I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

lunedì 17 novembre 2014

Due giorni, una notte ( 2014 )

Sandra ha un marito e due figli che la amano e lavora presso una piccola fabbrica di pannelli solari.
O meglio lavorava perché soffre di depressione ed è stata lontana dal lavoro per circa un anno.
Il capo ha scoperto che può fare benissimo a meno di lei e propone ai suoi colleghi un bonus economico ( mille euro) in cambio del licenziamento di Sandra.
Naturalmente votano per il suo licenziamento ma una sua amica , Manu, ottiene di far ripetere la votazione perché a suo dire condizionata dal capo reparto.
Sandra avrà un week end per far schierare la metà più uno dei colleghi dalla sua parte ed evitare così il licenziamento.
Dovrà andare a parlare con loro a uno a uno....
A proposito del film precedente dei fratelloni belgi, Il ragazzo con la bicicletta, avevamo parlato di un loro percorso di avvicinamento al cinema mainstream che si rendeva evidente mediante aspetti formali ( fotografia brillante ricca di colori saturi, ambientazione in bei quartieri residenziali e non nelle classiche , squallide periferie, l'utilizzo di un'attrice francese importante come Cecile De France come spalla al piccolo protagonista) che sostanziali ( una storia meno rancorosa del solito , praticamente un lieto fine in quello che appariva essere il loro film più "riconciliato").
Ricevute e archiviate svariate critiche per questi aspetti "nuovi" del loro cinema i Dardenne che fanno?
Marcia indietro anche se molto parziale e alla loro maniera.
Due giorni , una notte racconta di una lotta tra poveri che si accapigliano per un infimo bonus ( che però permette di fare tante cose, squisitamente inutili come ampliare casa o sistemare un giardino) e per un posto di lavoro che è la preda sacrificale proposta dal padrone ai suoi sottoposti per guadagnarsi quell'obolo da miserabili.
Si mette a nudo l'altra faccia del proletariato, quella cattiva, egoista, gretta in un gioco orchestrato da un padrone che , beandosi, guarda tutto dalle sue stanze dorate e , neanche tanto segretamente, gongola per il potere che ha e che utilizza nel modo più deteriore.
In realtà , a naso, conoscendo un po' l'attività dei sindacati, questo risulta essere un assunto quanto mai debole e criticabile, forse anche illegale.
E' mai davvero possibile che tutto questo succeda senza che intervenga un ispettorato del lavoro o qualche organismo atto alla tutela dei diritti degli operai?
Se da noi appare qualcosa di tristemente fattibile, non giurerei che la stessa cosa si possa fare in un Paese come il Belgio, afflitto come noi dalla crisi economica ma sicuramente meglio organizzato anche in virtù del suo essere grande poco più della Lombardia e con più o meno lo stesso numero di abitanti.
Ma lasciamo perdere questo aspetto che non è il nocciolo centrale del film.
Devo dire che ho provato un pizzico di delusione, forse anche più di un pizzico, nel vedere questo film.
Vedere assieme due registi che amo alla follia e un'attrice che considero magnifica, sicuramente nell'Olimpo delle interpreti contemporanee, per me era praticamente un sogno sperando in quel capolavoro che non era stato Il ragazzo con la bicicletta.
E invece non lo è neanche questo loro ultimo lavoro             .
I Dardenne cercano di tornare al cinema verità dei loro esordi pedinando la protagonista come nei loro film migliori , ma stavolta la protagonista è Marion Cotillard, una che pure se le metti uno straccio addosso è sempre di una bellezza straordinaria, anche se non le metti un filo di trucco è seducente come non mai, basta solo guardarla negli occhi e ti accorgi che in quello sguardo vorresti annegare.
Ecco, una così , in un'operazione di ultrarealismo, a fare l'operaia non ce la vedi proprio.
E anche se è vestita sempre con una canottierina di poche pretese, un jeans attillato e le bretelle del reggiseno in vista risulta essere sempre svariati gradini più su  rispetto agli altri attori, spesso alla prima esperienza come il verbo del realismo docet, oppure alle varie facce che lei incrocia e che hanno già assaggiato il cinema dei Dardenne.
Si vede che Marion Cotillard è prestata a quel mondo non facendone parte, si avverte in maniera netta lo slittamento tra la sua recitazione e quella dei svariati non professionisti usati nel film, anche quel suo abbigliamento sbarazzino ne accarezza un po' troppo voluttuosamente le forme angeliche per non poter essere notato.
Tutto questo si nota anche se i Dardenne usano spesso campi lunghi quasi per annullare la distanza tra questa diva statuaria  e la varia umanità imperfetta e tracagnotta che incontra nel suo pellegrinaggio porta a porta.
E infatti la domanda che mi sono fatto per tutto il film era che cosa diavolo c'entrasse una dea simile con l'inferno che le stava intorno.
Una dea piagnucolosa e anche misericordiosa perché nel suo tour della disperazione condotto bussando alle porte delle colleghe e dei colleghi da convincere, lei si mette dalla loro parte, capisce le loro ragioni , è capace solo di ricordare loro che a lei serve quel lavoro perché altrimenti non potrebbe andare avanti.
E loro fanno altrettanto. Anche per loro quel bonus è di importanza vitale.
Lei ha comunque la famiglia, ha un marito che la ama , due figli per cui è la luce, in qualche maniera si può superare questa empasse.
Eppure ingoia lo stesso una scatola di Xanax in una sequenza che dovrebbe essere il pezzo forte di un film del genere e invece è buttata via maldestramente come se fosse stata gestita dall'ultimo dei dilettanti.
E pazienza anche per quel finale edulcorato, sfiorato dall'ottimismo in cui si evidenzia il beau geste di Sandra.
Che in un mondo ideale sarebbe perfetto, in quello reale, beh ti fermi ad augurarti che possa bastare , ben sapendo che la risposta è più negativa che positiva....
Che dire ?
Che il proletariato , o meglio che raccontare il proletariato si addice più a un Loach che ai Dardenne?
Oppure che è meglio che tornino veramente alle origini e non le simulino in questo one woman show che si trasformerà sicuramente in un ottimo veicolo promozionale per la Cotillard ma meno per il loro cinema?
Eppure non riesco a voler male a questo film, ripeto, per me una delusione abbastanza cocente, come non riesco a voler male ai Dardenne e men che meno a Marion Cotillard che continuo a considerare una dea scesa in terra.
Sembra che i Dardenne abbiano recepito non benissimo le critiche di apertura al cinema mainstream ricevute nel film precedente e che cominci a serpeggiare un po' di diffidenza nei loro confronti perché accusati sempre di fare lo stesso film.
Cari fratelloni , non date retta alla critica ottusa, date retta a chi vi vuole bene, il vostro cinema è sempre vivo e scalcia con noi.
I blockbuster e i divi lasciateli agli altri, a voi non servono....
Del resto se gli AC/DC sono in giro da quaranta anni ( pur essendo accusati di fare sempre lo stesso disco) un motivo ci sarà, no?

PERCHE' SI :  è il nuovo film dei Dardenne e c'è Marion Cotillard, già questo basterebbe per spendere i soldi del biglietto, storia che sembra tratta da un talk show politico
PERCHE' NO  : la Cotillard non fa parte del mondo reale ( e di quello dei Dardenne) e si vede, lo spunto è di quelli spinosi ma sembra un artefatto,sembra che i Dardenne vogliano ritornare alle origini ma la loro è la simulazione di cinema dell'ultrarealtà...

( VOTO : 6 / 10 ) 

Two Days, One Night (2014) on IMDb

19 commenti:

  1. sono molto curioso, ma temo che ti darò ragione. ah, sono tornato

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    1. ben tornatissimo...aspetto di leggerti su questo film....

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  2. solo 6 a questo film splendido, quando regali degli 8 a delle robette inguardabili???
    bradipo, ormai sei quasi più inaffidabile di mr. ford... ;)

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    1. ah ah quando entrano in campo gli ormoni ....beata gioventù....:) il 6 è perchè amo follemente il cinema dei Dardenne e questo mi è sembrata solo una pallida imitazione , guardiamo le cose in prospettiva ...ma se si giudica un capolavoro questo come si deve giudicare roba come Rosetta ( una delle più grandi emozioni che ho provato al cinema), L'enfant o La promesse?

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  3. Anche io l'ho trovato abbastanza bello. Non splendido, ma una via di mezzo tra il tuo giudizio e quello del cannibale...

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    1. sicuramente non è a livello dei loro lavori migliori....

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  4. Io Marion l'ho trovata fantastica e totalmente nella parte: non comprendo il pregiudizio sulla bellezza (le donne belle non possono ricoprire ruoli da proletarie, perché devono essere brutte, sporche e cattive?).
    Il film, è un buon film: forse non il meglio dei fratelli, ma è ben orchestrato e di un'attualità preoccupante. In fatto di diritti sul lavoro purtroppo stiamo tornando al medioevo: sapessi cosa succede in alcune aziende dalle mie parti!

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    1. no, assolutamente non ho pregiudizio su Marion, che trovo interprete straordinaria con le forme di una dea e neanche sulle belle: ma è evidente , in un cinema che vuole parlare di realtà dal basso, documentandola, lo slittamento tra la sua statura di interprete , che con tutta la sua tecnica si presta a recitare una parte, e quello che le accade intorno...poi non lo so, ma questa storia mi puzza tanto di illegalità....

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  5. eh troppo poco gli hai messo, io sono stata più generosa; ho adorato questo film :)

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    1. io non sono riuscito ad empatizzarlo...il 6 è proprio perché amo il cinema dei Dardenne...è in memoriam...

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  6. Oddio... Per me questo è il film migliore del 2014. Capisco che la scelta della Cotillard possa risultare un po' spiazzante, però anche io l'ho trovata perfettamente in parte.
    E anche la scena dello Xanax non mi ha dato fastidio, anzi, proprio perché sembra buttata lì, non ha alcuna connotazione enfatica, o da scena madre. Insomma, io sono stata davvero spappolata da Due Giorni, Una notte.

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    1. Lucia , io l'ho sopportato poco questo film e parlo da fan irriducibile, della prima ora del cinema dei Dardenne a favore dei quali mi sono schierato anche se al di fuori dei festival piovevano loro addosso accuse di fare cinema pauperistico...per me non era solo cinema da festival , era qualcosa di più profondo e mi duole assai che questo film si dimostri una specie di surrogato del loro cinema che fu....

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  7. Attendo di vederlo per pronunciarmi.
    In fondo, io i Dardenne o li amo o li odio. ;)

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    1. sono curioso di sapere se saranno brindisi o bottigliate....

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  8. Rispetto ai precedenti film dei Dardenne (decisamente migliori) questo è indubbiamente un po' più mainstream, non ci piove. Però mi piace pensare (forse illudendomi) che sia una scelta precisa dei due registi, consapevoli di sacrificare parte della loro 'autorialità' per parlare più direttamente alla gente comune, per sensibilizzare il maggior pubblico possibile su un tema importante come il diritto al lavoro (e DEL lavoro). In questo, hanno tutta la mia solidarietà.
    Riguardo la Cotillard, a me non sembra così avulsa dal contesto... certo, il suo fascino è innegabile anche vestita casual, ma dove sta scritto che le operaie debbano essere tutte brutte, cattive e incazzate? :) Vale per tutti i lavori, ovviamente.
    Insomma, un film certamente non bello come i precedenti ma degnissimo di visione. Soprattutto per la sua funzione sociale (che a volte è pure più importante).

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    1. le intenzioni sono nobili ma il risultato mi ha lasciato come minimo perplesso perché questo tour della lacrima porta a porta non sono riuscito a empatizzarlo...il problema secondo me è che mi è sembrato un surrogato del cinema dei Dardenne che ho tanto amato e che amo ancora moltissimo...

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  9. per questa volta non siamo d'accordo, non piove mai, nessuno si fa male, ma c'è una tensione fortissima, ripetitiva, schematica, così è la storia.

    curioso, "è colpa della Cina" sembra una variante di "ce lo chiede l'Europa".

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    1. uno dei rari casi in cui non siamo d'accordo :) ce lo chiede l'Europa ormai è come mettersi un bel cilicio, là dove fa più male....

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  10. E' il primo film dei Dardenne che vedo, quindi mi pronuncio con un occhio vagamente 'vergine'. Avendo poche aspettative ho trovato che, pur con le sue pecche, il risultato sia comunque buono. Nulla di fantasmagorico, ma mi ha colpito più a livello 'umano' che narrativo.

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