I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 18 marzo 2012

Uzak ( 2003 )


Istanbul è un gigante addormentato, anestetizzato sotto una coltre di candida neve.
E allo stesso modo sono anestetizzate le coscienze di Mahmut, un passato di rimpianti sentimentali e professionali e Yussuf , cugino che dalla provincia è venuto a cercare fortuna ai cantieri portuali e si è installato nella casa dell'altro.
Mahmut aveva una moglie con cui sognava di vivere per l'eternità, aspirava a girare un film alla Tarkovskij (nume tutelare del cinema del regista turco) e si ritrova irrimediabilmente single, con una casa vuota come la sua vita sociale , a fare fotografie pseudoartistiche per cataloghi pubblicitari di piastrelle.
Yussuf è apatico, corre dietro alle gonnelle sconosciute che incontra nelle strade imbiancate della grande città, vive a un ritmo diverso dall'altro e non è che si sforzi più di tanto per cercare il tanto agognato lavoro.
Fatalmente la convivenza li porta a collidere in un percorso fatto più di silenzi allusivi che di parole o scoppi di rabbia.
La cinepresa di Nuri Bilge Ceylan  si muove impercettibilmente in una non-storia di piccoli conflitti quotidiani che a malapena fanno distinguere un giorno dall'altro.
Emerge quella sensazione di solitudine appiciccaticcia, quella in cui sei solo e non fai nulla per smuovere questo stato catatonico.
Mahmut fa il finto intellettuale, vede documentari su una televisione che ha 50 canali e secondo lui non trasmette nulla, poi quando è sicuro di non essere visto mette vhs osè, l'altro rubacchia telefonate e bighellona per la città senza meta.
Film più di suggestioni che di accadimenti, affresco statico di una fissità dell'animo scossa appena da un paio di rasoiate emotive ( la scena in cui Mahmut spia la moglie che parte , il topo catturato sulla soglia della cucina ), Uzak (Lontano) è già portatore di una cifra stilistica immediatamente riconoscibile, un cinema di geometrie variabili, di distanze .
Nuri Bilge Ceylan è un sublime dissezionatore di emozioni, dietro alla  cura certosina dell'inquadratura c'è l'amore per la narrazione sequenziale  a 24 fotogrammi al secondo.
Un'intrigante sintesi tra forma e sostanza.

( VOTO : 8 / 10 )

Distant (2002) on IMDb

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