I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 21 gennaio 2014

Darkroom ( 2013 )

Michelle ha avuto un grave incidente con l'automobile di cui era alla guida in cui hanno perso la vita tre suoi amici. Ora sta facendo terapia di gruppo con una psicoterapista che le consiglia un lavoro per accelerare il suo percorso di recupero dal senso di colpa e le indica anche un posto in cui cominciare.
Il problema è che il posto di lavoro tanto caldeggiato non è altro che un antro oscuro in cui Michelle , assieme ad altre, viene seviziata e torturata da tre fratelli psicopatici integralisti cristiani, che con la promessa di set fotografici attraggono modelle nella loro lussuosa tenuta.
Per Michelle è appena iniziata una lotta per la sopravvivenza all'ultimo sangue.
Esordio alla regia dell'attrice e produttrice Britt Napier , Darkroom  è come uno stiletto: acuminato, corto e che arriva subito al punto dove fa più male.
Se la stanza delle torture fa molto slasher o anche Hostel e derivati, la cosa inedita che è contenuta nel film della Napier è che il background dei carnefici è curato anche meglio di quello delle vittime.
Meritoriamente vengono evitati troppi spiegoni ma i tre fratelli psicopatici ( in realtà due fratelli e una sorella ) sono adeguatamente contestualizzati forse anche meglio rispetto alla veloce scorsa che si dà al passato di Michelle.
E in tempi in cui si cercano di creare background esplicativi riguardo a protagonisti anche quando non se ne sente il bisogno ( vedi il remake de La Casa), il prestare più attenzione agli antagonisti (i  carnefici in questo caso) e alle loro ragioni che non alle vittime è un fatto che porta perlomeno un punto di originalità in un copione che altrimenti rischierebbe davvero di essere la fiera del deja vù e che si confonderebbe con decine e decine di altre storie identiche.
I tre carnefici sono vittime di abusi nella loro infanzia e si sentono autorizzati ad amministrare penitenze per i peccatori che riescono a portare nella loro stanza delle torture.
Perchè tutto questo? Non è dato saperlo ma tenere questo punto avvolto nel mistero non è poi così male perchè c'è rischio elevato di banalizzare quello che viene raccontato.
In virtù poi di una durata piuttosto contenuta ( siamo sotto gli 80 minuti , titoli di testa e titoli di coda compresi ) e di una protagonista tratteggiata in modo abbastanza veloce ma non superficiale, non ci si perde tanto in chiacchiere e si entra subito in quello che è il piatto forte del film: le sequenze di tortura.
Ora , da questo punto di vista  non c'è nulla di nuovo ma Britt Napier con una regia accorta e che evita troppi tremolii ( con relativo effetto mal di mare) riesce a generare una sensazione d'ansia in crescendo, la stessa ansia che cresce in Michelle alla disperata ricerca di una via di fuga.
Lo spettatore non ha un punto di vista privilegiato , vede tutto con gli occhi della protagonista e questo rende più semplice il processo di identificazione creando di fatto una sorta di falsa soggettiva che dal punto di vista della creazione e del mantenimento della suspense è un ottimo espediente.
Ed è anche qualcosa di disturbante perchè Michelle ( interpretata da una vera e propria valchiria che risponde al nome di Kaylee DeFer, vista in parecchie serie televisive e in Red State, di Kevin Smith) non è un bel personaggio in cui identificarsi, soprattutto con quel background di colpe da espiare e con un presente talmente nebuloso che è impossibile da decifrare.
Si resta comunque incollati alla poltrona fino all'ultimo minuto e credo che questo sia lo scopo ultimo che si prefiggeva Darkroom dal basso del suo budget risicato, dell'unità di tempo e di luogo oltre che del numero limitato di attori.
Giusto per affermare nuovamente che per fare un buon film horror ( su imdb. com questo film è catalogato come thriller ma è un horror bello e buono anche se con i suoi bei momenti di thrilling) occorrono idee, poche ma buone nel caso di questa pellicola, molto più che soldi.
Darkroom non è un caposaldo del genere ma funziona per via di una realizzazione solida ed efficace, 80 minuti da passare senza avere poi troppi sensi di colpa per quello che si è appena visto....

( VOTO : 6 + / 10 ) 

Darkroom (2013) on IMDb

4 commenti:

  1. potrebbe essere un horrorino quasi quasi da recupero, considerata anche la breve durata...

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    1. dura poco più di 70 minuti al netto dei titoli di testa e di coda, tutto sommato un investimento di tempo piuttosto limitato...

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  2. Ne ho sentito parlare, lo voglio vedere nonostante non si tratti di niente di che!

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