I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 12 febbraio 2012

Truands ( 2007 )


Un quadro impressionista a tinte forti su quel sottobosco criminale che si agita dentro, sotto e nei dintorni della grande città. La ragnatela di amicizie,alleanze, traffici di droga, scambi finiti con scontri a fuoco, tradimenti, torture, violenze assortite e ribaltamenti di campo.
La storia di un boss dominante come Claude Corti che riesce  ritagliarsi la posizione di capo incontrastato grazie a un regime di terrore.
Chi sbaglia muore.
Truands è' questo e altro.
Il film di Schoenderffer è la faccia oscura del polar del nuovo millennio. Se 36 Quai Des Orfèvres di Marchal rappresentava l'altra faccia della polizia e dell'amministrazione della legge, Truands è come la sua cartina di tornasole, una rapsodia in nero di tutto quello che si agita dall'altra parte della barricata, il ritratto di un microcosmo criminoso in cui la polizia è spettatrice occasionalmente coinvolta ma sempre con ruoli trascurabili. Sono due film speculari per certi versi (nel film di Marchal praticamente è tutto un gioco interno al dipartimento e i metodi usati non sono poi così diversi da quelli che si usano nella malavita) pur nelle evidenti diversità e non è un caso che Olivier Marchal in questo film abbia una parte importante davanti alla macchina da presa.

In Truands l'azione e la crudeltà sono regine così come gli intrighi che cambiano di continuo i ruoli dei personaggi in campo, ma non si rimane mai disorientati perchè abbiamo almeno due stelle polari a cui rapportarci e che ci permettono sempre di comprendere tutto: la prima è il personaggio di Corti, magnetica essenza del male assoluto, uomo spietato e di crudeltà indicibile sempre alla disperata ricerca del rafforzamento del suo dominio pure quando trascorre un paio di anni in carcere e crede di aver mantenuto tutto come prima.
La seconda è il personaggio di Frank a cui Benoit Mangimel (attore che in altre occasioni non ho poi apprezzato così tanto) regala una perfetta ambiguità, una sorta di libero professionista su piazza a disposizione del miglior offerente, capace di fare i lavori sporchi nel modo più antisettico possibile.
Il cosiddetto ago della bilancia, neutro per definizione. E' Frank assieme al suo socio/assistente Jean Guy(Marchal) a cambiare l'ordine delle cose.
Un prodotto cinematografico come questo ha poco da invidiare agli omologhi hollywoodiani. Qui siamo dalle parti di Mann in un contesto metropolitano luccicante di metallo e cemento, in locali dove avviene di tutto, soldi, droga e belle donne  disponibili come se piovesse.

Ecco perchè un personaggio come quello di Beatrice Dalle che potremmo sintetizzare come quello della classica pupa del gangster risalta per tragica compostezza. Schoendoerffer conferma il suo notevole talento registico e realizza un film importante come pietra di paragone per altri dello stesso genere.E permette di far seguire tutto allo spettatore da una posizione privilegiata: la cinepresa è sempre al posto giusto cosicchè le numerose sequenze d'azione sono ariose e mai confusionarie (c'è una sparatoria in un parcheggio girata  con incredibile perizia).
Inoltre non è possibile per lo spettatore neanche dare inizio a un processo di identificazione con alcuno dei personaggi in scena. Tutti egualmente degni della massima pena detentiva.
L'immoralità regna sovrana...(26/12/2010)

( VOTO : 8+ / 10 )

2 commenti:

  1. Ciao bradipo! E' un piacere ritrovarti qui... con questo spettacolo di blog!! A presto!
    Sauro

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    1. grazie Sauro! In confronto a te e a tutti gli altri sono un dilettante. Ma prometto di applicarmi da bravo alunno.Stavolta prometto che non mollo.Un saluto e a presto!

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