I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

lunedì 19 marzo 2012

A bloody aria ( 2006 )



Spiazzante.
Questo il primo aggettivo che mi è venuto in mente appena terminata la visione di A Bloody Aria.
Sembra che il regista Shin-yeon Won, qui alla sua seconda prova, voglia disorientare volutamente lo spettatore con un giochino cinefilo in cui ogni volta che si pensa di aver capito come funziona, lui  cambia totalmente le regole.
La locandina del film è totalmente fuorviante: sembra di trovarsi davanti a un film comico, magari un pò trash, con dei figuri che non avrebbero sfigurato in Brutti , sporchi e cattivi di Scola, però con gli occhi a mandorla. Ridono sguaiatamente, addirittura c'è un poliziotto che sorride a favore di camera.
L'effetto della locandina è a dir poco straniante perchè è come se fosse raffigurato uno squartamento in primo piano, entrate in sala e vi trovate di fronte a un piagnucoloso remake di Marcellino pane e vino.
Dicevamo del gioco cinefilo: il film è letteralmente colmo di citazioni.
Si parte dal cinema coreano(Old Boy ha fatto stragi di cuori) con una vendetta che parte da così lontano da essere totalmente inaspettata, ma poi si cita tutto il cinema americano di genere dal Deliverance di Boorman( Un tranquillo weekend di paura) alle paure ancestrali delle famiglie "mostruose" di Le colline hanno gli occhi di Craven con in più cospicue spruzzate di The Texas Chainsaw Massacre( Non aprite quella porta).
Un uomo e una donna di città si ritrovano in un contesto assolutamente nuovo per loro,circondati da una natura matrigna e minacciati da marmaglia umana che a prima vista sembra non essere venuta mai a contatto con quella strana cosa chiamata civiltà.
Si ride a denti stretti (o meglio si ghigna) durante la prima parte ma poi col passare dei minuti l'efferatezza aumenta e vien fuori l'acefala mostruosità di questa umanità reietta che sembra volersi prendere una rivincita su coloro che li hanno confinati in una sorta di ghetto subculturale.
Il dato estremamente positivo di un film come questo è che, nonostante il citazionismo sfrenato, cerca di rifuggire lo stereotipo rielaborando i modelli in qualcosa di nuovo, in cui una sguaiata ironia fa da contraltare alle scariche di schiaffi, pugni e bastonate che "allietano" gran parte del film in un crescendo fino ad arrivare alla presenza in scena di una pistola.
D'altro canto però questa volontà di spiazzare è fin troppo programmatica: è evidente  che il regista si diverte a cambiare scenari e toni da una sequenza all'altra.
Sembra tutto un gioco ma ci scappa il morto.

A bloody aria è film che si ama o si odia con la stessa determinazione: dipende tutto dalla volontà dello spettatore di sottoporsi o meno al gioco, ma forse proprio per questa programmaticità nel voler spiazzare lo spettatore somiglia molto a un esercizio di stile studiato a tavolino.
Dal punto di vista formale colpisce per estrema pulizia dello stile: si va dai campi lunghissimi e dalle sequenze dilatate mutuate dai western di Sergio Leone, a raggelanti primi piani in cui viene fuori l'intensità degli attori, tutti molto convincenti nei rispettivi ruoli senza scendere a un livello caricaturale.
Ye-ryeon Cha è una vera visione con il suo volto angelico le sue gambe lunghissime e affusolate.
Piccola curiosità: nella parte iniziale del film quando il professore è in viaggio con la sua allieva ,lui risponde a una telefonata in italiano( naturalmente la pronuncia è quella che è) solo per fare un pò di scena di fronte a lei.

( VOTO : 6,5 / 10 ) 
A Bloody Aria (2006) on IMDb

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