I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 20 dicembre 2012

The Grey ( 2011 )

John Ottway è un di agente di scorta di lavoratori a una stazione petrolifera. Deve impedire con il suo fucile da cecchino che i lupi delle gelide distese dell'Alaska attacchino gli operai impiegati spesso allo scoperto e senza protezioni. Si intuisce subito che ha il suo bel carico di scheletri nell'armadio dal fatto che abbozza un tentativo di suicidio per poi ripensarci subito. Salito sull'aereo per tornare a casa assieme agli altri lavoratori miracolosamente scampa a una sciagura aerea che lascia pochi sopravvissuti allo schianto. Oltre al freddo che presto li ucciderà se non si spostano per farsi trovare dai soccorsi devono fronteggiare un branco di lupi famelici che mal sopportano l'invasione del loro territorio da parte di un manipolo di umani.
La lotta ha inizio.
Curiosa la carriera piuttosto ondeggiante di Joe Carnahan, regista di questo film. Ultimamente legata a quella di Liam Neeson di cui sembra la nemesi dietro la macchina da presa per come si imbarchi in progetti degni di nota alla stessa maniera in cui diriga film piuttosto discutibili e usiamo un sottile eufemismo.
Se Liam Neeson quest'anno ha nel suo curriculum la macchia indelebile di quello che forse è lo scult dell'anno ( il cinepanettone action Taken 2 ),il film precedente a questo di Carnahan era quell'a-dattamento a-bbastanza a-nfame di una delle serie più cult degli a-nni '80, ovvero A-Team.
Le prime sequenze di The Grey fanno subito pensare di trovarsi di fronte a un regista coi controfiocchi ( e ti fanno chiedere , ma sicuro che ha fatto A-Team?) e soprattutto a un fotografo di notevolissimo talento, Masanobu Takayanagi.
Joe Carnahan ce l'ha il talento, a volte lo tiene custodito gelosamente in un cassetto , stavolta, per nostra fortuna,  lo mette al servizio di una storia non inedita ma trattata col giusto respiro, con quell'afflato di epicità che non si tinge mai di retorica come spesso succede nelle produzioni hollywoodiane.
Il John Ottway di The Grey è un personaggio cazzuto ma sicuramente non invincibile , apparentemente senza  molta voglia di vivere.
Almeno non sembra un Superman attempato che provoca una mezza catastrofe mondiale e non esce neanche spettinato come succedeva in Taken 2.
Ha i suoi dubbi, le sue incertezze , sa che la lotta col branco di lupi è solo una questione di sopravvivenza del più forte. E sa fin dall'inizio che il tutto si risolverà con un duello tra i due maschi alfa del branco.
Come in un western.
E in un certo senso The Grey è un western , glaciale, su cui aleggia sempre una sensazione di morte, condizionato da quell'incombente personaggio aggiuntivo , la natura minacciosa che è sempre sul punto di inghiottire quegli insignificanti  puntini neri sul bianco della neve che per il resto del mondo sono uomini.
Dal punto di vista formale il film di Carnahan è degnissimo di nota, la fotografia notturna strappa applausi.
Sostanzialmente però racconta una storia già vista e si muove con dinamiche sicuramente non nuove: l'uomo che riesce malamente a convivere in branco, la ripetitività di un meccanismo da survival movie in cui inevitabilmente il manipolo degli umani si riduce mano a mano che il tempo avanza, lasciando dietro i più deboli.
E quei lupi visti come creature demoniache della notte ( quegli occhi come fiammelle maligne che si accendono nell'oscurità) sembrano più adatti a un film di licantropi che a un qualcosa che cerca un realismo di una lotta tra uomo e natura.
Il lupo non è l'incarnazione del male: difende semplicemente il suo territorio dagli intrusi, bipedi o quadrupedi che essi siano.
Il finale è un colpo di coda di originalità. quando tutto è pronto per il duello finale tra capobranco umano e il suo omologo animale a zanne in fuori  tutto viene cristallizzato in un ultimo sguardo, in quelle rughe che percorrono il volto di un uomo che ne ha viste forse troppe nella sua vita.
E poi ....

( VOTO : 6,5 / 10 ) The Grey (2011) on IMDb

10 commenti:

  1. Sinceramente speravo che i poveri lupi se li magnassero tutti fin dall'inizio. :)
    A proposito di sopravvivenza, sarà che ho da poco visto "The way back" di P. Weir... questo, aldilà della fotografia, è proprio un dejavu all'ennesima potenza (come hai sottolineato anche tu); fra l'altro è anche lunghissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. infatti secondo me se lo intitolavano The Grey , se li magnassero li lupi...magari poteva ottenere molto più successo...The way back ( che se vuoi leggere quello che ho scritto da qualche parte qui sul blog lo trovi) mi è sembrato migliore come film, ma questo è stato meglio del preventivato..le aspettative erano bassine...

      Elimina
  2. Devo ancora vederlo, dopo Taken 2 ho avuto paura di spararmi un altro Neeson d'azione.
    Comunque rimedierò a breve!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è meglio questo , molto meglio questo, diciamo che è vedibile...

      Elimina
  3. Risposte
    1. dopo taken 2 anche io ma gli ho dato un'altra possibilità..

      Elimina
  4. Visto ieri, mi è piaciuto abbastanza. Pensavo fosse un film d'azione e quindi più superficiale, si è rivelato invece un film abbastanza profondo. Domani la mia recensione;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sinceramente pensavo peggio, pensavo che era la solita storia del superman che con la sola imposizione delle mani rompe ossa a distanza e invece mi sono dovuto ricredere, anche se qualche licenziuccia poetica c'è...domani ti vengo a leggere...

      Elimina
  5. considerato che in sala in questo periodo c'è davvero una desolazione che nemmeno la settimana di ferragosto, va a finire che lo recupero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non ti aspettare chissà che cosa ma se po' vede'...come si dice in Alto Adige...

      Elimina