I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 1 maggio 2012

I saw the devil ( 2010 )


"Non si può diventare mostri per combattere un mostro".
Questo più o meno viene detto dal suo superiore al poliziotto che sta "contrastando" in modo perlomeno curioso il serial killer che gli ha ucciso la fidanzata, figlia di un detective della squadra omicidi ormai in pensione.
E quali sono questi metodi alternativi?
Semplice: rendergli impossibile la vita frustrando le sue pulsioni sessuali e misogine nel modo più violento possibile.
Il serial killer uccide quasi per bisogno fisico, stupra e tortura le sue vittime come per soddisfare una fame atavica di violenza, è una figura quasi irreale per quanto immonda in un mondo che più reale non può essere. 
Il poliziotto per vendicarsi gli rende impossibile soddisfare queste pulsioni. Grazie a un chip che gli ha fatto ingoiare lo localizza sempre e interviene sempre al momento opportuno per impedirgli di consumare un nuovo delitto, facendogli provare  tutta la violenza che doveva essere sprigionata nell'atto criminoso.
E nel killer aumenta lo sgomento e la frustrazione.
Ma il rendez vous in un escalation terribile di violenza è solo rimandato fino al gran finale che naturalmente non deve essere svelato.
I saw the devil è una creatura cinematografica ibrida, cambia spesso pelle oscillando dall'action(specie nel finale), al thriller, all'horror, al torture porn.
Per semplificare possiamo inserirlo nel mare magnum dei vendetta movies ma non è solo un film di vendetta.
E' anche un raffinato gioco di specchi in cui il carnefice diventa vittima consapevole, in cui le vittime inermi trovano finalmente chi le difende e che paradossalmente utilizza gli stessi metodi del serial killer, è un film in cui chi dovrebbe far rispettare la legge (e rispettarla lui stesso) se ne pone consciamente al di fuori per soddisfare la propria sete di vendetta.

Facile essere disgustati dalle gesta del serial killer e di tutti i delinquenti assassini come lui (un complice e due rapinatori che volevano farlo fuori), meno facile distaccarsi ed essere impressionati negativamente dai metodi del poliziotto che incarna la sete di vendetta che è umana in qualsiasi soggetto a cui è stato estirpato brutalmente un affetto.
Credo che sia questo il punto focale del film, cioè il come ci si deve porre di fronte alla figura del poliziotto, una sorta di terminator in borghese che decide di farsi giustizia da solo evitando di consegnare il maniaco omicida alla legge.
Il poliziotto diventa cacciatore di una preda che normalmente è predatrice.
E questa prospettiva che muta durante la pellicola rende l'opera intensa e appassionante. Così come appare spiazzante quell'aria di compiacimento che sembra avere il poliziotto quando sottopone ad indicibili torture il killer e un suo complice che gli capita a tiro .
Per quanto mi riguarda la giustizia fai-da-te non è mai auspicabile ma non è facile applicare questo principio generale a un caso particolare come quello raccontato nel film, sono il primo ad ammetterlo.

Se volessimo essere perfezionisti la congruità della vicenda non è il punto forte del film: a livello di logica contiene diverse magagne. Il serial killer è un autista di scuola bus, il poliziotto ha una libertà d'azione altamente improbabile così come è poco credibile che la polizia intervenga e si faccia vedere solo nel gran finale che ho citato prima. 
Diciamo che è una lotta troppo solitaria per essere verosimile ma sinceramente poco importa.

I saw the devil è testimonianza ulteriore della grandezza del cinema coreano: la messa in scena è folgorante, quasi da far sfigurare anche Hollywood.
I movimenti di macchina sono sontuosi e mai gratuiti, la costruzione delle inquadrature perfetta con la telecamera sempre piazzata nel posto giusto, il montaggio non è mai soffocante nonostante il film sia costellato di sezioni in cui la violenza è drammaticamente esibita.
I due protagonisti alle prese con modi di recitare antitetici sono eccellenti: il poliziotto(Byung-Hun lee) non lascia trasparire nulla per tutto il film ma si lascia andare a un lungo pianto in pianosequenza nel finale che lascia pochi dubbi sulle sue qualità recitative (e aggiunge inquietudine alla fine della visione per il mancato raggiungimento della catarsi).
Min sik Choi è bravissimo a non rendere il suo serial killer una caricatura: il suo personaggio mette veramente paura perchè l'orrore che provoca è dannatamente reale.
Il film dura quasi due ore e mezzo ma raramente si guarda l'orologio, il tempo sembra volare in un folle alternarsi di inseguimenti e duelli all'arma bianca o a mani nude che sarebbero tutti da registrare e mostrare a futuri aspiranti registi per plasticità e per purezza stilistica.
Cinema con la C maiuscola e non viene da Hollywood.

( VOTO : 9 / 10 ) 
I Saw the Devil (2010) on IMDb

10 commenti:

  1. Ce l'ho nel cassetto da anni, e ancora non l'ho visto soltanto perchè per qualche strano motivo il file non mi viene riconosciuto dal lettore bluray e dovrei schiaffarmelo dal computer.
    Comunque rimedierò presto.
    Mi incuriosisce molto.

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  2. Kim Jee-Won è un grandissimo regista. In Italia hanno recuperato il suo film precedente a questo, Il Brutto, Il matto e il Cattivo o una cosa del genere sto andando a memoria, omaggio dichiarato al nostro spaghetti western! C'è una sequenza all'interno di un taxi che non dimenticherai tanto facilmente!

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  3. ..questo me lo persi in anteprima al TFF..poi mi ricordo di aver letto cose fantastiche sul blog del mitico Baratti..io non ti leggo apposta perchè non voglio rovinarmi la sorpresa ma mi piacerà parlarne non appena lo riuscirò a vedere..

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  4. eh eh puoi anche farlo nick, in genere sono bravo a non spoilerare proprio perchè mi incacchio quando si spoilera a bestia e non si avverte...se spoilero avviso! Questo film a me è piaciuto moltissimo e so che è anche uno dei cult di Alessandro che è stato il primo a iniziarmi alle delizie del cinema coreano!

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  5. Adorabile. Perché c'è il buon vecchio Choi. Perché con Kim si va quasi sempre sul sicuro. Perché il cinema coreano, lo sappiamo bene, spacca i fondoschiena di molti yankee.

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  6. Secondo me hanno riscritto i parametri del thriller , in questo momento sono i migliori in questo campo e poi quando di mezzo ci sono i serial killer , beh allora non ce n'è proprio per nessuno!

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  7. ottimo film. un duetto di attori da far venire i brividi, più una serie di scene che, se il film fosse arrivato una decina d'anni prima, l'avrebbero reso un cult. non che sia tardi, per carità, però c'è già arrivato il genio Park... ;)

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  8. eh eh tutto giusto ma questa è una vendetta un po'particolare...e poi è girato veramente come meglio non si potrebbe. Kin Jee-Won è un grandissimo!

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  9. lo vidi al tff, una mattina, pronto a bottigliarmi alla tafazzi, e invece sono rimasto conquistato. strepitoso. a trovargli un difetto, è solo un po' lungo

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    1. E'lunghetto anche per gli standard del cinema coreano, però i minuti passano molto velocemente. I film coreani comunque raramente sono sotto le due ore.

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