I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 12 febbraio 2012

Pa negre ( 2010 )

Un bosco in cui un uomo che porta avanti un  carretto sente dei strani rumori. Si ferma, impugna un coltello a serramanico per difendersi ma viene attaccato alle spalle da un incappucciato che dopo aver tentato di strangolarlo lo finisce a colpi di pietra. 
C'è un bambino attonito che da dentro sente tutto, non ha il coraggio neanche di sporgersi perchè è paralizzato dalla paura anche quando l'incappucciato carica sul carro il corpo del padre mettendoglielo a fianco. Porta il carro per un altro tratto di sentiero nel bosco, benda il cavallo e lo porta sull'orlo di un precipizio e poi con un colpo sulla fronte lo fa cadere nel baratro con tutto il carro.  Andreu è un bambino di una decina d'anni che sta tornando a casa attraverso il bosco e si trova di fronte il bambino, probabilmente anche un suo amico, che gli sussurra con i suoi ultimi respiri un nome, qualcosa da associare a un uccello raro ( che alleva in voliera) oppure a una figura leggendaria chiusa in una caverna. Del resto in che modo un bambino può intepretare una figura misteriosa come quella dell' incappucciato? Ecco, se qualcuno si aspettasse che poi l'intreccio del film prescindesse da questo misterioso duplice omicidio si sbaglia. 
Perchè Pa Negre, ultimo film del regista di culto Agustì Villaronga,  invece parte per altri lidi. Il mistero infatti non è il punto centrale del film è viene apparentemente svelato abbastanza presto. Il nodo centrale del film è la figura del piccolo Andreu che è costretto ad abbandonare la sua casa proprio per via di quell'omicidio di cui è sospettato il padre, figura romantica di ribelle ,  uomo che mette gli ideali addirittura prima della propria vita.
 Il padre deve fuggire in Francia e lui deve riparare nella casa dei cugini, una casa di sole donne perchè nella Spagna poco prima della fine della fine della Seconda Guerra Mondiale gli uomini o sono impegnati col regime per mantenere l'ordine o sono alla macchia per combatterlo. 

In mezzo possono stare solo i malati ( vedi i ragazzi del sanatorio, con uno dei quali Andreu stringe amicizia, gli porta da mangiare perchè incuirosito dal mistero delle ali che quello dice di portare dietro le spalle, un'altra figura reale dai contorni sfumati nella fiaba) oppure personaggi come quello del maestro a prima vista innocui però pericolosissimi socialmente per ragioni che vengono spiegate durante il film. 
Andreu impara molte più cose dalla cugina Nuria ( una tipetta furastica e che ha l'aria di saperla molto lunga nonostante la sua giovane età) che dalla madre. Il film parte proprio dal punto di vista di un bambino per descrivere una Spagna che sembra essersi fermata al Medioevo, un villaggio fuori dal tempo e dallo spazio come circondato dai fumi delle leggende e dei miti ancestrali in cui i bambini imparano troppo presto cose che non dovrebbero sapere. 
Mentre i grandi vegetano nell'ignoranza spezzandosi la schiena in fabbrica in un mondo popolato solo di padroni e servi.

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