I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

mercoledì 13 febbraio 2013

Basket case ( 1982 )

Il giovane Duane, ragazzone all'apparenza piuttosto sprovveduto arriva a New York con un enorme canestro  e va ad alloggiare all'hotel Broslin, poco meno di un covo di tagliagole, culla di reietti e di sbandati. Il rotolo di dollari che ha con sè attira occhi indiscreti e mentre lui è fuori per la città la sua stanza riceve inopportuni visitatori. Ma soprattutto quello che c'è nel canestro , dopo aver fatto una carneficina , è sparito.
Il mostro deforme che è nel canestro non è altri che Belial, il fratello siamese di Duane dal quale è stato separato durante un intervento chirurgico clandestino e buttato via nella spazzatura da dove è stato salvato. I due fratelli , in connessione telepatica , sono a New York per cercare gli appartenenti all'equipe medica che fece il sadico intervento.
Basket case a distanza di tanti anni è un piccolo cult dell'underground horror. Girato con un pugnetto di dollari, con una troupe ridotta all'osso ( pochissimi componenti, la leggenda narra che nei titoli di coda vennero aggiunti molti nomi falsi per non far vedere quanto in realtà fosse ristretta la crew lavorativa) e spesso in clandestinità perchè non disponevano dei permessi necessari, attori che a volte stupiscono per il loro dilettantismo conclamato, locations squallidamente vere e riprese per lo più in campo stretto per non complicare troppo il lavoro del regista e soprattutto contenere i costi, il film fu il primo lungometraggio del giovane poco più che trentenne Frank Henenlotter che fino ad allora si era fatto notare solo per un paio di cortometraggi.
Basket case nella sua rusticità è un inno all'artigianato del cinema: se è vero che la necessità aguzza l'ingegno, qui la mancanza di budget ha fatto trovare soluzioni low cost su tutto non andando ad inficiare il risultato finale. Certo bisogna fare un po' l'abitudine alla cagneria di certi componenti del cast e all'estetica al ribasso di tutta l'operazione però il fan dell'horror puro e crudo non rimarrà certo deluso.
Belial, la creatura deforme è di plastilina e animata a passo uno  e questo se da una parte rende evidenti alcuni difetti piuttosto grossolani nella sua animazione dall'altra ricorda molto i monster movies anni '50 con tutto il suo bel carico di nostalgia. Quello che non c'era negli horror più d'annata sono le secchiate di sangue e tutti i particolari splatter ( onestamente molto ben realizzati ) che contraddistinguono la pellicola di Henenlotter.
Ci sono sequenze poco adatte ai deboli di stomaco senza dimenticare un fondo di ironia sbracata che rende il tutto molto meno orrorifico e tutto un po' più comico.
Se è vero che la sceneggiatura pur nella sua linearità appare piuttosto sgangherata per dialoghi e personaggi introdotti abbastanza alla rinfusa, c'è una bella descrizione di un rapporto tra due fratelli molto strani che appaiono legati da qualcosa di più di un semplice vincolo di sangue.
Belial è mosso solo da sentimenti di vendetta, ammesso che una creatura del genere possa aspirare a provare tali sentimenti, mentre Duane è il suo canestro sono qualcosa più di un semplice strumento.
Duane lo nutre, fa sopralluoghi per trovare i medici autori di quel crimine efferato, cerca di mettere il fratello nelle condizioni migliori per completare la propria vendetta. Anche contro il padre che è la prima vittima del duo, colpevole di un tentativo di pulizia "etnica" all'interno della propria famiglia.
Eppure Belial fa di tutto affinchè Duane sia legato solo a lui e a nessun altro. Non c'è nessuno che potrà mai frapporsi tra di loro. Neanche l'amore.
E questo fa del rapporto totalizzante tra Belial e Duane qualcosa che aspira alla tragedia da teatro classico dimostrando che Henenlotter pur non essendo un fine intellettuale della scrittura o un fine dicitore della macchina da presa , non è semplicemente un bruto che è capace solo di inquadrare solo frattaglie sanguinolente.
Se la fama di Basket case resiste incontrastata a trenta anni dalla sua uscita, beh qualche motivo oltre alla nostalgia ci deve essere.
Qui ci troviamo all'accademia del B movie. O forse anche Z.
E' reperibile in versione italiana ma il doppiaggio è disastroso.
Esistono anche due seguiti.

( VOTO : 7 / 10 )  Basket Case (1982) on IMDb

3 commenti:

  1. l'unica basket case che conosco è la canzone dei green day, e questo è un commento di prova per vedere se hai davvero disabilitato i captha... :)

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  2. ah...allora ci sono riuscito a disabilitare quei maledetti! Naturalmente chiedo scusa per tutte le noie che ho cagionato inconsapevolmente....

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