I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 27 luglio 2014

La città ideale ( 2012 )

Michele Grassadonia è un architetto palermitano che ha lasciato la Sicilia per trasferirsi a Siena che per lui è la città ideale. Ecologista convinto , non propriamente simpatico ai colleghi di lavoro, abita in una casa in cui cerca di ricavare energia elettrica da strani e antiquati macchinari .
Una sera per andare a prendere una collega da portare a una riunione si fa prestare una macchina ( ibrida , perché lui non guida macchine da 8 anni visto che inquinano) ma ha un piccolo incidente.
Nella pioggia la sua macchina viene urtata da qualcosa di indefinito ( un animale?) e lui ne perde il controllo andando a sbattere contro della macchine parcheggiate.
Lascia un biglietto per farsi rintracciare e subito dopo, percorse poche centinaia di metri, vede qualcosa adagiato in mezzo alla strada.
E' un uomo, appena investito. Chiama la polizia per soccorrerlo ma si ritrova ben presto ad essere il principale sospettato dell'investimento del malcapitato.

Che non è una persona qualunque.
Michele Grassadonia per colpa della propria dabbenaggine e per circostanze sfortunate subisce le angherie di una giustizia tentacolare, sorda, cieca e stupida,
Quella della città ideale.
Dovrà tornare a Palermo per sistemare le cose. 
Forse.
La città ideale è l'opera prima di Luigi Lo Cascio, attore di valore nel panorama cinematografico italiano che qui oltre a ritagliarsi il ruolo di protagonista , ha scritto la sceneggiatura e firmato la regia.
Come non sono sempre ovvie le scelte del Lo Cascio attore, sempre al di fuori di certi circuiti commerciali, anche il suo primo film da regista e sceneggiatore si segnala per la sua particolarità in uno scenario, come quello italiano, in cui spesso l'intelligenza è considerato un optional a pagamento.
La città ideale è infatti un film complesso, stratificato, preciso, anzi volutamente pedante nella caratterizzazione del personaggio principale, l'architetto ecologista Michele Grassadonia ( interpretato da Lo Cascio) e volutamente sfumato nella definizione dei personaggi secondari, figurine strane e  paradossali che fanno da corollario a un personaggio estremo come quello di Michele.
Un architetto, quindi abituato a progettare e realizzare opere che abbiano impatto ambientale, eppure talmente ingenuo e idealista che cerca di fabbricare corrente elettrica con degli strani aggeggi e una bicicletta collegata a una dinamo, uno che se ne frega delle relazioni umane in nome del suo integralismo ecologista.
Ha eletto Siena sua città ideale. La città ideale.
Eppure quando viene preso nelle spire tentacolari di una giustizia che non lo vede neanche, quando affonda in sabbie mobili da lui stesso approntate con gesti totalmente stupidi, non esita a tornare, in barba a tutti i suoi princìpi e ideali, da dove era venuto, un posto in cui la giustizia funziona solo in base alla bravura e alla retorica dell'avvocato che ti difende.
Un posto in cui tutto si può accomodare.
Il film di Lo Cascio può essere interpretato come curioso apologo su un uomo quasi stritolato da una giustizia kafkiana ma anche , pur con tutta la sua simbologia , come un film di impegno civile in cui l'architetto si trova nel mezzo di una macchinazione degna di un romanzo di Leonardo Sciascia.
Probabilmente ci sono entrambe le cose in un film che non cerca scorciatoie facili o appigli turistici per piacere.
Anzi Siena , la Siena che si vede in questo film , è totalmente svuotata di ogni velleità turistica, città ideale secondo Grassadonia ma tutto tranne che accogliente come un'alma mater, anzi fredda e distante, a tratti oscura e spettrale un po' come succedeva ne Il palio delle contrade morte, romanzo di Fruttero e Lucentini che più volte mi è venuto in mente durante la visione.
Anche perché nella città del palio non manca il cavallo che ha un ruolo fondamentale.
Cinematograficamente parlando siamo dalle parti del cinema civile italiano di una volta: facendo le dovute proporzioni siamo dalle parti di Francesco Rosi  e di Elio Petri soprattutto.
Ma io ci ho visto anche una copiosa dose di Ferreri nell'uso di simbologie non sempre elementari e per un gusto per il paradosso che non è roba da tutti i giorni per il povero cinema italiano.
Il cinema in fieri del Lo Cascio regista ha gusto, talento e ambizione.
Ha la voglia di mettersi in gioco a dispetto degli incassi ( che infatti non ci sono stati. Questo film è stato vergognosamente ignorato al box office italiano).
E' questo il cinema italiano che vogliamo, pur se a tratti irrisolto e con tutti i suoi difetti.

( VOTO : 7 / 10 ) 

The Ideal City (2012) on IMDb

6 commenti:

  1. pretenzioso ma interessante. anch'io ci ho visto un po' di Petri... però Rat-man Lo Cascio resta piuttosto fastidioso

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    1. ah ah Rat man....ma poverino....a me piace abbastanza, sarà che è legato a un paio di film che amo moltissimo come I cento passi e Luce dei miei occhi...

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  2. sono uno dei pochi che l'ha visto al cinema (37mila euro di incassi totali, mi sembra)
    a me è piaciuto molto, ecco quello che avevo scritto:
    http://markx7.blogspot.it/2013/04/la-citta-ideale-luigi-lo-cascio.html

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    1. curioso che io abbia colto tutti altri riferimenti cinematografici ma a pensarci i tuoi ci stanno benissimo...comunque un film vergognosamente ignorato da tutti e che invece vale....

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  3. leggendo il tuo post e guardando le foto che hai inserito, ho "sentito", "annusato" davvero l'atmosfera kafkiana di cui parli. e, avendo fatto la tesi sul cinema di Petri-Volontè, la tua recensione mi ha ingolosita parecchio :) spero di riuscire a vederlo.

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  4. si sente e anche forte questa atmosfera kafkiana per un debutto alla regia che mi ha colpito in positivo, spero che ti piaccia...

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