I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 8 febbraio 2013

The last stand ( 2013 )

Dopo una rocambolesca fuga durante un suo trasferimento ad opera dell'FBI , uno dei re del narcotraffico, Gabriel Cortez fugge con un vettura bolide pesantemente customizzata verso il confine messicano percorrendo le strade a 200 miglia orarie e anticipando tutte le mosse degli inseguitori. Parte della sua banda sta organizzando il suo passaggio del confine USA/ Messico nei dintorni di una piccola cittadina, Sommerton , apparentemente dimenticata da Dio e dagli uomini.
Ma lo sceriffo Owens, un passato da superpoliziotto e un presente da tutore dell'ordine in un posto dove non succede mai nulla, non si mostra particolarmente d'accordo.
Assieme al suo staff inesperto e raccogliticcio cerca di resistere come può all'organizzazione paramilitare della banda criminale.
Sperando che arrivi il prima possibile l'aiutino dell'FBI.
Era da un po' che Schwarzy mancava dal cinema e quindi non era lecito farselo scappare così facilmente. Ma se devo dire quale è stata la molla che mi ha spinto in maniera più decisa , allora sono costretto a rispondere: ero incuriosito soprattutto da quello che avrebbe fatto il mio amato Kim Jee Won ( regista del capolavoro I saw the devil, uno dei registi più funambolici della new wave coreana) una volta approdato in quel di Hollywood. Quindi, come dire, l'ho visto anche con una certa apprensione.
Che alla fine è stata dissipata, nonostante tutto.
Certo si nota che questo  non è un film totalmente suo, è un qualcosa su commissione in cui il nostro, però,  mette a disposizione tutto il suo talento e il suo gusto orientale per certi particolari ( tipo alcuni particolari splatterosi ).
E poi c'è Schwarzy: dopo la vita da governatore, torna con una faccia che ormai è pronta per essere scolpita nel monte Rushmore assieme a quella dei presidenti e un'ironia che quasi non ti aspetti da uno che una volta è stato un terminator invincibile o quasi.
Qui è Owens, sceriffo in pantaloncini che ha voglia di godersi solo il suo giorno libero nella tranquillità di Sommerton, il suo paese.
Scelto però da una banda di cattivoni per far passare il confine al loro capo.
La lotta appare subito impari : Sommerton diventa lo sfondo di una sorta di Mezzogiorno di fuoco in cui lo sceriffo e la sua banda scalcagnata deve fronteggiare dei supermercenari armati fino ai denti in una resa dei conti definitiva.
Ora come prendere un film come questo in cui anche un poliziotto un po' in là con gli anni ma soprattutto con la panza come Luiz Guzman riesce a tener testa a dei militari superadestrati? In cui gli armamenti allo sceriffo sono forniti da un museo gestito da quello che più o meno è lo scemo del villaggio?
L'unica cosa che mi sento dire è di prenderlo col sorriso sulle labbra. Imbarcarsi in questa visione è come usare le cabine del teletrasporto di Star Trek ( o anche quelle della Brundle-Mosca di Cronenberg che è lo stesso) e farsi catapultare  una trentina indietro, quando uno Schwarzy nel fiore degli anni e dei muscoli uccideva nemici come mosche e senza il minimo sforzo.
La tamarraggine è la stessa, però stavolta  il protagonista  gioca di sponda con i suoi acciacchi fisici, con  la sua forma non propriamente ottimale ( ma averceli di vecchiacci così nerboruti capaci sempre di prenderti a sportellate quando occorre) e con la sua età non proprio verdissima.
Accanto a quelle due -tre sequenze che mi fanno ricordare la presenza di un vero funambolo dietro la macchina da presa, The last stand, come detto prima un western sotto mentite spoglie in cui i SUV sostituiscono i cavalli,  fornisce soprattutto ironia a vagonate per assicurarsi la benevolenza dello spettatore.
E sarò boccalone come al solito ma con me ci è riuscito: è impagabile ad esempio la sequenza dell'entrata la bar dello sceriffo per far sgombrare i clienti per la loro sicurezza e quelli non se lo filano proprio ( " sono un settantenne col colesterolo alto che ha appena ordinato un'omelette gigante con bacon e doppio chedar, ti sembro uno che ha paura della morte?").
Vuoi mettere quanto è difficile ricacciare le lacrime indietro quando la mitragliatrice fornita allo sceriffo, una Vickers residuato bellico ma tiratissima a lucido, intona la sua sinfonia di piombo ?
E poi quando un paio di volte i cattivoni chiedono a Schwarzy chi diavolo sia e lui risponde con un marmoreo " Io sono lo sceriffo! ", beh io quasi mi alzavo in sala per applaudire.
Me lo sarei baciato e abbracciato a Schwarzy perchè  quella battuta è ciò che vogliamo esattamente sentire da lui.
Anche se si sente vecchio, anche se ormai questo terminator ha le giunture arrugginite mi sento davvero di dargli il bentornato!
E spero che la stagione del ritorno dei vecchi dinosauri continui così.
Che non si trasformino in balene spiaggiate.

( VOTO : 7 / 10 )

The Last Stand (2013) on IMDb

8 commenti:

  1. io sono lo sceriffo! che grande, cmq a me ha fatto anche molto piacere la piccola parte che hanno ritagliato al mio idolo Johnny Knoxville!!! yeah

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    1. Knoxville con quella faccia era perfetto per la parte dello scemo del villaggio e comunque ha fatto un altro dei suoi stunt al limite dell'incoscienza....

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  2. Anche io l'ho visto per la presenza di Kim in regia ma sono stato enormemente deluso.
    Ho trovato il film di rara pochezza, incapace di funzionare sia come parodia del genere action che di essere un tributo à la Expendables. La contrapposizione tra buoni e cattivi è veramente troppo elementare e soprattutto impari, mettere un Noriega (assolutamente inadatto come villain) contro Schwarzenegger significa davvero vincere facile.
    Non mi ha soddisfatto l'ironia che ogni tanto affiora e, cosa ancor più grave, Kim mi è sembrato assoggettato in toto alle logiche mainstream (d'altronde la scenegiattura gliela ha scritta un americano) girando né più né meno come chiunque altro regista yankee che fosse passato di lì.
    Questa Kim me la paga, eccome.

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    1. credo che fosse questione di aspettative: io non ne avevo , sono andato per Jee Won già pensando al peggio, il suo talento è coperto ma ci sono un paio di segni del suo stile...sul resto ti dò ragione compreso Noriega che è un villain un po' troppo fichetto e poco nerboruto, ma l'ironia di certe situzioni mi è garbata parecchio...

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  3. Devo ancora vederlo, ma devo ammettere che la tua recensione mi ha fatto salire l'hype di brutto.
    Speriamo bene!

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    1. Quando dice "Io sono lo sceriffo" ho pensato proprio a te ....

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  4. Mitico Schwarzy
    "Come si sente?" "Vecchio!"
    Per noi che lo abbiamo apprezzato da giovane ha un suo significato!
    E che dire di Kim? Per me ha saputo (purtroppo) adattarsi al merchandise hollywoodiano

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    1. il talento di Kim è stato tenuto coperto, anche perchè per un prodotto su commissione come questo non sarebbe stato troppo ben accetto, credo...

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