Un gruppo di amici intorno ai 40 anni parte per le vacanze a Cap Ferret, nell'enorme casa di uno di loro, Max, come fanno da un po' di anni a questa parte. Stavolta però è diverso: manca uno di loro, Ludo, che è stato vittima di un incidente stradale che lo ha ridotto quasi in fin di vita in un letto di ospedale . L'assenza incombente di Ludo determina uno slittamento dei rapporti interni al gruppo. Ognuno mostrerà lati inaspettati di sè.
E non è detto che sia un bene.
E' facile , troppo facile accostare il film di Canet a quel cult epocale anni '80 che fu Il grande freddo. Attori giovani e bravi , chi già di successo , chi in rampa di lancio per ottenerlo, un personaggio la cui assenza aleggia su tutto il film, una minuziosa descrizione dei rapporti interpersonali, l'uso anche un po' ruffiano, di una splendida colonna sonora.
Eppure Canet lavora sui suoi personaggi ancora più di cesello di quanto fece Kasdan. Li sposta leggermente più avanti sulla linea della vita ( qui sono all'incirca quarantenni e oltre anche se alcuni di loro dal punto di vista cerebrale sono ancora bambinoni o si sforzano di esserlo , lì erano trentenni più o meno) e aumenta esponenzialmente i loro piccoli attriti che deflagreranno in quella seduta di training autogeno di gruppo in cui si trasforma la vacanza nella casa di Max.
C'è spazio per storie di omosessualità represse in malo modo, gravidanze indesiderate e per questo tenute nascoste, rapporti marito / moglie non propriamente idilliaci, paranoie che esplodono in gesti inconsulti, tentativi puerili di riconquistare l'amata e tanto tanto altro.
Piccole bugie tra amici racconta di quelle piccole omissioni, quando non menzogne piccine piccine, che permettono di vivere meglio la propria vita rimandando a data da destinarsi l'appuntamento definitivo con la crescita .
E racconta anche di complicità inaspettate, di quelle che ci possono essere tra amici veri che si conoscono da una vita. Ogni personaggio ha il suo peso specifico in un film corale che diventa presto il collage ideale di una generazione di medio alti borghesi che nasconde il proprio bagaglio di fragilità e di insicurezze dietro l' apparente realizzazione nella vita professionale.
Sono riusciti soprattutto un paio di personaggi: quello di Mangimel che è forse il più complesso, un carattere sfumato per i suoi sottintesi e per la fragilità estrema che dimostra, e quello della Cotillard, una donna che non vuole complicazioni sentimentali con gli uomini con cui si incontra solo per avere del sesso occasionale.
Straordinaria la sequenza in cui uno degli altri componenti del gruppo capisce che c'è qualcosa che non va e lei scoppia in un pianto dirotto sulle note di Kozmic Blues di Janis Joplin ( una delle canzoni preferite di chi scrive, un brano che da solo induce alle lacrime).
Così come nonostante un uso ad effetto della colonna sonora è straordinaria l'ultima parte del film sospesa tra una lacrima e un sorriso esattamente come vengono colti tutti i personaggi nell'istantanea finale da cui partono i titoli di coda.
Una vergogna che questo film sia stato recuperato a due anni dalla sua uscita solo dopo il successo di Quasi amici ma soprattutto di The Artist il cui protagonista Jean Dujardin qui ha il quasi (non) ruolo che ebbe Kevin Costner ne Il grande freddo.
Piccole bugie tra amici è anche la testimonianza della distanza enorme che separa l'attuale cinema italiano da quello francese: noi sappiamo buttarla solo in macchietta che può essere compresa( e venduta) solo localmente , loro confezionano prodotti che possono essere visti in tutto il mondo.
( VOTO : 7,5 / 10 )
Ricordo che quando lo vidi avrei voluto trasferirmi immediatamente a Cap Ferret, per quanto è bella quella zona. E, visto che nella mia recensione avevo scritto, fra le altre cose "il film, ruffiano ed agrodolce quanto basta, complice una deliziosa colonna sonora, commuove al punto giusto.", direi che ci ha fatto la stessa impressione... :)
RispondiEliminae commuove veramente, nel finale le lacrime devono essere rimandate indietro a forza! E poi quelle canzoni splendide usate nei punti chiave....a un certo punto ti chiedi se è un'abilità diabolica nella confezione oppure sentimento vero...
RispondiEliminaeh sì, ennesima dimostrazione della superiorità del cinema francese su quello nostrano.
RispondiEliminama la distanza negli ultimi tempi è davvero troppo grande, non c'è nemmeno paragone :)
eppure c'è stato un tempo, che ora si sta allontanando sempre di più in cui il nostro cinema era invidiato in tutto il mondo...
RispondiEliminaFilm confezionato davvero alla grande, con tutti i suoi limiti.
RispondiEliminaApertura pazzesca - con un piano sequenza notevole - e chiusura strizzacuore. Concordo in pieno su tutto.
la chiusura strizzacuore è veramente bastarda... le lacrime le devi ricacciare indietro a forza!
RispondiElimina