Un'estate da giganti si pone nell'alveo del genere del racconto di formazione: i giganti del titolo originale ( Les Géants) non lo sono in realtà, sono ragazzini anche troppo ingenui per la loro età che stanno vivendo la loro ultima estate spensierata prima della crescita definitiva e che a causa delle cattive frequentazioni si ritroveranno ad affrontare problemi mai avuti in passato.
Vivono davvero in un brutto mondo se anche un posto situato veramente nel fondoschiena dell'universo è afflitto dalla piaga dello spaccio di droga.
Bouli Lanners, già attore in Louise -Michel di Delépine e Kelvern e Un sapore di ruggine e ossa di Audiard dal canto suo opta per una regia morbida, contemplativa, con la cinepresa che sembra quasi dipingere paesaggi e pedina i tre ragazzi mentre cercano di affrontare la noia e il vuoto ( oltre che la difficoltà di procurarsi le materie prime per vivere) di un'estate in una campagna verdissima e bellissima che però si può rivelare anche tremendamente inospitale.
Se da una parte abbiamo tre ragazzini imberbi che giocano a fare gli adulti, dall'altra parte abbiamo degli uomini e delle donne che senza scrupoli fanno leva sull'ingenuità di questi adolescenti sulla via della crescita.
In questo la visione di Bouli Lanners è abbastanza manichea: i buoni stanno tutti da una parte, mentre gli adulti sono cattivi quasi senza distinzione ( la madre della ragazza down che li soccorre è una mosca bianca forse proprio perchè è legata indissolubilmente alla condizione della figlia) per non parlare della madre di Zak e Seth che è totalmente assente .Una madre snaturata.
Un'estate da giganti è cinema minimal chic perchè se è vero che è semplicemente un racconto di formazione senza particolari stravolgimenti o avvenimenti epocali , è altrettanto vero che dal punto di vista della confezione il film è estremamente curato con un' ottima fotografia ( ad opera di Jean Paul Zaetijd) che colora di tonalità pastello la campagna che quasi inghiotte i tre protagonisti, oltre ad avere un intrigante colonna sonora che va dall'indie rock al country folk ad opera dell'artista belga The Bony King of Nowhere ( ora 22enne e con un cd appena uscito ) che sottolinea in bello stile alcuni passaggi del film.
Molto bravi i tre ragazzini protagonisti che recitano in maniera molto naturale e che hanno i volti giusti.
Il modello ( inarrivabile) di questo film può essere il Truffaut de Gli anni in tasca o il Reiner di Stand by me oppure anche certo cinema americano anni '80 sul cosiddetto coming of age ( vedi I Goonies per esempio ).
Un accostamento che mi viene da fare è quello col recente L'estate di Giacomo, film italiano dal budget miscroscopico, che si è rivelato poi un piccolo caso cinematografico.
Soprattutto per questa natura rigogliosa, strana e meravigliosa che sembra inglobare al suo interno i protagonisti.
Presentato a Cannes 2011 e fatto uscire solamente con un anno e mezzo di ritardo.Complimenti vivissimi ai nostri distributori.
film caruccio, però una maggiore solidità della sceneggiatura non avrebbe guastato...
RispondiEliminaconcordo con te ...la sceneggiatura è piuttosto scarna, forse pure troppo...
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