I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 1 dicembre 2013

Italia anni '70 - Revolver ( 1973 )

Vito Cipriani è il vice direttore di un penitenziario di Milano in cui è stato appena rinchiuso un delinquente di mezza tacca, Milo Ruiz. Viene rapita la moglie di Cipriani e la banda di rapitori chiede come pedina di scambio proprio la liberazione di Ruiz. Il vice direttore aiuta allora il delinquente a fuggire ma si mette con lui alla ricerca della moglie. Scopre ben presto che entrambi sono pedine piccole e sacrificabili in un complesso intrigo di giochi politici che coinvolgono anche un imprenditore del petrolio contro cui stanno organizzando un attentato.Vito e Milo si ritrovano così dalla stessa parte della barricata per smascherare chi sta tenendo le fila di questo gioco pericoloso....e naturalmente rischiano la vita ad ogni istante.
Revolver è un poliziesco italiano di ottimo mestiere, a quei tempi in Italia si sapeva fare cinema e alla grandissima, diretto da un Sollima sempre all'altezza e interpretato da due protagonisti in ottima vena.
Se Oliver Reed, pur appesantito dagli eccessi di una vita sempre al limite e forse anche oltre, ha nello sguardo il pezzo forte del suo repertorio (valorizzato da molti intensi primi piani), impossibile non citare Fabio Testi che pur non all'altezza dell'altro  è bello come il sole ha  un volto e un corpo assolutamente esportabili all'estero con orgoglio, recita decentemente anche se un po' fa il verso al bel tenebroso per eccellenza, Alain Delon.
Il film è una stimolante mescolanza di generi: inizia come un poliziesco continua come un road movie sui generis finisce come un noir cupissimo.
In più si introduce neanche troppo velatamente una tematica politica, contro i soliti poteri forti e oscuri che tutto regolano dall'alto della stanza dei bottoni occupata dal potente burattinaio di turno.
I due protagonisti sono solo le ultime rotelle di un ingranaggio troppo più grande di loro.
L'ambizione di creare una via italiana al noir è palpabile ma probabilmente questo film non ha la statura drammaturgica di must del genere come Milano calibro 9La mala ordina o altri ancora.
Ma è da considerare un 'ottima risposta italiana al successo sempre crescente del polar francese.

Siamo ancora agli albori del poliziottesco, sottogenere in cui successivamente sarebbe scivolato parecchio cinema italiano (ma Revolver non ne fa parte, è un prodotto di elite in un certo senso ) mentre per certi versi, soprattutto nella parte finale prettamente politica ci si avvicina alle teorie complottiste di  certe opere di Damiani.
Con Revolver ci si trova di fronte ad  alto artigianato cinematografico capace di conferire dignità a un genere catalogato sempre come serie B.
Alcuni personaggi non sono messi a fuoco (come il personaggio caricaturale della rockstar figlia del suo tempo,gli anni 70 più liberi e sfrenati), anche il discorso politico alla fine sfiora il didascalismo (del resto il discorso politico per Sollima era di primaria importanza,basti pensare ai suoi western sessantottini).
Resta però la sensazione di un film non banale e con una scena finale che svicola decisamente dai luoghi comuni del'happy end.
Una delle scene migliori del film. 
Peccato che Sollima da lì a poco verrà fagocitato dall'immenso successo televisivo del suo Sandokan.
Poteva dare ancora tanto al cinema di genere.

( VOTO : 7 / 10 ) 

Blood in the Streets (1973) on IMDb

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