I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

sabato 4 ottobre 2014

Il paradiso degli orchi ( 2013 )

C'è qualcosa di strano nella disordinatissima famiglia dei Malaussène: il babbo non c'è e la mamma è sempre fuori presa dal susseguirsi delle sue romantiche avventure.
Tutto è in mano a Benjamin il fratello maggiore che ha il suo bel daffare per badare all'orda di fratellini e sorelline.
In più ha anche qualche problemino al lavoro: lui di professione fa il capro espiatorio nel grande centro commerciale in cui lavora.
Quando un cliente ha un problema e ne vuol parlare col direttore , viene convocato di urgenza anche lui e si prende le ramanzine del capo al fine di impietosire il cliente e spingerlo a non sporgere denuncia.
Non è un lavoro che dona soddisfazione ma almeno è un lavoro che diventa a rischio quando si verificano strane esplosioni nel centro commerciale che  hanno provocato anche un paio di vittime e lui è sempre vicino alla scena del crimine.
Su di lui indaga la polizia e anche una seducente giornalista a cui lui non è riuscito a confessare la propria , complicata situazione familiare.
Dopo più di 20 anni il primo romanzo delle avventure di Malaussène , riesce a diventare film.
La prosa di Daniel Pennac, ora umoristica, ora fantastica, ora pulp, ora noir, ora semplicemente colorata come aspira ad essere la sua trasposizione filmica, finalmente ha una sua visualizzazione.
Il film di Nicolas Bary, anche cosceneggiatore, pur riuscendo a riprendere solo alcune delle infinite sfumature del libro di Pennac, riesce a dare un'idea , anzi ben più di un'idea del variegato e multicolore universo di Malaussène, un mondo che sembra colorato col batik e poi allegramente passato in lavatrice, usando la centrifuga alla velocità massima.
Ne esce un aspetto fumettoso ( non si direbbe tratto da un libro), che sembra adatto ai più piccoli per i suoi colori accesi e la fotografia, molto brillante, che privilegia le tonalità sature ma in realtà non è così perché in questa storia si soffre e non solo metaforicamente e si muore soprattutto di morte violenta.
Anche se il tutto è impregnato di un umorismo acre , non me la sentirei di consigliare questa visione a un under 14 , pur essendo un film in cui i personaggi bambini la fanno da padrone.
E questo anche perché difficilmente un bambino si può far trasportare da una narrazione così sincopata e rapsodica, impegnata più a descrivere con dovizia di particolari ( e di colori ) i vari episodi che si succedono nella vita di Benjamin  che a donare agli occhi e alla mente dello spettatore un quadro complessivo del tutto.
L'universo de Il paradiso degli orchi è un qualcosa di drasticamente diviso tra una Parigi grigiastra con le nubi minacciose, scure e gonfie di pioggia, e l'interno di un centro commerciale, altroquando spaziale e temporale in cui tutto sembra procedere con delle logiche peculiari che non sono necessariamente quelle che regolano il resto del mondo.
La casa di Benjamin sembra quasi un appendice del microcosmo racchiuso dentro le mure del centro commerciale, coi suoi sbuffi di colore all'impazzata e la variegata popolazione che la abita, con bambini troppo adulti e adulti troppo bambini, quando ci sono.
Altrimenti brillano per assenza.
Il paradiso degli orchi è una favola moderna senza donzelle da salvare o principini senza macchia e senza paura.
E' un racconto umoristico ma crudo allo stesso tempo di un frammento di realtà parallela che magicamente ha preso forma nelle pagine di Pennac e ora prova ad avere vita autonoma nel mondo di celluloide.
Un film introduttivo, senza un vero finale, o meglio con una fine che può essere agevolmente un nuovo inizio.

PERCHE' SI : bellissima fotografia, cromatismo da fumetto, un bel cast in cui i  bambini brillano senza essere per forza dei mostruosi bimbominkia, non era facile visualizzare le pagine di Pennac ma il film riesce nell'intento
PERCHE' NO : poco adatto ai più piccoli nonostante il look, la pagina scritta ha più colori e sfumature di quanto potrà mai avere il cinema

( VOTO : 7 / 10 )

 The Scapegoat (2013) on IMDb

8 commenti:

  1. non posso fare un confronto con il libro non avendolo letto, però il film l'ho trovato delizioso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è veramente caruccio,m è andato oltre ogni mia aspettativa...

      Elimina
  2. Avendo amato il libro (tutti i libri di Pennac) ho avuto paura di restarne delusa e alla fine non l'ho visto. Direi che adesso ho cambiato idea, devo recuperarlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sicuramente inferiore ma non ignobile, anzi divertente...

      Elimina
  3. Di Pennac non ho mai letto nulla, quindi prima di vederlo volevo rimediare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il film non è come il libro ma secondo me vale assolutamente la visione...

      Elimina
  4. ...Ma che bella recensione! Eri ispirato come raramente ti ho letto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. uh grazie per il complimento veramente molto gradito!!!!

      Elimina