Rive del Guadalquivir, profondo sud della Spagna, 1980 : durante una festa paesana di un piccolo borgo adagiato sulle rive del fiume, spariscono due sorelle adolescenti . Sulla loro scomparsa indagano due poliziotti inviati , da Madrid, Juan e Pedro visto che i poliziotti locali non hanno mai avuto a che fare con casi del genere.
Dopo pochi giorni trovano i corpi delle due ragazze, orrendamente seviziate .
Juan e Pedro ben presto scopriranno le tracce di un serial killer che sta terrorizzando la cittadina da decenni nel silenzio generale...
Alberto Rodriguez.
Segnatevi questo nome perché non mi stupirebbe di trovarlo al timone di una megaproduzione hollywoodiana in un futuro prossimo, sperando che , come sovente succede, la fabbrica dei sogni losangelina non ne appiattisca il talento.
Già notato per un precedente thriller Unit 7 ( aka Grupo 7 di cui abbiamo parlato qui ), un film in cui l'adrenalina scorreva a fiumi e che si faceva notare per delle ottime sequenze action che non avevano nulla da invidiare al modello americano, Alberto Rodriguez torna con quello che ha tutta l'aria di essere stato il film dell'anno appena trascorso in Spagna, trionfatore assoluto all'ultima edizione dei Goya con 10 premi vinti su 16 nominations .
La isla minima è uno di quei thriller che ti stringe la gola in una morsa e che non si dimenticano tanto facilmente : l'accostamento automatico che viene fatto un po' da tutti è quello con True Detective per via di un'ambientazione particolare e una coppia di polziotti alquanto problematica.
E ci sta anche.
Ma trovo che sia un accostamento piuttosto superficiale, perlomeno incompleto.
A me l'accostamento che sembra più calzante, ma badate bene, parliamo di un film che brilla di intensissima luce propria, è quello con Memories of Murder, uno dei capolavori di Bong Joon Ho.
E questo per tanti buoni motivi( la coppia di poliziotti male assortiti, l'incapacità della polizia locale, il modus operandi del serial killer) ma soprattutto per uno: il contesto storico.
La Spagna del 1980 è ancora una democrazia fragile, uscita con le ossa rotte da tanti anni di franchismo e ancora provata da un fallito tentativo di colpo di Stato avvenuto nel 1978.
Un'analogia piuttosto chiara con la situazione politica sudcoreana, anch'esso un Paese uscito dalla dittatura a caro prezzo.
In La isla minima il contesto storico è fondamentale per comprendere almeno un minimo le dinamiche che animano i vari personaggi, tutti con il loro fondo di ambiguità, i poliziotti in primis.
Uno giovane , pieno di voglia di cambiare quello che lo circonda e profondamente idealista, l'altro più scafato, con metodi di indagine piuttosto alternativi e soprattutto con un passato nebuloso che è meglio nascondere.
Così come è fondamentale l'ambientazione , un susseguirsi di canaloni attorno al grande fiume in una terra brulla con scarsa vegetazione, bruciata dal sole.
In questa terra dimenticata dagli uomini ma forse anche da Dio, il nuovo non è ancora avanzato: è tutto vecchio, tutto è animato da logiche praticamente medievali in cui è impossibile fidarsi di qualcuno in un paesino in cui anche i muri hanno orecchie.
Un'atmosfera malsana, soffocante che la regia puntuale di Rodriguez sottolinea senza essere pedante, lo stesso tipo di atmosfera che si respirava in Unit 7, nonostante l'ambientazione del tutto diversa.
La isla minima vive di contrasti insanabili: quello tra i poliziotti madrileni e i locali, quella tra il vecchio che ancora impera in un paesino in cui si è ancora in qualche modo devoti alla figura del caudillo Francisco Franco e il nuovo , la democrazia che ancora non è arrivata compiutamente, il contrasto di personalità e di metodologia tra i due poliziotti inviati da Madrid, il contrasto tra padroni e operai perennemente in sciopero.
E poi c'è una misoginia strisciante , mal repressa: le due ragazze sono le vittime eppure come viene detto ai due poliziotti appena arrivati, hanno una "cattiva reputazione".
Insomma se la sono andata a cercare.
L'impressione è che , come succedeva in Unit 7 ambientato nella Siviglia del 1989, Alberto Rodriguez utilizzi il cinema di genere, il thriller in questo caso, per raccontare la storia di un particolare periodo del suo Paese, un po' come fa Pablo Larrain, naturalmente con stile molto diverso, con quella del Cile.
In ogni caso La isla minima è un film che funziona egregiamente sia come thriller, cupo e teso come pochi, sia come affresco storico , estremamente credibile.
Visione altamente consigliata.
PERCHE' SI : ambientazione inconsueta, dinamiche da thriller americano calate in un contesto storico peculiare, regia di spessore.
PERCHE' NO : forse i due poliziotti non sono sufficientemente ambigui ma sono quisquilie...
( VOTO : 8 / 10 )
Vale la pena vederlo, lo consiglierò a mia moglie, grande appassionata di questo tipo di film.
RispondiEliminasecondo me è molto bello...
EliminaMe lo segno senz'altro: l'accostamento a "True detective" e il tuo post mi hanno convinto all'istante.
RispondiEliminapoi mi dirai se ti è piaciuto o meno...
EliminaL'ho visto ieri sera e mi è piaciuto: bellissime le atmosfere e ottima ricreazione del contesto storico; l'unico aspetto un po' debole è l'intreccio legato alle indagini e ai sospettati.
Eliminaanche io ho avuto l'impressione che il contesto storico contasse più del resto, contento che ti sia piaciuto...
Eliminauh, sembra parecchio interessante, penso potrebbe piacermi...
RispondiEliminacredo che ti possa piacere, si...
Eliminadopo i premi goya, chissà se si meriterà anche i premi goi? :)
RispondiEliminae che ne sai...potrebbe vincerne un fottìo di premi Goi....ah ah ah
EliminaQuesto me lo segno al volo.
RispondiEliminaOttimo recupero!
sicuramente ti piacerà....
EliminaSegnalazione interessante prendo nota come al solito, anche se devo ancora vedere El cuerpo...
RispondiEliminasecondo me questo è proprio il tuo genere...
EliminaIo non sto proprio benissimo perché dopo aver letto il titolo ho cominciato a cantare "La Isla Bonita" di Madonna, il film sembra quella che in gergo si definisce una bomba.
RispondiEliminaeh si , mi pare che stai mediamente male...a cantare Madonna non è che ti faccia proprio immagine....:)
EliminaBel film, bella anche la tua recensione
RispondiEliminaHai evidenziato l'ambiente paludoso e malsano, di un luogo e di un'epoca. Concordo. Ma credo che anche cercasse in quei luoghi un'idea di bellezza, morale, politica e filosofica. Le inquadrature aeree che aprono il film ricordano alcuni documentari naturalistici, dove a dominare il senso dell'inquadratura è la struggente bellezza della terra vista dal cielo. Anche il film sembra inizialmente voler suggerire questa idea, la bellezza, che un po' come la democrazia in fase di svezzamento in quegli anni è un'ideale la cui limpida bellezza è tale solo dall'alto. Immersi nella storia, quel dolce quadro compositivo si sgretola, come i corpi bellissimi delle vittime e la luce, che mette in penombra in protagonisti, sembra utili solo ad evidenziare tali ombre più che portare luce. Solo i fenicotteri pur toccata terra sembrano riuscire a salvare/preservare la loro bellezza naturale/ideale/ecc..ecc.., quella bellezza che sotto forma di una splendida adolescente, devono tentare di salvare i due protagonisti..
RispondiEliminaFederico
bel film, le ultime immagini con le foto del poliziotto assassino e dell'uomo dello specchio lasciano aperte molte incognite, ho rivisto il film alla moviola x capire che nello specchi era fotografato il vecchio, unico che portava orologio a destra nel film, bravi tutti
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