I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 27 gennaio 2013

Il discorso del re ( 2010 )

La storia, vera di re Giorgio VI di Inghilterra, padre dell'attuale regina Elisabetta, costretto suo malgrado a salire al trono dopo la rinuncia di suo fratello che lo precedeva nella linea di successione. Affetto da un imbarazzante problema di balbuzie e considerato da tutti inadatto al trono decise di servirsi di un logopedista dai metodi anticonformisti.
Sedersi in sala al proprio posto assegnato e cominciare ad addentrarsi in questo film è come entrare in un negozio di abiti su misura. A ognuno il suo abito su misura, se possibile in confezione da Oscar.
Il discorso del re è un film abilmente costruito a tavolino, vagamente affabulatorio, che offre chiavi di lettura immediate di pronto consumo per lo spettatore affamato di buoni sentimenti sparati ad alzo zero e altre meno immediate, nonchè  meno comode da enumerare per una pellicola che si presentò alla notte degli Oscar come grande favorita per la vittoria finale. Non ho fatto il tifo  per lei perchè quello che ho visto mi è apparso più furbo che bello, un compitino laccato e imbellettato in pacchetto regalo per consentire ai suoi protagonisti di vincere l'ambita statuetta.
Se questa mia tesi fosse fasulla allora perchè candidare Colin Firth come migliore attore protagonista e Geoffrey Rush come migliore attore non protagonista quando nell'economia del film hanno lo stesso peso e il loro nome appare sopra il titolo del film alla stessa altezza? L'abitino su misura per l'Oscar viene costruito anche per Helena Bonham Carter nel ruolo della moglie del re: un modo di approcciare il personaggio della regina madre piuttosto particolare tra momenti in cui cerca di trattenere la recitazione e momenti in cui la sua gestualità si fa molto più ruspante e molto molto simile a quella della regina madre che ho avuto modo di apprezzare in vari filmati.
E sono sicuro che molti di quei filmati per levigare la sua recitazione se li sia visti anche lei.
Firth e Rush sono molto bravi ma mi pare evidente che il secondo rubi la scena al primo in virtù di una maggiore varietà nella sua gamma di toni.
Firth è perfetto nei mezzi toni e nel recitare per sottrazione come dice la sua carriera, la parte di un re suo malgrado che finalmente riesce a diventare un re vero anche agli occhi dei suoi sudditi è un perfetto veicolo promozionale per lui ma è anche un terreno viscido su cui scivolare nel manierismo recitativo: lui fortunatamente riesce a starne fuori ma ciò non toglie che la parte più stimolante sia quella del logopedista australiano che Rush (in veste anche di produttore e qui si ritorna alla dietrologia applicata di cui ho fatto esercizio prima) abilmente si riserva.
Dicevamo di chiavi di lettura immediate e di altre meno immediate:tra le prima possiamo citare l'amicizia anticonvenzionale tra due uomini diversissimi tra loro, Bertie (il re )  ingessato dalle convenzioni e dai protocolli, il logopedista borghese Lionel che vive modestamente ma liberamente, l'iter formativo di un semplice ufficiale di Marina (che si sente totalmente inadeguato ad occuparsi della cosa pubblica) che riesce a diventare il re che tutti vogliono, un film che parla di un diverso che arriva a considerarsi come tutti gli altri.
Accanto a queste tematiche sono da ricordare la critica neanche tanto velata alle regole imposte dalla Chiesa simboleggiate dall'Arcivescovo interpretato da Jacobi, la comprensione dell'importanza dei mezzi di comunicazione di massa per formare coscienze, le simpatie filonaziste (nel film appena accennate) del fratello maggiore di Bertie, che abdica in suo favore sia per queste simpatie scomode sia perchè sposa una donna già divorziata.
E se il motivo dell'abidicazione ufficialmente è legato alla volontà di evitare un conflitto con la Chiesa anglicana, ufficiosamente possiamo pensare che abbiano pesato anche quelle simpatie ideologiche piuttosto scomode. Ingiustificabili in uno scenario storico come quello della seconda metà degli anni '30.
La regia di Hooper non brilla per dinamismo facendo assomigliare il film a quei drammi televisivi della BBC di indubbio pregio formale ma spesso incapaci di far emozionare.
Ecco è questo che manca al film: la capacità di suscitare emozione.
Si esce dal cinema moderatamente soddisfatti per aver visto uno spettacolo edificante, politicamente corretto, stilisticamente apprezzabile per via di una ricostruzione storica curata anche se non sfarzosa, una buona performance attoriale.
Però sembra un pò tutto costruito ad arte per portare a casa quelle maledette statuette a forma di zio Oscar, tutto preconfezionato ad uso e consumo dei giurati dell'Academy, uno spettacolo calligrafico ma che non prende mai il cuore.
Al massimo arriva all'epidermide...

( VOTO : 6,5 / 10 )  The King's Speech (2010) on IMDb

12 commenti:

  1. Un film pomposo e noioso costruito come giustamente dici tu a tavolino per l'Oscar.
    Ai tempi l'avevo bottigliato come si conviene. ;)

    RispondiElimina
  2. è intarsiato benissimo e formalmente è notevole, io non me la sono sentita di bottigliarlo fino in fondo, certo dargli tutti quegli Oscar....

    RispondiElimina
  3. cioè, hai dato un voto più alto a 'sta lagna di film che all'esaltante django unchained?


    really????

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il voto di django è stato un voto politico perchè sinceramente mi sono divertito molto a vederlo ma ho avuto la netta sensazione di essere preso per i fondelli da quentino da cui pretendo sempre oltre il massimo e con django secondo me si è specchiato nel suo modo di fare cinema senza scatti in avanti..solo per quello gli ho abbassato il voto ...

      Elimina
  4. A me è piaciuto molto, certo ben costruito e strutturato però la lacrimuccia finale è arrivata, Colin Firth è stato bravissimo quindi sono uscita dalla sala più che soddisfatta e per niente annoiata!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anche io sono andato con l'intenzione di emozionarmi ma alla fine non ci sono riuscito..dispiacendomi ...

      Elimina
  5. troppo perfettino, l'anima era rimasta ne "Il maledetto United"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un bel film Il maledetto United...e non è il Manchester!

      Elimina
  6. Come dici tu, un film furbo. Non riesco ancora a spiegarmi come Hooper si possa essere portato a casa l'Oscar.

    RispondiElimina
  7. eh eh ma questi sono i film che piacciono ai giurati dell'Academy...

    RispondiElimina
  8. L'ho adorato senza riserve, avendo avuto anche la fortuna di vederlo in lingua originale. Così si apprezza davvero la bravura di Colin Firth, che in questo film si è superato!
    Ma d'altronde io sono un po' giapponotta e un po' british inside e non faccio testo... :P

    RispondiElimina
  9. infatti non discuto la confezione veramente sartoriale, gli attori sono bravi ed è tutto al posto giusto: sarò io incontentabile ma è un po' troppo tutto al posto giusto...

    RispondiElimina