cimitero oggetto di una leggenda: devono trattenere il respiro quando gli passano davanti altrimenti saranno vittime di uno spirito maligno.
Uno di loro si rifiuta di farlo e diventa vittima dello spirito di un serial killer giustiziato sulla sedia elettrica nel 1958 nella prigione dismessa che è lì nelle vicinanze.
Il problema è che questo serial killer, che ha la fissa di cavare gli occhi alle sue vittime, passa da un corpo all'altro con il respiro e vuole uccidere tutti gli altri componenti del gruppo....
Quante volte succede che leggi la trama di un film , ne sei interessato e parti alla visione senza anteporre ulteriori indugi?
Ecco, questo è uno dei casi che ho appena descritto.
Questo fatto dello spirito che passa da un corpo all'altro mi ha sempre intrippato sin da L'esorcista di Friedkin e  da Sotto Shock di Wes Craven ( a proposito l'inizio è ricalcato proprio su questo film) , passando per le varie incarnazioni degli Ultracorpi e finendo con Il tocco del male, film in cui Denzelo Washingtone nostro si faceva contaminare da un demone che amava cantare i Rolling Stones.
Tutto bello.
Però.....
Ecco c'è un però.
Avevo giurato che non ci sarei ricascato ma stavolta ci sono cascato in maniera inconsapevole.
Non lo sapevo.
Quando ho visto quella scritta The Asylum che campeggiava lì , in bella mostra , all'inizio dei titoli di testa, devo ammettere che mi si è gelato il sangue per un attimo.
Noooooo, un'altra merdata della Asylum, di quelle che però non sanno neanche da che parte abita l'ironia.
Altro che i tornado di squali, qui piovono clichet, anzi grandinano.
A parte l'incipit nel 1958, che pure la metà della bava che hanno messo nella bocca del serial killer che stavano arrostendo sulla sedia elettrica bastava ( e poi per favore se lo avete appena giustiziato non può continuare a respirare e checcazzo! ) , lo spunto è quello visto in millemila film horror con tipizzazione standard dei protagonisti, tutta carne da macello sin dalla prima inquadratura e che risponde a un preciso clichet:
1) IL CAPOBRANCO :uno che ovvia alla sua scarsa prestanza fisica con una specie di SUV camionato, marca Chevrolet ma con lo stemma maldestramente camuffato. In compenso a differenza di tutti gli altri  tromba come un riccio con
2) LA BRUTTA GENEROSA: procace ma con faccia da troione della periferia di Calcutta, trova ogni occasione di appiccicarsi al suo bello, manco fosse in un film porno. Mostra generosamente le tette e si produce in acrobazie in orizzontale che sembrano piacere molto al suo partner.Visto che è un po' cozza è amica di due :
3) BELLE MA STUPIDE : una bionda e una mora, sorelle con il coefficiente intellettivo del totano già cotto nella pentola a pressione. Notevoli, uno dei pochi motivi di continuare la visione.Sono tutte pappa e ciccia col
4) PALESTRATO: bello e stupido come le sue amiche, ha più sostanza cerebrale nei bicipiti che nella scatola cranica. Ha sempre un'espressione ebete stampata sul volto probabilmente effetto collaterale degli steroidi che assume in abbondanza.Per compensare le sua scarse facoltà mentali è amico del
5) SECCHIONE : nerd con l'occhialetto d'ordinanza, il classico tipo che accompagna le vecchiette ad attraversare la strada sulle strisce pedonali. Non sarebbe capace neanche di fare del male a una mosca, non beve , non fuma ed è esattamente l'opposto dello
6) STRAFUMATO SIMPATICONE: chissà perché l'abuso di cannabis ed analoghi deve far diventare per forza simpatici. A giudicare dal cimitero di birrette e ravioli che ha nella panza non stravizia solo in fumo ma anche in qualcosa d'altro. Ed è l'unico della compagnia che non tromberà mai in vita sua....

Quindi, dicevamo, a partire dalla tipizzazione dei protagonisti è poi tutto un correre precipitosamente verso l'abisso del nonsense, delle solite azioni ad minchiam e dei dialoghi che sembrano scritti dal fratello scemo di Stephen Seagal ( ammesso che ce l'abbia).
E poi questa fissa di cavare gli occhi: ma che schifo! e poi parlando da tecnico , non è mica così semplice tirarli fuori dalle orbite così belli integri, con tanto di nervo ottico attaccato....
Hold your breath , come avrete ben capito è un filmaccio da evitare come la peste bubbonica perché oltre che pieno di clichet è anche recitato male, ha la fotografia che va e che viene, i soliti effetti speciali che tanto speciali non sono, una regia che non sa neanche da che parte cominciare le varie sequenze.
Insomma la solita merdata della Asylum....

PER:CHE' SI : se piace l'ultratrash ..., le belle ma stupide sono veramente notevoli fisicamente.
PERCHE' NO è un film della Asylum e già ho detto tutto.

( VOTO : 2,5 / 10 ) 

Hold Your Breath (2012) on IMDb

sabato 23 agosto 2014

X Men - Giorni di un futuro passato ( 2014 )

Nel 2023 particolari robot, detti " Sentinelle", in grado di adattarsi a tutto e a mutare forma continuamente danno una caccia spietata ai mutanti e agli umani che collaborano con loro per sterminarli.
Un piccolo gruppo di mutanti superstiti si salva grazie alla capacità che ha Kitty Pride di proiettare la coscienza di un soggetto all'indietro nel tempo.
Si riuniscono anche col gruppo storico di X Men in un monastero cinese e decidono di mandare indietro nel 1973 Wolverine, l'unico di loro che avrebbe la capacità di sopravvivere dopo essere stato proiettato così indietro nel tempo.
Deve trovare Mystica e impedire che lei uccida lo scienziato Bolivar Trask, l'inventore delle " Sentinelle", evento che poi scatenò la caccia per l'assassina e , dopo la sua cattura, diede il via allo studio del suo DNA mutante per capire come ricrearlo in laboratorio.
Intanto nel 2023 le Sentinelle stanno per uccidere Charles e gli altri: manca pochissimo.
Il futuro deve essere modificato.
Ora.
Come ho già ribadito più volte parlando di X Men - L'inizio ( 2011 ) brillante  punto di ripartenza di una saga arrivata ormai a un punto di non ritorno, non sono mai stato un grande fan dei fumetti Marvel, anzi la mia cultura sui fumetti in genere è piuttosto deficitaria, e quindi il mio approccio a questo universo era quello di un ignorantone in materia, però affascinato dallo scoprire sempre nuovi mutanti e soprattutto i poteri che essi hanno.
Ecco perché , parte lo spin off Wolverine e qualche altra deviazione a margine, la saga degli X Men ha sempre riscosso la mia approvazione, tanto da fiondarmi al cinema per i primi due capitoli e ricavarne ottime impressione.
Le stesse ottime impressioni ricavate dal recente X Men - L'inizio, un trip continuato a scoprire nuovi mutanti.
E lo stesso trip che provo di fronte a questo X Men - Giorni di un futuro passato.
Dopo un inizio in cui sono rimasto piuttosto perplesso ( ammetto mi sembrava di aver sbagliato dvd , come se avessi messo un film di supereroi giapponesi o giù di lì ) con queste Sentinelle che tanto mi hanno ricordato il Terminator 2 mutaforma che è uno dei ricordi più indelebili della mia adolescenza cinematografica, finalmente si cominciano a vedere volti noti.
E il piacere aumenta quando ci si tuffa letteralmente nel paradosso temporale, un incrocio mefistofelico tra Ricomincio da capo, Terminator e Ritorno al futuro, una cosa che mi appassiona da morire.
Perché se c'è una cosa che amo vedere al cinema, ebbene quella sono i viaggi nel tempo.
Belli o brutti i film sui viaggi temporali cerco di vedermeli tutti e vado in brodo di giuggiole in special modo quando si ritorna nel passato per modificare qualcosa nella storia e nel futuro.
Proprio quello che succede in questo film.
Godimento assoluto quando vedo Wolverine col suo giubbottino di pelle anni '70, coi suoi occhialoni da sole e dalla sua andatura tamarra, così un po' a gambe larghe, da cavallerizzo,  data dall'abnorme sviluppo dei muscoli dorsali di Jackman ( a proposito ma quanto si è ingrossato per fare questo film? o è un effetto speciale computerizzato?).
Sembra un personaggio di American Hustle e poi, visto che deve cercare Jennifer Lawrence , un minimo di cortocircuito cinematografico viene servito su un piatto d'argento.
Maneggiare al cinema il paradosso temporale è faccenda delicata ed è ancora più delicata quando parliamo di un'intera saga cinematografica come quella degli X Men.
Spigolando in rete si parla di diversi errori di continuity ma sinceramente non me frega una beneamata mazza perché mi sono divertito parecchio a vedere questo film, come poche volte successe in questa estate deficitaria sotto tutti i punti di vista.
E poi vuoi mettere il godimento suino nel vedere tutti i personaggi della saga riuniti in un solo film?
E vuoi mettere il personaggio di Quicksilver, una specie di Flash teppistello adolescente che da solo vale il prezzo del biglietto?
Vedere per credere l'intera sequenza dell'evasione di Magneto, forse la cosa migliore di tutto il film.
Ci sarà un seguito , programmato per il 2016, credo, ma almeno questo è un film con una conclusione degna di questo nome.
Anche se quella sequenza in mezzo ai titoli di coda tra piramidi costruite con la telecinesi e i quattro cavalieri dell'Apocalisse una certa acquolina in bocca la fa venire...

PERCHE' SI : X Men alla loro massima espressione, nuovo punto di partenza della saga, tutti i personaggi riuniti in un solo film, Quicksilver, la sequenza dell'evasione di Magneto.
PERCHE' NO: inizio fuorviante e spiazzante in un futuro distopico come tanti altri, qualche errore di continuity leggendo nei vari siti specializzati...

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

X-Men: Days of Future Past (2014) on IMDb

venerdì 22 agosto 2014

La ragazza della porta accanto ( 2007 )

Un incidente avvenuto ai giorni nostri fa ricordare a David Moran, uomo attualmente di mezza età, l'estate del '58 e la sua amicizia con Meg, ragazza poco più grande di lui, allevata assieme alla sorella poliomielitica , dalla crudele zia Ruth che la fa crescere assieme ai suoi tre figli in un crescendo di prevaricazioni e torture psicologiche.
David però è costretto ad assistere anche a torture fisiche sulla povera Meg che aveva avuto la cattiva idea di raccontare di sua zia al poliziotto della cittadina in cui abitano e a non poter far nulla quando lei, imprigionata nel seminterrato della casa in cui abita, legata mani e piedi , costretta alla stazione eretta, totalmente ignuda, è destinata a subire ogni tipo di angheria e di violenza dalla psicopatica Ruth e dai suoi figli.
E anche altri ragazzi del paese che sanno o che hanno assistito non parlano, minacciati da Ruth.
La ragazza della porta accanto è ispirato al caso di Sylvia Likens ( che se avete un po' voglia di leggere, potete trovare qui) ed è tratto dall'omonimo romanzo di Jack Ketchum del 1989 a cui si è ispirato alla lontana anche Lucky McKee per il suo The Woman del 2011 ( di cui abbiamo già parlato qua ).
Diciamo che se uno avesse già visto il film appena citato gli viene a mancare l'effetto sorpresa anche se questa pellicola firmata da Gregory Wilson nel 2007 racconta la vicenda da un altro punto di vista fermandosi molto più in superficie rispetto a quanto fatto in The Woman.
Superficie ma per modo di dire perché nonostante una confezione un po' piatta e uno stile vagamente televisivo, di mazzate per lo spettatore ne volano tante anche qua, non mostrate chiaramente come succedeva nel film di McKee, ma suggerite in modo più che appropriato, determinando l'effetto voluto, vale a dire orrore e raccapriccio.
Se l'amicizia tra David e Meg è tratteggiata per sommi capi ( perché tirando le somme non si riesce a capire quanto fosse profondo il loro legame e soprattutto perché) la figura di Ruth Chandler col suo armamentario da psicopatica è scandagliato a dovere e , occorre dire, che il casting è perfetto in quanto la faccia di Blanche Baker incute paura solo a guardarla grazie soprattutto a  un trucco eccellente che ne fa risaltare la spigolosità dei lineamenti creando anche l'aspetto fisico di un'arpìa .
La seconda parte del film è ambientata per la quasi totalità del minutaggio nel seminterrato della casa di Ruth in un escalation di torture e di violenze veramente difficile da accettare e sopportare a cuor leggero.
E se poi si pensa che tutto è tratto da una storia realmente accaduta, beh, tutto diventa ancora più pesante e difficile da metabolizzare.
A tratti insostenibile.
Qui non ci troviamo di fronte a un torture porn da inserire tra gli epigoni dei vari Hostel o Saw, ma di un film che parla dei mostri che si aggirano nella profonda provincia americana bigotta e puritana.
Il fulcro non è la tortura in sè, di fatto più suggerita che mostrata al contrario di quello che succederebbe in un qualsiasi torture porn, ma è la cornice in cui vengono inserite, un substrato ambientale scompaginato che da solo non può però giustificare una crudeltà così esasperata verso una ragazzina, colpevole solo di esistere.
Un crescendo di delirio e di pazzia , un vorticoso giro di minacce fisiche e psicologiche e una sorta di fascinazione del male che contagia anche gli altri ragazzi che assistono nella massima indifferenza alle torture sulla povera Meg.
In una sequenza particolarmente efferata dal punto di vista psicologico quello che colpisce non è Ruth che sta scolpendo col fuoco una scritta infamante sull'addome di Meg, sconvolge molto di più che una ragazzina del quartiere assiste tranquillamente a tutto questo sorseggiando beatamente la sua Coca Cola.
La ragazza della porta accanto è uno di quei film di cui tutti parlano ma in realtà è stato visto molto meno di quanto ti aspetteresti nonostante annoveri tra i suoi fans un certo Stephen King che ha parlato di questo film come l'unico che lo abbia sconvolto veramente dai tempi di Henry,pioggia di sangue.
Il film di Wilson è molto più importante per quello che racconta piuttosto per come lo dice.
Ma al di là di una confezione e di una fotografia vagamente televisive è un qualcosa da ricordare.
E' la faccia nascosta del bellissimo Stand by me kinghiano.
A volte l'adolescenza non è un sogno a cui ancorarsi per stare bene....

PERCHE' SI : tratto da un incredibile storia vera, l'orrore più suggerito che mostrato è potentissimo, Blanche Baker incredibile ma anche il resto del cast funziona egregiamente.
PERCHE' NO : la regia non è il massimo, la confezione e la fotografia sono vagamente televisive.

( VOTO : 7 + / 10 ) 

The Girl Next Door (2007) on IMDb

giovedì 21 agosto 2014

Vinyan ( 2008 )

Sei mesi dopo lo tsunami del sud est asiatico dove hanno perso loro figlio, il piccolo Joshua, in Thailandia i coniugi Paul e Jeanne a una cena di beneficienza visionano un video.
E Jeanne si convince (irrazionalmente) che un bimbo che si vede di spalle e che indossa una magliettina rossa sia suo figlio.
Vinte le rimostranze del marito si affidano a un boss locale per cercare il bimbo nei villaggi costieri pagando fior di dollari. Il viaggio nella foresta pluviale, sempre più lontani da ogni forma di vita civile, muta ben presto in un incredibile processo di trasformazione delle proprie percezioni da parte di Jeanne che , animata da un fuoco che la lacera da dentro fa continuare le ricerche. 

Vinyan ( termine che indica lo  spirito di una madre inquieta) è il racconto della metamorfosi di una donna, di una  madre che da quando ha perso il suo unico figlio sente di non esserlo più.
E vuole tornare ad essere fonte di vita , addirittura vede Joshua praticamente in tutti i bambini che le si parano davanti. Oltre a completare un viaggio fisico Jeanne percorre tutti i gradini che la portano a scivolare nell'abisso 
Il fatto che venga tutto fatto su fiume o su coste può far pensare al furente Aguirre di Herzog (ma forse di più a certi suoi documentari) o anche al viaggio in direzione del cuore di tenebra di Apocalypse now. Ma sono riferimenti solo esteriori che non dicono nulla del cuore pulsante del cinema del talentuoso Du Welz.

Dopo Calvaire horror per certi versi sottostimato ma riconducibile alla nuova ondata di horror francofoni, con Vinyan il cineasta belga firma un film che fa dell'orrore sordo eppure lancinante la sua principale caratteristica.
Un horror antropologico, un film che lascia annichiliti nel suo percorso labirintico in cui la Beart dona corpo e anima a un personaggio progressivamente preda dei fantasmi dell'inconscio.
E' lei il fulcro del film, il suo essere donna libera in una terra in cui le donne sono atavicamente sottomesse, è una donna che vuole tornare ostinatamente a essere madre .
Sta qui la ragione di tutto.
Anche del pasto (nudo) rituale nel finale e dell'accarezzare incantati il corpo di un archetipo fatto madre.
Un sorriso liberatorio: l'ingresso definitivo in un mondo di senza nome. 
Du Welz regala al suo (ristretto) pubblico la prova tangibile di quanto grande sia il suo talento con una pellicola suscettibile di molteplici letture, filmata con stile nitido e coinvolgente.
La pioggia batte incessantemente sui corpi.

La Beart illumina tutto: ci si può perdere nei suoi occhi del color del mare sempre sul punto di essere offuscati da una lacrima...

PERCHE' SI : un horror che travalica i confini del genere, un viaggio alla ricerca di se stessi o una fuga dalla propria follia incipiente, c'è la Beart.
PERCHE' NO: astratto, talmente astratto che potrebbe non piacere ai patiti del genere, umidiccio in maniera fastidiosa, c'è la Beart post chirurgia plastica....

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

Vinyan (2008) on IMDb