I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 22 novembre 2012

Ballata dell'odio e dell'amore ( 2010 )

Prologo, metà anni '30: in piena guerra civile l'esercito irrompe in un circo e costringe i pagliacci di scena ad arruolarsi. In un'azione militare a  Javier  muore il padre, uno dei clown,  che lo aveva avvertito di non lavorare mai in un circo. A metà anni '70, mentre il regime franchista sta per essere soppiantato finalmente dalla democrazia, Javier viene assunto come pagliaccio triste in un circo. Deve far coppia col pagliaccio che ride, Sergio, ma soprattutto si invaghisce di Natalia, la bella acrobata che ha una relazione tormentata con Sergio , condizionata dall'alcol, dalle violenze e dalle umiliazioni  a cui è sottoposta anche in pubblico dal suo amante.
Natalia non si mostra insensibile alle attenzioni di Javier: ma è un sentimento asimmetrico. Amore da parte di lui, poco più che amicizia da parte di lei. Tutto questo scatena comunque la reazione rancorosa e violenta di Sergio . La rovina per tutti è dietro l'angolo.
Conobbi il cinema di Alex de La Iglesia per sbaglio: andai a vedere al cinema Accion Mutante non mi ricordo neanche perchè e uscì quasi schifato. Fui portato con l'inganno a vedere il secondo, El dia della bestia ( mi dissero che era il nuovo film di Almodovar e ai miei dubbi fui tacciato di ignoranza, mentre il film era solo prodotto  dal fratello di Almodovar) e tirai una bella linea sopra questo giovane autore.
Poi però arrivò Perdita Durango e qui la mia considerazione su de la Iglesia cambiò sostanzialmente e tutto questo venne confermato da due piccoli capolavori di grottesco come La comunidad e Crimen ferpecto, oltre a un bellissimo episodio delle Peliculas para no dormir( il Masters of horror spagnolo). 
Dopo ben due anni dalla sua uscita e da un suo passaggio di successo in quel di Venezia 2010 ( Osella d'oro per la sceneggiatura e Leone d'argento per la regia) esce nelle sale italiane questo Balada triste de trompeta, come al solito il titolista italiano ha perso un'ottima occasione per cogliere l'essenza del titolo originale, il film più ambizioso di Alex de la Iglesia.
Assieme al  melodramma amoroso di stampo classico lacerato però  da esplosioni di violenza agghiacciante che rasentano e oltrepassano il limite dell'horror, il regista spagnolo racconta la Storia del suo Paese, vittima di un regime totalitario che come un virus ha prima infettato e poi ucciso le coscienze.E tutto questo viene simboleggiato dalla lotta intestina tra i due clown, uno triste e altro che ride, che si contendono la bella acrobata. Una metafora neanche tanto sottile delle due fazioni in lotta politica per accaparrarsi il controllo di una nazione oppressa e brutalizzata.
E per raccontare tutto questo viene usata la figura di un clown triste e poi reso totalmente folle dalle traversie della vita. Un essere timido e pauroso che si trasforma in una sorta di giustiziere armato di mitra e che cerca solo la resa dei conti con il suo alter ego Sergio.
Il grottesco è il tratto stilistico dominante come era accaduto in La comunidad e Crimen ferpecto ma qui de la Iglesia osa ancora di più a rischio di esporsi al ridicolo col suo cinema eccessivo e debordante come i personaggi che lo popolano.
Balada triste de trompeta è un film che ondeggia tra le sue varie anime scompensate, si perde dietro alle sue suggestioni pittoriche che quasi  soppiantano le metafore politiche di cui si nutre il film. 
Il circo mostruoso di de la Iglesia è visivamente bello e terribile, deformato come i volti dei suoi due clown, uno che si è autosfregiato col vetriolo, l'altro che ha talmente tante cuciture sul volto che sembra un incrocio tra un Frankenstein e un Joker di batmaniana memoria.
Impossibile non pensare a Freaks di Browning ma questo circo inquietante mi ha ricordato anche un piccolo cult inglese del 1960, Il circo degli orrori di Sidney Hayers.
Nel finale l'apoteosi: il regista spagnolo si autocita ( il finale di La comunidad sul tetto del palazzo), cita il cinema freak di Jeunet ma per quanto mi riguarda si lancia in una spericolata citazione di Vertigo, immortale capolavoro hitchcockiano. Quella croce che si  staglia  inquietante nell'oscurità come il faro teatro del finale dell'altro film, quella lotta senza esclusione di colpi che arriva al suo acme, i marcati accenti pittorici che regalano un'impronta indelebile.
Un vero e proprio godimento suino dal punto di vista del cinefilo.
Balada triste de trompeta osa l'inosabile e conferma il talento magari sgrammaticato ma vivacissimo di un autore che non ha paura di mettersi in gioco.
Ambizioso seppur imperfetto ma perfetta esemplificazione della visionarietà pantagruelica di un regista  che ha ormai raggiunto una propria cifra stilistica perfettamente riconoscibile.

( VOTO : 8 / 10 )
The Last Circus (2010) on IMDb

12 commenti:

  1. Risposte
    1. mi piace il cinema eccessivo e sopra le righe di de la Iglesia...secondo me è un trash d'autore : )

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  2. Sarà che non amo molto il circo, ma a me ha disturbato ed intristito tantissimo.

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  3. Un film con grande personalità, ma secondo me riuscito solo in parte.
    Peccato, perchè poteva diventare davvero il supercult di De La Iglesia.

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    1. a me è piaciuto molto, è eccessivo , sopra le righe proprio come piace a me, gli scompensi e le debolezze del film sono per eccesso di foga, di generosità nel cercare di raccontare...

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  4. sono con te, io gli avrei messo pure un 9 :D

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  5. 8 secondo me è esagerato, però resta il fatto che è un film originale, ben fatto, ben confezionato e con una fotografia da pauuuuura!

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    1. mi ha appassionato e quel finale è stato puro godimento cinefilo.

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  6. magari manca qualcosa, ma secondo me è un film che vale.

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    1. de la Iglesia ancora non ha fatto il film perfetto ma ci si sta avvicinando sempre di più...

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