I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 27 settembre 2013

Rush ( 2013 )

L'accesa rivalità tra il pilota austriaco Niki Lauda e l'inglese James Hunt lungo i circuiti di mezzo mondo dalla Formula 3 fino alla Formula uno. Più che due nemici, due diversi modi di interpretare lo sport e la vita, due diverse filosofie che si scontreranno sempre e comunque. Soprattutto nel campionato mondiale di Formula Uno del 1976, anno del grave incidente a Lauda, un incidente che lo lascerà sfigurato a causa delle ustioni riportate e del suo ritorno alle corse dopo soli 42 giorni con le bende ancora fresche e le ferite sanguinanti solo per cercare di impedire la vittoria finale al rivale. Fino a quel Gran Premio del Giappone e al "gran rifiuto" di Lauda che non se la sente di correre in condizioni così' pericolose....
Pur non essendo una grande appassionato di Formula Uno ho dei ricordi abbastanza netti sulle figure del circus di quegli anni: ricordo Lauda e il suo incidente, la figura quasi paciosa di Regazzoni e tante altre figure che hanno travalicato il ruolo del semplice pilota di macchine da corsa per arrivare a lambire il mito, quali Gilles Villenueve o Ayrton Senna ( dei suoi duelli con Alain Prost il ricordo è assai vivido e dopo aver visto Rush sembra quasi che siano semplicemente una riproposizione con altri interpreti, forse anche migliori,  della rivalità Lauda/Hunt).
Di Hunt il ricordo è invece assai sfocato: ha avuto più il physique du role della meteora con quell'unico campionato mondiale vinto e quel suo essere così sfacciatamente libertino.
Ero quindi molto curioso di vedere Rush giusto per vedere come il classico regista hollywoodiano ( e al giorno d'oggi Ron Howard è il più classico dei registi hollywoodiani) trattasse una mitologia squisitamente europea come quella della Formula Uno, sport che negli USA non ha mai sfondato a livello mediatico e di pubblico.
A scanso di equivoci c'è da dire subito che Rush è un buon film: confezionato alla grandissima con una ricostruzione degli anni '70 che quasi mozza il fiato, fotografato benissimo, recitato in maniera ottimale da due attori che, seppur antropometricamente poco adatti ( sono degli omaccioni a confronto degli scriccioli che erano e sono i piloti di Formula Uno), cercano di mimetizzarsi all'interno dei loro personaggi proprio per rievocare la mitologia di quegli anni e con una sceneggiatura, scritta dall'inglesissimo Peter Morgan che complessivamente funziona, accattivante e appassionante nei momenti giusti.
Siamo però ben lontani da qualcosa di epico, qualcosa che ci spieghi veramente l'aria che si respirava in quegli anni in quanto Rush presenta tutti i pregi e i difetti del cinema hollywoodiano.
Perfetto dal punto di vista formale ma assolutamente privo del pathos che si conviene e questo perchè al di là dell'Oceano hanno sempre la tendenza a ritenere lo spettatore molto meno intelligente di quello che è, appiattendo personaggi e vicende in modo da renderle comprensibili il più possibile al grande pubblico.
In questo il disegno dei protagonisti è abbastanza manicheo: da una parte abbiamo lo sfacciato edonista, tutto fumo, alcool, donne e acceleratore sempre premuto a tavoletta, costi quel che costi e dall'altra parte abbiamo una specie di ragioniere delle quattro ruote, freddissimo, calcolatore, tutto casa e officina che dopo l'incidente diventa una specie di Freddie Krueger ad alto numero di ottani e che non se la sente più di rischiare la vita per un semplice Gran Premio di Formula Uno.
Personaggi disegnati in modo se vogliamo grossolano proprio per evidenziare il loro essere opposti e contrari in tutto e per tutto e per creare a tavolino una rivalità probabilmente molto più accesa di quanto fosse in realtà. Lauda e Hunt non erano nemici: erano solo due interpreti diametralmente opposti dello sport che praticavano, in fondo sentivano la solidarietà tra colleghi e forse anche qualcosa in più perchè in un mondo in cui di amici veri ce ne sono pochi, l'uno era il punto di riferimento dell'altro, anche solo per andare più veloce con la macchina per semplice spirito competitivo.
Perchè il rispetto tra i due era qualcosa di ben tangibile.
A Ron Howard non interessa la corsa, interessano gli uomini che sono dentro quelle bare con le ruote, cercare di capire il perchè rischiano la vita ad ogni corsa, che cosa li spinge a fare quello, cerca di individuare l'adrenalina che gonfia il cuore e fa scorrere il sangue nelle vene di questi piloti che si votano volontariamente a un possibile martirio nel bel mezzo della pista.
Perchè all'epoca la Formula Uno uccideva e anche parecchio.
Il problema di Howard è che non riesce ad arrivare a tutto questo, come quasi sempre gli è successo in tutta la sua carriera, perchè pur prediligendo uno stile che più classico non si può , la sua statura registica è nettamente inferiore a quella dei grandi della Settima Arte.
Howard si ferma alla superficie, confeziona un film impeccabile che però arriva più agli occhi e al cervello che non al cuore, mette al centro due personaggi a loro modo esplicativi di quel mondo e li racconta a modo suo con tutti i pregi e i limiti del cinema hollywoodiano odierno.
L'immagine che ho del Niki Lauda di quegli anni non è tanto il suo volto sfigurato quanto quegli incisivi molto sporgenti e quel suo strano modo di sorridere, un ghigno più che un sorriso.
Ron Howard mi ha tolto anche questo ricordo.
Anche se mi ha regalato nel finale le immagini vere di Hunt e Lauda , un vero tuffo al cuore.
Ecco , forse si....tardi, ma l'emozione alla fine, è proprio il caso di dirlo, è arrivata....

( VOTO : 7 / 10 ) 

Rush (2013) on IMDb

18 commenti:

  1. Sarà che ho sempre adorato la F1, ma non vedo l'ora di vederlo.
    Ovviamente prendendo le parti di Hunt!

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    1. non sono così appassionato ma gradisco lo spettacolo e ci avrei giurato che eri dalla parte di Hunt!!!

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  2. Concordo, Rush non emoziona, soprattutto quando dovrebbe, La scena dell'incidente è confusa e asettiva, non si riesce a parteciparvi emotivamente. Stessa cosa per il recupero di Niki Lauda in ospedale, o per l'ultimo gran premio che li ha visti protagonisti. :/

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    1. forse ad Howard interessava solo creare questa rivalità larger than life proprio per impostare il film...delle altre cose mi è sembrato si interessi pochino...

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  3. Che dire?Io vado in controtendenza a questo punto. A me il film è piaciuto davvero tanto. Confezione impeccabile, attori perfetti. Nella seconda parte sono riuscita anche ad emozionarmi. Presto anche dalle mie parti.

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    1. e perchè vai in controtendenza , Rush mi pare che abbia ricevuto pareri più che positivi...a me ha regalato solo un brandello di emozione quando si vedono i veri Hunt e Lauda...

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  4. E' vero: Lauda e Hunt non furono affatto eterni rivali... in realtà il loro duello durò solo per quella stagione. Howard ha invece enfatizzato la vicenda (l'unica licenza poetica che si è concesso in un film rigorosissimo sui fatti) proprio per dare al film quel tocco di 'epicità' che tu non hai trovato. Non lo so, forse sono io che da appassionato mi sono fatto coinvolgere emotivamente da questa incredibile storia. Ti dico che mi sono commosso con questo film, soprattutto nel finale quando i veri volti dei due piloti si sovrappongono a quelli degli attori... ho trovato giusto che Howard si sia volutamente disinteressato dell'aspetto agonistico per concentrarsi sul carattere di questi due individui che, a loro modo, rappresentavano un'epoca. Howard ha scelto di girare un film 'classico' proprio perchè la storia di quel mondiale 1976 era già straordinaria e cinematografica di suo, non c'era bisogno di aggiungere nulla perchè la realtà stavolta è stata davvero superiore alla fantasia... ti capisco, da non appassionato, quando paragoni Lauda a Freddy Kruger, ma ti garantisco che le cose andarono proprio in quel modo: il 'gran rifiuto' di Lauda al Fuji è ancora ben vivo negli occhi degli sportivi coi capelli brizzolati :)
    Forse, come ho scritto nel mio commento, il discorso si può riassumere così: per i non appassionati è 'solo' un bel film, per gli amanti di Formula Uno un concentrato di emozioni, cuore e nostalgia...

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    1. rispetto a te son partito svantaggiato perchè non sono così appassionato ma l'incidente di Lauda me lo ricordo anche se non tutto il contorno, di Hunt avevo un ricordo molto sfocato...Secondo me Rush pur avendo una confezione impeccabile manca di epica proprio perchè a Hollywood è di moda il manicheismo che tende ad appiattire i caratteri, perchè il rapporto tra Lauda e Hunt era molto più complesso di quanto descritto nel film. Sul paragone che ho fatto tra Lauda e Freddie Krueger mi è sembrato che per Ron Howard fosse così,. un mostro da dare in pasto al pubblico, al fine di spettacolarizzare il tutto...Lauda me lo ricordo bene..., benissimo

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  5. Buon film che poteva essere epico e non lo è stato perché dietro la macchina da presa c'è un mestierante, e anche un mestierante di livello medio-basso.

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    1. è vero Howard è un buon mestierante e si adegua a quello che chiede Hollywood in questo momento: mestieranti non o poco pensanti....

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  6. A me non piace la formula 1 e non piace sto regista mediocre. Quindi passo.

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  7. Da me un 7,5, mi piace la Formula 1 perché mi ricorda tante cose del mio paese, mi ricorda le mattinate passate insieme alla famiglia e quindi ero molto speranzosa. Il risultato per me non è male, certo si poteva fare di meglio però alla fine è andata così :)

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    1. in fondo la pensiamo all'incirca alla stessa maniera....

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  8. è un'americanata davvero ben fatta, ancora meglio per gli attori europei del cast, meglio di tutti Daniel Bruhl.
    io una dimensione epica l'ho vista, ma dipende dagli occhiali:)

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  9. A me è piaciuto davvero tanto :D In casa mia si vive di formula1 e per questo non vedevo l'ora di vederlo.

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    1. è un buon film ma da me l'emozione non è arrivata in modo così forte e un po' me ne dispiace....

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