I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 3 maggio 2012

Aftershock ( 2010 )



Libellule digitalizzate annunciano con il loro volo impazzito la prossima apocalisse, i pesci escono dall'acquario, il cielo diventa del colore della stoppa e la terra comincia a tramare per lunghi istanti, fino a che della popolosa città di Tangshan rimangono solo macerie.
Siamo dalle parti dello tsunami digitale dell'eastwoodiano Hereafter che al confronto sembra quasi una tempesta in una vasca da bagno.
Qui c'è il dolore sordo e lancinante della separazione, c'è il silenzio kurosawiano che è più assordante di qualsiasi effetto speciale digitale di ultima generazione (e in questa prima parte di Aftershock gli effetti speciali sono notevoli), ci sono i corpi distesi a formare una triste fila che è più eloquente di qualsiasi discorso. 
E soprattutto c'è una madre che dopo aver perso il marito per il crollo della loro casa si trova ad affrontare la scelta che qualsiasi genitore non vorrebbe mai fare: può salvare solo uno dei suoi figli (due gemelli, il maschio Fang Deng e la femmina Fang Da) e lei sceglie di salvare il maschio che però rimarrà senza un braccio .
Dopo questi primi 30 minuti in cui sembra che ci troviamo di fronte a un puro e semplice disaster movie, Aftershock passa ad esaminare le macerie dell'anima lasciate da un tale cataclisma.
Yuan Ni , la madre rimasta sola con il figlio si trasferisce, lavora come operaia per cercare di dare un avvenire al figlio permettendogli di studiare, ogni giorno fa atto di contrizione davanti all'altarino con le foto del marito e della figlia perduti. Il dolore è il suo unico compagno di ogni giorno e l'avvenire del figlio il suo unico scopo per vivere.
Eppure il destino ha voluto che Fang Da non sia morta sotto quelle macerie ma che sia sopravvissuta per tanto tempo senza memoria ( oppure era lei che semplicemente non voleva ammettere di ricordare), adottata da una coppia di militari.
Forse è anche prevedibile dove voglia andare a parare il film di Xiaogang Feng dopo il discorso fatto all'inizio sul legame particolare che hanno tra di loro i gemelli.

Ma sicuramente non è il punto focale del film: Aftershock è un film sulla devastazione dell'anima, sull'impossibilità di elaborare un lutto di cui ci si sente responsabili .
Fang Deng e Fang Da vogliono ugualmente trovare la loro strada allontanadosi da Tangshan e da quella sensazione di morte che da dentro li corrode, scegliendo consapevolmente di accantonare il dolore. Anche se a livello inconscio la morte e la disgregazione familiare listano sempre a lutto il loro cuore facendo loro maturare un'insopprimibile bisogno di fuga. 
Partendo da un immane cataclisma come il terremoto che colpì Tangshan nel 1976 e che provocò la morte di più di 240 mila persone ( come riferisce la didascalia finale del film che inquadra il muro eretto a memoria della vittime), Xiaogang Feng sceglie di restringere programmaticamente il suo sguardo a un melodramma familiare quasi scansando gli importanti eventi storici che sono accaduti in Cina dal 1976 al 2008, anno in cui si ferma la narrazione del film.
C'è un contrasto forte a prima vista insanabile tra il gigantismo della macchina propagandistica e militare di Stato e la banalità poetica delle piccole cose che compongono il quotidiano dei protagonisti.
Alle spalle di Yuan Ni, di Fang Deng e di Fang Da, la Cina è un gigante appisolato in cui nulla sembra cambiare, non viene approfondito il discorso politico e neanche quello storico.
Tutto questo forse per evitare problemi di censura.
Pur perdendo di compattezza nell'ultima parte, in cui il melodramma esce fuori prepotentemente urlando la propria presenza, Aftershock colpisce per il dolore e l'umana comprensione che evoca, per quell'apririsi con un cataclisma naturale e per quel chiudersi con un'apocalisse dell'anima  forse anche in maniera semplicistica.

In mezzo abbiamo la storia di un senso di colpa  mai sopito, la ricerca di un affetto e di una  memoria perduti sotto a quelle macerie reali lasciate dal terremoto e metaforiche che opprimono il cuore e lo gonfiano di infelicità.
Aftershock è un film che nei primi trenta minuti aggredisce lo sguardo con efficaci sequenze di distruzione e nei restanti cento aggredisce la sensibilità dello spettatore( sicuramente memore anche della recentissima tragedia giapponese, simile per proporzioni) virando su un registro più intimista e melodrammatico.
Sapiente la messa in scena, ottimi attori e qualche concessione di troppo soprattutto nel finale  alla reotrica della lacrima facile.
Grandissimo successo di pubblico in Cina e vincitore di numerosi premi tra cui il premio del pubblico al Far East Festival di Udine nel 2011.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 
Aftershock (2010) on IMDb

6 commenti:

  1. Ecco, più che lacrima facile io la parte finale l'ho avvertita come una fracassata di zebedei, e non che tutto ciò che c'è prima mi abbia entusiasmato. Più semplicemente temo che non sia il genere che fa per me, un kolossal del genere (anche se ha gli occhi a mandorla) lo trovo molto fumo e relativa latitanza di arrosto. Io lo lascio volentieri lì. :)

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  2. eh eh gli hai fatto barba e capelli. A me soprattutto la prima parte è piaciuta, anche parecchio ma sai come è quando ci sono bambini mi lascio trasportare un po' troppo. Quel dilemma nel scegliere se salvare maschio o femmina credo che sia annichilente!

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  3. per essere un bradipo e quindi lento per natura, certo che tu di rece ne sforni davvero a ritmi impressionanti! :)

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  4. Diciamo che parte sono nuove e parte sono immagazzinate da un'altra parte...e comunque..eh eh anche con quelle vecchie ci posso campare di rendita per molto tempo!

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  5. Non mi è dispiaciuto, ma mi è sembrato un film sì retorico, ma preoccupato soprattutto di non urtare troppo il regime (si può anche capire:è un kolossal e la censura sarebbe stata devastante).

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  6. anche io ho avuto questa netta impressione: si bypassa troppo velocemente e superficialmente la storia cinese di quel periodo secondo me proprio per evitare gli strali della censura.

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