I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 27 dicembre 2013

Le dernier combat ( 1983 )

Il pianeta è una distesa semidesertica devastata da una catastrofe imprecisata. I superstiti si sono rifugiati in luoghi che hanno visto decisamente tempi migliori e lottano tra di loro per la sopravvivenza. Un veleno sparso nell'aria rende impossibile il parlare e le risorse per il sostentamento sono rare. Rarissime sono anche le donne che addirittura vengono tenute segregate, chiuse sotto chiave per toglierle dalle mire altrui. Un pugno di personaggi combatte per la sopravvivenza. Non c'è un prima , probabilmente non ci sarà neanche un dopo.
Esiste solo un presente che definire precario è un eufemismo.
L'uomo è in missione per guadagnarsi un futuro da vivere.
Diciamolo subito: Le dernier combat è un filmetto di poche pretese che non se lo sarebbe filato nessuno se non fosse stato l'esordio nel lungometraggio di Luc Besson, ex talent prodige del nuovo cinema francese.
Riprende scenari funesti post apocalittici già narrati altrimenti al cinema ( a quei tempi stava imperando la saga del Mad Max Mel Gibson di cui riprende le fila ) ma con meno budget.
Solo un gruppetto di attori a cui si è tolto l'uso della parola e un ambientazione devastata in cui sono stati inseriti, per il resto c'è poco altro a parte la spasmodica ricerca della sopravvivenza che esita in lotte tra i vari protagonisti in scena.
Tolto il curioso espediente di aver eliminato tutti i dialoghi e tolto il commento originale musicale di genere jazz rock ad opera di Eric Serra, non c'è molto di cui parlare.
Si fa fatica anche a cercare sottotesti in questa opera prima dell'allora 23 enne Besson, forse proprio perchè non ce ne sono.
Le dernier combat è un'anticipazione del cinema di Besson a venire, un esercizio di stile in cui si vede che il giovanotto ci sa fare con la macchina da presa ma che rappresenta in sedicesimo anche i difetti endemici del suo cinema , molto attento al lato visivo e meno forse a quello della scrittura.
E per uno che scrive sceneggiature a getto continuo come lui non è una bella cosa: spesso i suoi film partono da un'idea brillante, uno spunto forte che però viene perso durante il tragitto e questo forse ha impedito a Besson di sedere nell'empireo dei grandi registi.
Gli è sempre mancato quello scatto finale per fare il salto di qualità definitivo.
Le dernier combat è un film più di forma che di contenuto come spesso è accaduto nella carriera di Luc Besson girato in un bianco e nero stiloso: un'ambientazione calata in un futuro che somiglia tanto al Medio Evo, grande suggestione di locations asfissianti per il loro realismo post atomico, pochi personaggi caratterizzati per sommi capi per esprimere al meglio la loro regressione allo stato bestiale ( gli unici che ancora sembrano più umani che bestie sono il protagonista e il dottore che si è barricato nella sua clinica assieme alla ragazza che tiene segregata come fosse una reliquia preziosa), una vicenda rapsodica in cui è evidenziata la lotta tra l'umanità rimasta del dottore e del protagonista contro la bestialità diffusa e ben simboleggiata dal bruto animato da Jean Reno.
Qualche trovata scenica ripresa poi nel cinema tutto ingranaggi di Jeunet ( vedere per credere Delicatessen o L'esplosivo piano di Bazil ) , qualche momento di tenerezza in mezzo a tanta furia beluina ( l'abnegazione del dottore verso la ragazza , le cautele che prende bendando il protagonista perchè non sappia dove lei è nascosta), due attori che si elevano su tutti ; Jean Reno nella parte del bruto e Jean Bouise in quella del medico.
Le dernier combat è un recupero non imprescindibile ma sicuramente curioso per vedere la genesi dell'autore Besson.

( VOTO : 6 / 10 ) 

Le Dernier Combat (The Last Battle) (1983) on IMDb

5 commenti:

  1. Considerato che normalmente detesto Besson, direi che me lo risparmio! ;)

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    1. eppure in giro ci sono opinioni ben più positive della mia ...

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  2. Io ad esempio questo film lo adoro. È un tentativo ambizioso, tipico di un regista giovane che non le manda(va) a dire. È come scrivere un romanzo senza dialoghi, affidandosi solo alle descrizioni. Uno già sente di quest'arroganza implicita e storce il naso. Ma il risultato è soddisfacente, secondo me.
    Certo, bisogna avere ben presente il fatto che ci si appresta a vedere 90 minuti di silenzio, cosa non per tutti. ^^

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    1. per me invece non è scattata la molla che me lo ha fatto piacere molto. E' coraggioso ma lo trovo acerbo e troppo sulle orme di Mad Max...

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  3. lo vidi quando uscì al cinema mignon. all'epoca avevo 17 anni ricordo ancora con piacere la visione!

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