I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 10 maggio 2012

Cold Fish ( 2010 )



Shamoto è la mediocrità fatta uomo: remissivo, non calcolato da nessuno, neanche dalla seconda moglie Taeko e men che meno dalla figlia Mitsuko che fa il suo porco comodo trattando la casa più o meno come un hotel aperto notte e giorno. Gestisce assieme alla moglie un piccolo negozio di pesci tropicali e acquariologia. Senza colori come lui.

Il rituale del pranzo che vediamo all'inizio è scompaginato prima dal totale silenzio che fa rima con indifferenza reciproca e poi dalla telefonata del ragazzo di Mitsuko che la sta aspettando davanti la porta di casa. 
Shamoto  ha le stigmate del perdente ben evidenti, il classico esempio di massa umana amorfa verso la quale puoi permetterti qualsiasi prevaricazione. Mitsuko è presa per un taccheggio e quando i genitori si recano nel negozio dove è stata presa, trovano lo sconosciuto signor Murata che con il suo modo di fare guascone e anche invadente riesce ad evitarle la prigione, anzi la prende a lavorare con lui. 
E la sua attività è come quella di Shamoto solo che è come il suo negativo fotografico: un negozio coloratissimo, ricco di specie ittiche rare e rettili, con procaci ragazze che si occupano degli animali e delle vendite. Ha addirittura una Ferrari rossa fiammante mentre l'altro ha una modestissima station wagon. Già che ci siamo concupisce anche Taeko, ben felice di accettare l'approccio pesante di questo strano tipo. E' l'inizio dell'abisso per Shamoto e per la sua famiglia.
Murata e sua moglie Aiko dopo aver avvelenato un uomo a cui volevano vendere una specie ittica rara a prezzo gonfiatissimo, mettono al corrente il mite commerciante che sono dei serial killer e che hanno fatto già sparire più di 50 persone. Si fanno aiutare nello smembramento del corpo del malcapitato, fatto sparire dopo una notte di lavoro in una casetta in mezzo ai boschi piena di simboli religiosi. 
Murata domina l'altro con il suo modo di fare sicuro e prevaricatore. Shamoto è schiacciato dalla personalità dell'altro e viene coinvolto in qualcosa molto più grande di lui. Ma forse Murata è solo uno strumento per far venire fuori il germe del male insito in ogni uomo, anche il più pavido e mediocre.

Se qualcuno pensasse che questa storia è totalmente folle allora è bene ricordare che è tratta da un fatto di cronaca di metà anni '80.  
Sion Sono lo trasporta solo ai giorni nostri. Quella visione del mondo pop e trasversale che aveva fatto di Love Exposure un piccolo gioiello di umorismo schizoide e trasversale qui viene ribaltata totalmente. Permangono le tematiche religiose, anche l'erotismo deviato (ma qui è spinto molto oltre) ma la visione che ci viene regalata è quella di un mondo che va verso l'autodistruzione (più volte viene ricordato che al pianeta Terra restano solo 4,6 miliardi di anni di vita) e che ne contiene i prodromi al proprio interno. 
Cold Fish è un biglietto di sola andata verso l'incubo, una scheggia impazzita di orrore che fa ancora più male perchè sappiamo che è assolutamente reale, non c'è nessuna esagerazione ai fini filmici.
Quello che all'inizio sembra un innocuo dramma familiare si trasforma presto in un thriller splatter dalla progressione inarrestabile sottolineata dal continuo richiamo alla scansione temporale. Il metodo matematico con cui le persone sgradite vengono rese invisibili coincide con il tentativo di iniziazione che Murata cerca di attuare con il suo socio in affari e questo tentativo si cerca di attuarlo fino all'estremo proprio per  far uscire il male racchiuso dentro Shamoto.

Come detto precedentemente il film di Sion Sono riprende temi già trattati dal regista giapponese ma se possibile ne amplifica la valenza con una forma cinematografica che rasenta la perfezione: le inquadrature sghembe e prospettiche dell'inizio del film lasciano il posto a una regia più "classica" (se si può utilizzare questo termine col maestro giapponese) in cui la cinepresa non si sottrae di fronte a nulla e non sottrae nulla allo spettatore riducendolo alla dipendenza assoluta. Anche perchè Sono non sceglie mai la cosa più ovvia ma cosparge le sue scene di simbologie che perlomeno inquietano. Così abbiamo la casa dove avvengono gli smembramenti che è stracolma di candele e simboli religiosi, icone votive, statuette (in acerrimo contrasto con ciò che vi accade); addirittura nel finale uno di questi simboli diventa l'arma di un delitto. 
C'è un erotismo malato che spesso prende il sopravvento sul resto della narrazione: Murata concupisce sessualmente la formosa Taeko,mentre Aiko, la moglie di Murata, ha una relazione con il sedicente consulente legale di Murata (addirittura lo violenta dopo averlo mandato in overdose di Viagra) ma insidia sessualmente chiunque le capiti a tiro. 
Un erotismo in cui l'oggetto sessuale è rappresentato da donne (bellissime) ma che dovrebbero essere solo madri di famiglia. Il vederle come semplici oggetti sessuali è qualcosa di più vicino al feticismo che al concetto di erotismo. Il sesso e la sessualità sono al centro di tutto, arma di distrazione (e di seduzione) di massa  che annulla letteralmente tutte le inibizioni mediate dall'intelletto ( la scena in cui Murata per terminare a suo dire l'iniziazione  obbliga Shamoto ad avere un rapporto con la moglie e l'eccitazione sessuale dell'ex mite negoziante prende il sopravvento sulla sua volontà).
Paradigmatica dell'interesse quasi eversivo di Sion Sono sugli aspetti più deviati della sessualità è la sequenza in cui Murata deve fronteggiare agguerriti yakuza che cercano un loro fratello (che Murata ha fatto sparire). Il rendez vous avviene in una stanza eppure la cinepresa si ferma fuori dalla porta: sentiamo i dialoghi e il crescendo di tensione dentro la stanza ma parallelamente vediamo i giochi erotici e i baci saffici tra Aiko e una delle ragazze che lavorano al negozio. Tutto questo prima di entrare in scena e fare la parte della mogliettina impaurita e piangente al fianco di Murata. 

Cold Fish parla della fascinazione del male, del suo espandersi come malattia contagiosa, il destino di Shamoto, anche nei pensieri del suo diabolico mentore, è quello di diventare un nuovo Murata che sia capace di ridurre gli uomini a pezzettini non più grandi di una pepita di pollo (le chicken nuggets del fast-junk  food). 
Un nuovo apostolo del male in terra che continui il suo lavoro in perfetta ciclicità. Aiko del resto è totalmente sottomessa al suo uomo, qualunque esso sia, prigioniera di un'idea di relazione sentimentale in cui ci sia un padrone e una schiava.Lei è comunque schiava. Di chi non le importa.
Megumi, mon amour!

Nel finale assistiamo a una proliferazione di sculture di carne quasi come in Cronenberg con la differenza che questa carne è mutata solo perchè dissezionata. Eppure anche nel finale Sion Sono ci vuole spiazzare: ne inanella diversi fino all'esito più inaspettato di tutti. Alla faccia dell'amore e dell'istituzione familiare.

Non è un film adatto ai più impressionabili, nella sua apparente noncuranza seppellisce per efferatezza la maggior parte degli horror di nuova generazione. 
Pur non essendo un horror.
I torture porns e le varie macchine da spavento sembrano proprio roba da ragazzini, tutto questo perchè la realtà supera sempre qualsiasi forma di immaginazione. 
E Sion Sono lo sa benissimo. A lui basta piazzare la cinepresa nel punto giusto. Grande film, recitato in maniera straordinaria. 
Le bellissime Asuka Kurosawa (Aiko) e Megumi Kagurazaka (Taeko) film diventano straordinarie icone erotiche spaventosamente provocanti e diversissime tra loro, mentre è perfetto Mitsuru Fukikoshi nella parte del mediocre Shamoto. 
Megumi Kagurazaka è una dea a cui prostrarsi con  deferenza.

Cold Fish  è la storia di una metamorfosi ed esprime al meglio il concetto di metastatizzazione del male. Come in Haneke narra (ma in modi molto più espliciti) lo sgretolamento irreversibile della facciata perbenista medioborghese. 
Un film che difficilmente vedremo in Italia. Eppure è un capolavoro.

( VOTO : 10 / 10 ) 

Cold Fish (2010) on IMDb

6 commenti:

  1. pellicola ad alto potenziale esplosivo!
    grandioso sion sono, malato e deviato come al solito, più del solito :)

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  2. per rimanere in tema io sono malato di Sion Sono! per me uno dei più grandi registi al mondo in questo momento: e spero che non lo chiamino mai a Hollywood visto che gli ammeregani sono specialisti in lobotomie di talenti.

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  3. Enorme. Non quanto Love Exposure, però.

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  4. Love exposure è una pellicola smisurata, in tutti i sensi: tra le due però non saprei quale scegliere..

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  5. Non posso commentare finchè non mi risiedo e smetto di applaudire in piedi.
    Recensione enorme.
    Vado a cancellare le mie 3 cazzate.



    ( quelle due a livello erotico sono uno dei punti più alti che abbia mai visto nel cinema)

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    1. ah ah ah! dai, non esagerare, sei troppo buono, però questo film mi ha preso parecchio e quando qualcosa mi prende non riesco a fermarmi...e poi Megumi....MEGUMI!

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