I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 24 aprile 2012

L'ultima missione ( MR 73, 2008 )

Dopo un'assenza durata ben cinque anni ,ritorno al cinema per una grande occasione: l'ultimo film di Marchal, in originale MR 73, il modello di una pistola a tamburo,di quelle che non si inceppano mai,piu'bella di una donna come dice uno dei personaggi.E' una specie di proiezione privata perchè in quel pomeriggio piovoso ci sono solo io nella sala e quindi ho la possibilità di mettermi bello comodo, sto nel silenzio assoluto, mi potrei accendere anche una sigaretta se solo fumassi.
Già a vedere quell'MR 73 campeggiare nei titoli di testa mi viene da tuffarmi nel passato.
La memoria corre subito ad un altro film il cui titolo è sempre mutuato da una pistola, Police Python 357. Courneau e Montand , accoppiata da infarto per chi come me ama il polar.
Eppure spero che sia all'altezza del bellissimo poliziesco di Corneau.
E invece mi sbaglio.
MR 73 è ancora meglio, Marchal è regista di razza, un ottimo narratore, capace di esporre la sua materia con uno stile inconfondibile e siamo ancora solo al terzo film. Parlandone l'ho definito il più americano tra i registi europei ma in cuor mio  spero che Hollywood lo lasci li'dove è ora, a raccontare storie tratte da fatti realmente accaduti, di cui ha conoscenza diretta. Lui la polizia l'ha vissuta da dentro, ci ha lavorato per 12 lunghi anni , scrivendo per il cinema e lavorando alla brigata criminale. Parecchie delle cose che racconta nei suoi film lui le ha viste con i suoi occhi.
In scena compare Auteuil/Schneider, si aggira per ambienti grigi, sgualciti come i vestiti che porta, scuri come i suoi occhiali, in preda ai suoi fantasmi,  intento a ingurgitare superalcolici e ad imboccare consapevolmente la strada per l'autodistruzione.
Il poliziotto interpretato dal mio idolo Auteuil ricorda molto da vicino il modello del poliziotto americano che ha un armadio stracolmo di scheletri inconfessabili, ma qui l'attore francese ne destruttura lo stereotipo con tutte le sue rughe in bella evidenza, con la sua aria da uomo masticato e risputato dalla vita disegna una figura unica , inimitabile, fuori moda come la sua barba brizzolata incolta o come il whisky che beve o come la vecchia Volvo(ma veramente vecchia,anni 50) che occasionalmente guida quando non è ubriaco.
Gli americani hanno poi il vizio di raccontare sempre di super poliziotti, dei migliori.
Qui Luis Schneider alias Auteuil è solo un poliziotto che vuole fare onestamente il suo lavoro, che vuole arrivare alla soluzione del caso di un serial killer che terrorizza le donne di Marsiglia di cui si sta occupando e da cui lo hanno estromesso per i soliti giochi sporchi, corruzione ad alti livelli e prevaricazioni di ogni tipo (i potenti sono sempre al di sopra della legge).

Addirittura in una scena afferma anche che la verita'di un poliziotto non è la verità migliore.
E qui rileggendo gli altri film di Marchal si nota una sorta di filo conduttore comune: la polizia non è cosi'pulita come sembra( eufemismo) e detto da uno come lui  c'è da credergli.
Oltre al serial killer Schneider sente il dovere di cercare di proteggere,per riscattarsi, la figlia di una coppia massacrata 25 anni prima da un killer che ora, fintamente redento è stato rimesso in liberta'.
E , ligio piu'alla sua coscienza che alla legge cerca di  chiudere definitavamente tutti i capitoli aperti della sua vita: il killer tornato dopo 25 anni, il suo collega corrotto, la moglie costretta a letto in stato vegetativo e se stesso.
La materia narrativa abbonda e Marchal la affonda nella melma, nella pioggia, nel nero della notte, dirige una straordinaria sequenza sotto un temporale (l'inseguimento e l'uccisone del serial killer) e oltre che dal magnifico Auteuil è aiutato da un cast letteralmente in stato di grazia, tutti con la faccia giusta al posto giusto.  
Anche se la chiusura di tanta materia ha una consolazione un filo semplicistica, anche se alcuni sottotesti appaiono essere lasciati da parte e alcuni personaggi appaiono rimandati troppo a schemi predefiniti questo nulla toglie all'economia del racconto, capace di scolpire pagine memorabili, cosi'potenti che raramente sono state viste in un polar (Alessandro Baratti ha parlato di criptohorror centrando perfettamente la definizione di questo film) e si esce dalla sala con la sensazione di aver vissuto un altro capolavoro targato Olivier Marchal....

( VOTO : 9 / 10 )  The Last Deadly Mission (2008) on IMDb

6 commenti:

  1. Ne ho un pessimo ricordo (e dire che amo i polizieschi). Troppo troppo troppo troppo ingarbugliato e lento. Mi ero proprio perso tra i mille flashback e le varie sottotrame. Credo di aver abbandonato dopo 50 minuti (30 in più di quelli che concedo in genere quando un film mi annoia, visto che Marchal precedentemente si era guadagnato la mia fiducia).

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    1. La questione della lentezza sarebbe da discutere a lungo: non trovo neanche questo così lento ma credo che a questo punto abbiamo una visione diversa su ciò che è lento e ciò che non lo è. Secondo me però ti sei perso il meglio...

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  2. Certo la locandina spacca proprio, non me la ricordavo così bella!

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    1. quella italiana era bruttarella così ho optato per quella francese che è bellissima...

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  3. Ancora mi manca.
    Avevo visto 36, e questo è lì in attesa da un sacco di tempo.
    Inutile dire che mi hai incuriosito.

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    1. Premetto che sono di parte quando si parla di polar e di Marchal in particolare( e anche di Frederick Schoendoerffer) ma per me MR 73 è il classico filmone del cuore, sarà anche dovuto alle modalità di visione o al fatto che adoro Auteuil (e Marchal)ma questo è uno dei film del mio cuore...

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