I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 27 maggio 2012

Nacho Cerda's Death Trilogy ( 1990-1994-1998 )


Dopo aver inaugurato la stagione del 2 X 1 con la recensione di Loft del belga Erik Van Looy con annesso remake olandese, oggi inauguriamo la stagione del 3 X 1 con The Death Trilogy ( La trilogia de la muerte ) cioè la raccolta di cortometraggi ( The Awakening 1990, Aftermath 1994, Genesis 1998 ) di Nacho Cerdà, ex enfant prodige della scena horro spagnola.
1) The Awakening: corto di 8 minuti in bianco e nero, senza dialoghi in cui uno studente si addormenta in classe durante una lezione ( il professore è interpretato dallo stesso Nacho Cerdà) e scopre , prima da alcuni particolari ( il tempo per gli altri si è fermato , per lui no) e poi per averne diretta visione che il suo non è stato un semplice colpo di sonno.
Girato con pochissimi mezzi è un saggio di fine corso che ha il merito di riuscire a mettere a disagio lo spettatore in pochissimi istanti.Il mistero che sta alla base di tutto viene svelato gradualmente aggiungendo a ogni inquadratura piccoli particolari che riescono a essere inquietanti anche solo per il modo in cui la cinepresa si posa su di loro( tipo gli orologi).
SPOILER-SPOILER-SPOILER-SPOILER del resto è insita nell'uomo la domanda sul cosa c'è oltre la morte e questi pochi minuti cercano di dare una risposta. Altro capitolo toccato è quello delle esperienze extracorporee , quelle in cui qualcuno percepisce di trovarsi fuori dal proprio corpo mentre altri si stanno affannando per cercare di salvarne la vita. La luce in fondo al tunnel insomma , ma in The Awakening è qualcosa di leggermente diverso.FINE DELLO SPOILER-FINE DELLO SPOILER-FINE DELLO SPOILER.
2) Aftermath: se nel primo corto Nacho Cerda usava in punta di fioretto l'arma della suggestione, in Aftermath, corto a colori di 32 minuti circa, senza dialoghi, usa decisamente la sciabola. Nulla o quasi è lasciato all'immaginazione nella visualizzazione del lavoro in una sala autoptica. All'inizio tutto normale , si fa per dire, poi quando uno degli operatori rimane solo con un ultimo cadavere da dissezionare, quello di una giovane donna, è un crescendo di aberrazione fino ad arrivare alla necrofilia. La cinepresa di Nacho Cerdà infrange tabù uno dietro l'altro e anche nel finale c'è una volontà assoluta di creare shock e disgusto. Il regista ci parla della sua visione della vita attraverso la morte, i cadaveri che sono distesi su quei freddi tavoli metallici stanno per essere tagliati in tutti i modi ( quando va bene) o addirittura profanati con crudeltà assoluta. Quei corpi distesi, inermi, nudi , in cui non circola più l'afflato vitale sembrano lo stesso così vulnerabili. Anche se biologicamente non più vivi.

Si rimane impietriti a guardare Aftermath perchè è praticamente impossibile pensare a qualcuno che possa arrivare a tale grado di abiezione e di psicopatologia. Oltre a farci ritornare in mente che alla fine forse è meglio ritornare alla polvere da dove siamo venuti.
C'è una componente che manca a questo corto per renderlo "definitivo", ma non è colpa di Nacho Cerdà, il cinema è inadatto a fornire un'esperienza di questo tipo: manca l'odore.
Chi è entrato in una sala autopsie sa di che cosa parlo: l'odore di morte ti accoglie e ti si avvolge intorno come un indesiderato sudario.E' qualcosa di indescrivibile ma di ben palpabile, qualcosa che non ti abbandona neanche a tanti anni di distanza.
3) Genesis: corto a colori di 31 minuti circa, anche questo senza dialoghi, vincitore di diversi premi nei Festival specializzati. Ancora il ciclo della vita e della morte che sembra aver stregato il regista spagnolo: uno scultore sta creando il suo capolavoro, la scultura di una donna bellissima, sua moglie, che vediamo all'inizio del  corto assieme a lui in brani di filmini amatoriali di famiglia. L'ha persa in un incidente di macchina. E lui ne fa una statua.
Una scultura sanguinante a cui evidentemente vuol dare una vita anche a costo di perdere la propria.
Tra Frankenstein, le sculture di carne di Cronenberg e trasformazioni (in) umane mutuate da Tetsuo di Shinya Tsukamoto(  qui lo scultore non si trasforma in metallo ma viene progressivamente coperto da una specie di scafandro di marmo), Cerdà indaga ancora sul confine che è situato tra la vita e la non-vita e di quanto possa essere inteso in maniera elastica questo limitare.

Genesis più che un horror è un melodramma struggente e disperato.
 SPOLER SPOILER SPOILER SPOILER Lo scultore rivuole la sua amata anche a costo della propria vita e quello che avrà sarà solo un ultimo sguardo prima di essere tramutato definitivamente in marmo. Quello che rimane impresso di questo film è proprio quell'occhio spalancato, disperato che si nutre per un attimo della visione di lei prima di precipitare nell'oblio definitivo sotto una corazza marmorea incompatibile con la vita. FINE DELLO SPOILER FINE DELLO SPOILER FINE DELLO SPOILER
In questi tre cortometraggi senza dialoghi ( perchè secondo Nacho Cerdà la morte è silenziosa ed esige silenzio) si nota un processo di imponente maturazione nello stile del regista. E la scelta di non utilizzare la parola scritta rende ancora più evidente il talento del regista spagnolo che con semplici movimenti di macchina riesce a essere molto più espressivo che utilizzando delle battute di dialogo.
Da sottolineare in Aftermath e in Genesis la prova di Pep Tosar(presumo fratello maggiore di Luis Tosar, i due si assomigliano molto e hanno lo stesso sguardo) , protagonista in entrambi i corti. Interpretazione superba la sua , visto che solo con le espressioni degli occhi o poco altro riesce a evidenziare   con misura i vari stati d'animo di personaggi che , recitati in modo non appropriato o eccessivo, sarebbero scivolati facilmente nella caricatura.

( VOTO : 7 / 10 )

2 commenti:

  1. Sembra roba parecchio forte, non so se reggerei la visione di Aftermath, diciamo che non sono un'amante del genere e non lo è neanche il mio stomaco.

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  2. Aftermath è roba veramente tosta da sopportare. Cerdà infrange tabù uno dietro l'altro come se portasse sempre più in alto l'asticella del filmabile. Forse la porta anche oltre.Genesis invece è molto delicato a confronto, per me non è neanche horror...

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