I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

mercoledì 23 maggio 2012

Quella casa nel bosco ( 2012 )


Fammi sapere di che orrore vuoi morire e ti dirò chi sei.
Che Joss Whedon non sia un tipetto banale credo che ormai sia assodato da qualunque parte del globo terracqueo. Nel campo della vampirologia teen, della sci fi umanista ma non troppo, della supereroilogia collettiva ha dato prova di sè come omino che fa  funzionare egregiamente  tutti gli ingranaggi e le ruote dentate che ha nascoste tra le cellule grigie.
Ed è il caso anche di questo The Cabin in the Woods, tradotto efficacemente dal titolista italiano, probabilmente in maniera del tutto involontaria.
Un titolo così sfacciatamente sfruttato e abusato è perfetto per il discorso metaorrorifico che Whedon col suo complice, Mr Cloverfield  ovvero Drew Goddard anche regista, intraprende per questo film che definirei Open Space, perchè come nelle più avanguardistiche dimore moderne è tutto rigorosamente a vista.
Il meccanismo attorno al quale è incardinato il film è mostrato allo spettatore, reso per questo complice, anche nei dettagli e rischiarato il giusto da uno spiegone finale che comunque riesce a lasciar fuori un ultimo colpo di scena.
E' manichea la divisione in due ambienti , uno bianco per le impersonali luci al neon che lo illuminano, tecnologizzato a tal punto che  sembra una stazione di controllo spaziale,l'altro neo, buio, sporco , brutto e squallido rappresentato da una baita nascosta in un bosco che rimanda subito alla fenomenologia delle case infestate di raimiana memoria. Sappiamo subito che quello che sembra un laboratorio ha controllo totale di quello che succede nell'altro ambiente.
Anzi ha anche il potere di far accadere cose grazie a piccoli accorgimenti farmacologici ( feromoni e droghe varie) e a una botola che rappresenta l'archetipo del mistero e della paura racchiuso nelle viscere della casa ( un po' come in The Hole di Joe Dante).
Una botola che in realtà è una galleria di  simboli e di mostri rappresentativi di un certo tipo di orrore.
Nella casa ci sono cinque ragazzi che simboleggiano lo stereotipo dei classici teen da film horror: non particolarmente furbi e con una pericolosa tendenza a commettere stupidaggini, carne da macello in pronta consegna.
Anzi sono talmente aderenti allo stereotipo che sono suggestivi della volontà degli sceneggiatori di usarli come simbolo della piatta cinematografia horror di questi ultimi anni letteralmente invasa di fauna umana di questo tipo.
E allora è chiaro l'intento parodistico degli autori che sfruttano i clichet tipici del genere (casa infestata, classici protagonisti da slasher, addirittura il tutto calato in una perfetta simulazione di horror anni '70-'80 a partire dai titoli di testa) non come cifra stilistica definitiva ma solo come punto di partenza per un discorso cinematografico più articolato e complesso.
Perchè è pacifico che Quella casa nel bosco non sia un film perfettamente compiuto ma un puzzle in continuo divenire.
Forte di una intelaiatura visiva convincente e di una struttura a scatole cinesi che progressivamente si aprono proponendo continuamente nuovi misteri, il film  è una sorta di cubo di Rubik sempre in movimento in cui non si riesce mai a ricomporre le facce a tinta unita.
Tra divertissment citazionista e prove tecniche di autocompiacimento, mette in campo una complessità e un'intelligenza poco comuni da reperire nel genere horror.
Anzi forse pure troppa per un pubblico che vuole tutto e subito, cioè deliri di sangue e frattaglie in primo piano . Che poi arrivano anche quelli, a tempo debito.
L'unico sospetto che si ha in operazioni di questo genere studiate fin nei minimi particolari è che prevalga il narcisismo e il volersi specchiare assolutamente nella propria bravura.
Ed è forse anche per sviare questo sospetto che la realizzazione è vistosamente povera, anche oltre il budget non certo faraonico per una produzione come questa( 30 milioni di dollari che per gli USA sono sinonimo di low budget).
Sicuramente non tutto filerà alla perfezione,  ma mi piace pensare a questo film come a un prototipo di new horror , imperfetto quanto si vuole ma assai stimolante e straripante di sorprese anche per il futuro.
Siamo a un nuovo giorno zero in cui un genere tradizionalmente considerato inferiore acquisti nuova dignità autoriale?
Quella casa nel bosco rinasce continuamente dalle proprie ceneri e quando pensi che, dopo circa un'ora di film,  sia finito tutto  ricomincia tutto daccapo in un turbine di cambiamenti di prospettiva.
Vittime e carnefici si scambiano continuamente i ruoli.
Ricomincia un nuovo film.
Peccato che duri solo 25 minuti.

( VOTO 8+ / 10 )


The Cabin in the Woods (2011) on IMDb

8 commenti:

  1. Non riesco a capire se ti ha convinto come è successo a me oppure no.
    Di sicuro resta un film da vedere. :)

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  2. mi ha convinto perchè c'è un'idea forte alla base e la volontà di dare una dignità a un genere a cui tradizionalmente è stata sempre negata.Non so che sviluppi potrà avere, ma mi piace pensare che possa nessere un nuovo punto di partenza per il genere. Sicuramente è da vedere!

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    1. Scusa se mi attacco...quindi convieni con la mia definizione di "possibile nuovo punto zero" del cinema horror?

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    2. convengo si e alla grandssima! anche per me questo può essere il film di partenza di un nuovo genere horror possibile!

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  3. Sono d'accordo con quello che dici, sicuramente è un film da vedere per i suoi meccanismi e per quello che propone, ma penso potesse essere molto migliore da un punto di vista di mera inventiva e intrattenimento :)

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    1. probabilmente l'idea fulminante che hanno avuto poteva avere uno sviluppo più elaborato, mi sembra tutto ancora allo stato embrionale...però cavolo onore a chi ha pensato a una cosa del genere! il film mi ha sollazzato il giusto...eh eh a mia moglie non è piaciuto per niente ,lo abbiamo visto ieri sera e abbiamo cominciato a discuterne da ieri sera fino stamattina a colazione, poi abbiamo interrotto causa lavoro, ma quando ritorno a casa ci facciamo un altro round...e creare discussione vuol dire che il film ha raggiunto il suo scopo!

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  4. l'ho visto ieri, un film buonissimo, decisamente riduttivo chiamarlo horror.

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  5. anche io la penso così, credo che possa essere il punto di partenza di una nuova consapevolezza di genere anche se ho letto che qualcuno tra i critici "professionisti" ha parlato di certificazione del rigor mortis del genere...(Giona Nazzaro)

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