I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 13 settembre 2012

Sugar Baby ( 1985 )

Marianne è una ragazzona di 25 anni che ne dimostra molti di più: sarà per il fisico oversize, sarà perchè lavora in un impresa di pompe funebri in cui si occupa di lavare, vestire i cadaveri e dare una mano per spostare le casse da morto, sarà perchè vive una routine soffocante tra un triste appartamento, la piscina in cui le piace isolarsi per lunghi minuti e infiniti viaggi di trasferimento nella metropolitana di Monaco di Baviera.
Marianne è  più vecchia dentro che fuori, costretta alla solitudine che cerca di compensare ingurgitando enormi quantitativi di cioccolata e dolci in genere. Si è lasciata andare a una vita da pensionata pur non avendo nemmeno 30 anni.
Eppure qualcosa succede.
Un giorno è colpita dal timbro di voce del conducente del suo treno e si mette in testa di conoscere chi c'è dietro quella voce. Lo individua, anche l'aspetto fisico non è affatto deludente visto che è un bel ragazzo biondo, magro, all'apparenza simpatico e comincia a seguirlo, a studiare i suoi turni al lavoro, arriva anche a licenziarsi dal lavoro e a traslocare per abitargli vicino e avere più tempo per impararne le abitudini. Finchè un giorno trova il coraggio di parlarci.
 E'sposato ma la moglie sta due settimane via e comunque il suo sembra un matrimonio contrassegnato dall'anaffettività. In fondo per Marianne che ha cambiato totalmente fisionomia, modo di vestire e di truccarsi per rendersi più piacevole è anche facile fare breccia nel suo cuore (e anche in qualcosa altro) ricoprendolo di coccole e di attenzioni.
Un bel sogno, un incanto in cui vivere una storia di passione , un semplice modo per evadere da tutto quello che li circonda.
L'appartamento di Marianne diventa il loro nido d'amore, il posto ideale per comunicare, per le confidenze più intime. Ma un bel sogno dura poco e il risveglio può essere amaro.
Sugar Baby è un delizioso film sull'amore e la passione che permettono di continuare a sentirsi vivi.
Purtroppo è tutto a tempo determinato riducendosi a una specie di  Breve incontro ( Lean docet ) virato in acido.
Semplificando è una storia tra il bello e la bestia ma sarebbe ingeneroso trattare così la Sagebracht che si immola anima ma soprattutto corpo al suo personaggio a cui cerca di donare l'erotismo delle sue forme extralarge.vIl suo è un sentimento genuino senza secondi fini che sovverte il modello classico della storia d'amore sul grande schermo.
Lui arriva a preferire Marianne rispetto all'avvenenza della moglie che a prima vista è molto più attraente,vla bellezza,vl'estetica vanno decisamente in secondo piano .
Sugar Baby è anche un film di contrasti cromatici:vi colori spenti del posto di lavoro di Marianne,vdelle stazioni della metropolitana e dei suoi corridoi malamente illuminati da pigre lampade al neon contrastano col calore cromatico della nuova casa di Marianne,cdalle tonalità così accese da arrivare oltre la soglia del kitsch, col nuovo modo di vestirsi e truccarsi della ragazzona e anche con il caleidoscopio di colori della discoteca in cui c'è una delle sequenze clou del film.
Questa differenza è sottolineata anche dai colori attraverso cui è filtrata la fotografia di Johanna Heer che sceglie di virare spesso le immagini al  rosso, al blu , al verde o al viola quasi ad accentuare il carattere di sogno, di irrealtà di una storia di questo genere.
Adlon è notevole nell'inquadrare la triste routine quotidiana ed è addirittura magistrale nel riprendere la metamorfosi estetica (e non solo) di Marianne. La sua bulimia emblema della sua solitudine si trasforma nella volontà di sorprendere, ingolosire e riempire di attenzioni il suo uomo.Che, caso raro, quando si idealizza un amante per tanto tempo come accaduto a lei, non la delude affatto. 
Anzi, la fa volare ancora più in alto sulle ali di un sogno divenuto reale.
Il risveglio può essere duro ma la Marianne al distributore di merendine della stazione che si rivolge sorridendo a un qualcuno che noi non vediamo è l'icona della speranza: perchè chiunque empatizzi un minimo quello che ha appena visto spera che lì, dall'altra parte, ci sia il suo bel conducente con la sua voce adorabile.
Uno dei miei supercult personali al di là dei suoi limiti oggettivi ( oggi magari appare un po'datato con la sua estetica anni '80 sparata in faccia allo spettatore).

( VOTO: 8,5 / 10 ) 

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