I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 25 maggio 2012

The Alzheimer Case ( 2003 )

The Alzheimer Case ( titolo internazionale alternativo The memory of a killer, titolo originale De zaak Alzheimer) è un film belga targato Erik Van Looy che si situa tra il torbido thriller americano e il noir francese di cui , anche per ragioni geografiche, riprende alcune tonalità.
Introdotto da un incipit adrenalinico in cui un malvivente sta vendendo per farla prostituire sua figlia a un tizio che si rivela essere un poliziotto, il film poi si snoda attraverso una storiaccia di vendetta  e d'onore, oltre che di ripercussioni sulle alte sfere( anche della polizia).
L'onore però è quello del killer, il marsigliese Angelo Ledda , macchina di morte praticamente infallibile a dispetto di un'età non più verdissima che, noleggiato per un lavoro che metta a tacere un certo scandalo, si rifiuta di eseguire l'omicidio della bambina dell'incipit, ora più cresciuta, ma sempre minorenne.
Come nei film di Melville anche i sicari hanno un codice d'onore. In certi casi anche più sviluppato di quello dei poliziotti.
Il problema è che la ragazzina viene fatta fuori da un "collega" con meno scrupoli di Angelo e lui si arrabbia. Moltissimo, al punto da pianificare un massacro.
Angelo si annota indirizzi e numeri di telefono sugli avambracci, ha sempre con sè delle pillole che gli servono quando le sue connessioni cerebrali cominciano a scricchiolare, tende a dimenticare le cose.
Ha l'Alzheimer.
Il film di Erik Van Looy è un thriller di robusta fattura , immerso totalmente nelle logiche di genere senza tante complicazioni esistenziali (la coscienza di Ledda viene fuori solo con la bambina, altrimenti è spietato) che non ha la raffinatezza di linguaggio delle scatole cinesi di Memento o le coreografie stilizzate di Vendicami di Johnnie To.
Ha un'eccellente costruzione della suspense, ottime scene action ( da manuale della suspense l'assalto del killer alla casa fortino dove è rinchiuso il "Barone" protetto da tre poliziotti) e un personaggio principale, l'Angelo Ledda interpretato dall'esperto e bravissimo Jan Decleir, che buca letteralmente lo schermo con la sua faccia che sembra rubata al monte Rushmore e il suo fisico non esattamente scolpito ma assolutamente efficiente.
Il problema è quella dannata malattia.
Ambientato ad Anversa ( ben lontana dallo stereotipo turistico anche se un tassista ci rende edotti sul fatto che sia molto più bella di Bruges) tra periferie semiabbandonate, castelli bunker e interni di uffici giudiziari, The Alzheimer Case si muove con stringente efficacia su vari piani narrativi che confluiranno in un finale magari scontato ma assolutamente ben congegnato: l'indagine poliziesca, gli intrighi per nascondere le persone importanti coinvolte, il furente one man show di Ledda che, abituato sempre a risolversi le questioni da solo, cerca di assicurare i colpevoli alla sola giustizia che riconosce.
Quella divina.
E' lui l'arma vincente di questo film che tiene incollati alla poltrona dal primo all'ultimo minuto.
E'un peccato che una pellicola valida e dall'appeal commerciale come questa non abbia avuto la diffusione che meritava.

(VOTO : 8 / 10 )

The Memory of a Killer (2003) on IMDb

10 commenti:

  1. Mi ripromettevo di vederlo, avendo apprezzato Loft. Dopo questa tua recensione positiva lo vedrò stasera. Grazie.

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  2. grazie a te che hai la pazienza di leggere tutti i miei sproloqui...sia questo che Loft sono piaciuti molto anche a me...poi però mi devi dire che cosa ne pensi..

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    1. L'ho visto e l'ho trovato un noir davvero interessante, senza pretese intellettualoidi che lo avrebbero appesantito, un film di genere onesto.
      Interessante anche la contrapposizione frontale tra gendarmerie e investigativa, che mi ha ricordato un po' i polizieschi italiani degli anni 70.

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    2. sono contento che ti sia piaciuto! E' vero, ha ricordato anche a me qualche poliziesco italiano anni '70, così come ricorda il cinema di Marchal che ha sempre narrato lo scontro frontale tra le diverse anime che compongono la polizia.Che della legge se ne fregano altamente!

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  3. Ho letto solo un paio di righe della tua recensione ma ho subdorato che potrebbe piacermi e quindi non ho voluto troppe anticipazioni... ne riparliamo non appena riesco a procurarmelo!

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  4. eh eh ma lo sai che quando spoilero metto segnaletica luminosa lampeggiante...ho raccontato solo un pezzetto di film...procuratelo, secondo me è bello, un film lineare e senza tanti sottotesti!

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  5. ci sto provando ma i miei poco potenti mezzi sembra non siano sufficeinti.... grr grrrrr :-(

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    1. se vuoi te lo passo io , che tanto qui non si butta via mai niente...

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  6. Angelo Ledda è davvero bravissimo,
    per non parlare del poliziotto buono (anche in "Miracolo a Le Havre" c'è il poliziotto buono, e anche in "Ne le dis a personne")

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  7. Decleir l'ho visto anche altre volte( tipo Padre Daens) ma non l'avevo ricollegato...poliziotti buoni....?

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