I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 6 marzo 2012

Il Buono, il Matto e il Cattivo ( 2008 )


Chissà se a Leone sarebbe piaciuto questo omaggio al suo cinema.
Richiamato espressamente nel titolo e nella trama (il classico McGuffin della mappa contenente un favoloso quanto indeterminato tesoro che più passano i minuti meno interessa allo spettatore) il film del talentuosissimo Kim Ji-woon trova dopo 3 anni la distribuzione italiana.
E questo mi fa venire il sospetto che comunque coloro che importano film provenienti da cinematografie aliene ai grandi circuiti hollywoodiani abbiano comunque poca voglia di rischiare.
A parte i tre anni  intercorsi dall'uscita, tralasciando anche un successo al box office coreano che ha del clamoroso (oltre 44 milioni di dollari ,secondo negli incassi del 2008 dietro a Speed Scandal), Il Buono , il Matto e il Cattivo è un film che riprende il linguaggio dello spaghetti western in realtà ribaltandolo totalmente in una concezione anarchica di cinema in cui la componente visiva è di primaria importanza.
Il film di Kim Ji-woon sotto questo profilo è annichilente  per la  stilizzazione delle sequenze più temerarie: sguardo prospettico dall'alto, cinepresa che senza apparenti tagli di montaggio segue uno dei protagonisti in treno come ci si trovasse di fronte a un videogame con visuale in terza persona, una prima parte girata su un treno in corsa che entra di diritto in un'immaginaria playlist riguardante le migliori sequenze di sparatoria in un western.
Kim Ji-woon rilegge radicalmente lo spaghetti style adottando scelte di montaggio ardite, accumulando sequenze che spostano sempre più in alto l'asticella della difficoltà tecnica in un delirio pantagruelico di sparatorie, assalti all'arma bianca, imboscate, inseguimenti e duelli all'ultimo sangue.
E non importa se gli attori hanno gli occhi a mandorla: la bravura e l'estrema versatilità di gente come Lee Byung hun e Song Kang-ho è sotto gli occhi di tutti.

Il Buono, il Matto e il Cattivo non perde mai di vista il suo obiettivo principale che è quello di piacere al pubblico, è sempre in equilibrio tra tragedia e farsa con quest'ultima che fa costantemente capolino anche nelle sequenze più sanguinose.
A differenza del pastrocchio autoreferenziale di Sukiyaki Western Django targato Miike con la presenza di Tarantino come ingombrante sponsor, il film di Kim Ji-woon è un ritratto caleidoscopico della ritrovata vivacità del cinema coreano di genere che quando ha la possibilità di usare grossi budget( e questo era il più grosso budget mai stanziato per un film coreano, 17 milioni di dollari) arriva a competere col cinema hollywoodiano sul suo stesso terreno ma con un linguaggio nuovo, ancora più progredito.
Pur manifestando una certa "leggerezza" nell'intreccio narrativo e pur non potendolo definire pienamente riuscito sotto il profilo sostanziale (è chiaro che al regista interessa non tanto la storia quanto la sua illustrazione), Il Buono, il Matto e il Cattivo è film assolutamente da vedere perchè il suo linguaggio registico acrobatico permette di riscattare qualsiasi incertezza in fase di scrittura con una resa visiva nettamente superiore alla media.
Come omaggio al cinema di Sergio Leone e allo spaghetti western funziona egregiamente.
E io credo che sarebbe piaciuto al maestro romano.

( VOTO : 7 / 10 )  The Good, the Bad, the Weird (2008) on IMDb

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